Precipitato dal cantiere, il fratello: «La moglie piange disperata, diteci come è morto Ibrahima»

Era arrivato in Italia con un barcone partito dalla Libia e approdato a Lampedusa. «Nel Teramano aveva trovato una buona occupazione, gli piaceva lavorare nell'edilizia e mi diceva sempre “il mio titolare è bravo”»

Precipitato dal cantiere, il fratello: «La moglie piange disperata, diteci come è morto Ibrahima»
Precipitato dal cantiere, il fratello: «La moglie piange disperata, diteci come è morto Ibrahima»
di Rosalba Emiliozzi
Martedì 2 Maggio 2023, 13:28 - Ultimo agg. 13:33
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«Noi non sappiamo perché è morto Ibrahima, cosa è successo veramente quel giorno. Anche questa mattina stavo pensando a lui, era una persona molto buona, non mi sembra ancora vero che non ci sia più». A parlare, al telefono dalla Toscana, è Vieux Ba Dramè, fratello di Ibrahima, il giovane senegalese morto a 24 anni dopo essere precipitato, il 12 aprile scorso, dall’impalcatura del cantiere della chiesa di Sant’Agostino, nel centro storico di Teramo. Un volo di oltre 10 metri, costato la vita al giovane immigrato arrivato in Italia con tanti sogni, che stava realizzando.

«Perché è morto? Noi vogliamo solo sapere la verità», frasi ripetute con la voce calma di una persona che ha il cuore spezzato, ma senza livore né rabbia. Chiede solo di capire come, nel 2023 in un cantiere del sisma ben strutturato e con tutte le norme di sicurezza attivate, si possa morire di lavoro. «Mio fratello - racconta Vieux Ba - era arrivato in Italia nel 2016 dopo un viaggio passando per il Mali e la Libia e salendo su un barone. La traversata del Mediterraneo fu lunga e costosa». Quanto? «Non l’ho mai saputo - dice il fratello - Ibrahima era felice di essere arrivato a Lampedusa, prima era stato a Foggia a lavorare nell’agricoltura, poi era arrivato a Pescara e nel Teramano aveva trovato una buona occupazione, gli piaceva lavorare nel cantiere e mi diceva sempre “il mio titolare è bravo”». Si trovava bene nell’impresa di Luigi De Lauretis, l’Alba restauri, che aveva accolto Ibrahima quasi come un figlio, l’aveva aiutato anche a prendere la patente di guida e a trovare una casa ad Atri che Ibrahima condivideva con un amico senegalese e collega di lavoro.

Insomma si era sistemato in Italia, guadagnava il suo stipendio e tutti i giorni aggiornava - con video chiamate - sua moglie, rimasta in Senegal, dei progressi nella professione e nella domanda di ricongiungimento familiare: Ibrahima, come tanti immigrati regolari, voleva portare in Abruzzo la moglie 22enne e i suoi due bambini, un maschietto di 2 anni e una femminuccia di 8 mesi.

«Si erano sposati nel 2018, quando mio fratello aveva trovato lavoro in Italia, e pensava di portare la sua famiglia a vivere qui - prosegue nel ricordo - sento quasi tutti i giorni mia cognata e al telefono non fa che piangere, anche lei si domanda cosa sia successo, sia io che lei non riusciamo ancora a credere che Ibrahima sia morto». Il copro di Ibrahima ha raggiunto il Senegal ed è sepolto nel cimitero del loro paese Diao Soukoutot. «Era molto bravo e buono - ricorda Vieux Ba - mia madre è disperata». L’operaio senegalese avrebbe compiuto 25 anni il 15 giugno. Nel grave incidente sul lavoro è rimasto ferito un 43enne di Atri che è precipitato, ma si è salvato. Sulla vicenda la procura di Teramo ha aperto un’inchiesta e sei persone - tutti addetti ai lavori e responsabili del cantiere e della sicurezza - sono state iscritte nel registro degli indagati, come atto dovuto, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Parti offese sono il fratello e la moglie di Ibrahima con i due figli piccoli e l’operaio 43enne rimasto ferito nel grave incidente sul lavoro.

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