Avellino, operazioni estetiche col trucco:
condannati a 4 anni Caracciolo e Iannace

Avellino, operazioni estetiche col trucco: condannati a 4 anni Caracciolo e Iannace
di Alessandra Montalbetti
Sabato 15 Maggio 2021, 08:32 - Ultimo agg. 21:09
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Appello «Welfare», ridotta la condanna per il medico Carlo Iannace e l'ex primario di Chirurgia generale, Francesco Caracciolo. La pena è stata ridotta da 6 anni inflitti in primo grado a 4 anni di reclusione (di cui tre già condonati con l'indulto del 2006).

Dunque la condanna residua per i due medici è di un anno di reclusione, pena sospesa. Decaduta l'accusa di peculato. Inoltre, in appello è stata confermata l'assoluzione con formula piena per il caposala Riccardo De Maio e Maria Giannitti, difesi dall'avvocato Benedetto De Maio. Confermata l'intervenuta prescrizione per alcuni beneficiari degli interventi - difesi tra gli altri dagli avvocati Gaetano Aufiero, Stefano Vozella, Quirino Iorio, Antonio Barra - mandati assolti in primo grado e nei confronti dei quali il pubblico ministero aveva presentato appello. La riduzione della condanna per i due imputati - il medico Carlo Iannace e l'ex primario di Chirurgia Generale, Francesco Caracciolo - era già stata invocata dal procuratore generale al termine della sua requisitoria. I due medici, difesi dagli avvocati Alberico Villani e Quirino Iorio, erano accusati di peculato, tentata truffa e falso, per aver gestito ad avviso della pubblica accusa - il reparto di chirurgia generale dell'ospedale San Giuseppe Moscati come una clinica privata.

Accuse che avevano fatto rimediare una condanna a sei anni di reclusione (dei quali tre indultati) e anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici sia al dottore Carlo Iannace - già coordinatore del centro multidisciplinare dell'Ospedale Moscati di Avellino nonché consigliere regionale eletto nella lista De Luca Presidente rimosso, successivamente anche dalla carica per effetto della legge Severino- sia all'ex primario del reparto di Chirurgia Generale, Francesco Caracciolo.

L'allora capo della Procura avellinese, Rosario Cantelmo - nella sua requisitoria al termine del processo di primo grado aveva richiesto per i due imputati, otto anni di reclusione per Iannace, poi ridotti dal collegio giudicante presieduto dal presidente Michele Rescigno, a sei. L'indagine della Guardia di Finanza fu avviata nel 2006 dopo la denuncia di un aiuto primario, oggi in pensione, che aveva segnalato presunte irregolarità all'interno del reparto nel quale si svolgevano operazioni estetiche fatte passare per interventi su patologie tumorali e dunque urgenti al fine di scalare le lunghe liste di attesa.

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Gli inquirenti analizzarono migliaia di cartelle cliniche evidenziando l'esecuzione di molti interventi chirurgici - privi dei requisiti - a spese nel servizio sanitario nazionale. Secondo l'accusa, sarebbero state falsificate diverse cartelle cliniche inerenti ad interventi effettuati nell'Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, dove Iannace svolgeva il ruolo di responsabile dell'unità senologica. Lo scopo, ad avviso degli inquirenti, era quello di incassare rimborsi non dovuti e premi di produttività.

Nel 2011, Carlo Iannace e Francesco Caracciolo finirono, per un breve periodo agli arresti domiciliari, quando era ancora sindaco di San Leucio del Sannio. Dopo l'arresto centinaia di pazienti si radunarono in piazza per manifestare la loro solidarietà al medico, chiedendone la scarcerazione. I due medici, dopo la revoca degli arresti domiciliari e l'applicazione del divieto di dimora da parte del tribunale del Riesame di Napoli, tornarono in servizio nel dicembre del 2012, dopo la revoca delle misure. 

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