Ordinanza caldaie: «Altro che controlli,
nelle case popolari vanno cambiate»

Ordinanza caldaie: «Altro che controlli, nelle case popolari vanno cambiate»
di Flavio Coppola
Lunedì 11 Ottobre 2021, 07:16 - Ultimo agg. 07:28
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Spiegare l'ordinanza in aula e poi modificarla. Un'informativa dell'assessore all'Ambiente che sciolga tutti i nodi relativi al contestatissimo dispositivo sulla verifica dei 20.000 impianti termici del capoluogo. Dino Preziosi raccoglie le proteste di tutti i portatori di interesse cittadini, negozi, impiantisti e associazioni dei consumatori e chiede un intervento ufficiale del settore Ambiente in Consiglio comunale rispetto, ad un provvedimento che ha messo in fibrillazione la città. Perché pieno di punti controversi. Il capogruppo di «La Svolta» formalizzerà la sua richiesta nella conferenza dei capigruppo in programma questo pomeriggio, a partire dalle 14, a Palazzo di Città. E porta alla luce ulteriori aspetti problematici di un dispositivo secondo il quale, entro il 15 novembre, tutti i proprietari di un impianto termico non nuovo di zecca dovranno fiondarsi a versare online da 9 a 72 euro al Comune, tramite «PagoPa», chiamare un'impresa, e ottenere la certificazione. Mentre le imprese del settore, già oberate, dovranno recarsi più di una volta dal cliente e trasmettere tutto attraverso una piattaforma web. E proprio a proposito del sistema informatico, Preziosi evidenzia il primo problema: «Da quanto mi è stato riferito da un impiantista dice non è ancora pienamente funzionante».

Al di là dei possibili disguidi tecnici, se tutti hanno già evidenziato i problemi di metodo relativi alla risicatissima tempistica e all'assenza di una comunicazione tempestiva, l'alfiere dell'opposizione pone temi di carattere più politico. A partire dalla condizione delle fasce deboli che vivono nelle case comunali: «È conclamato che centinaia e centinaia di caldaie, di proprietà del Comune, vanno sostituite da anni.

E rispetto alle richieste dei cittadini ricorda il Comune ha sistematicamente risposto di non avere i fondi. Come faranno gli inquilini di quegli alloggi ad avere il nulla osta? È chiaro osserva che nella migliore delle ipotesi tutto si risolverà nell'effettuazione di un versamento al Comune». Operazione spot, secondo Preziosi, anche perché ricorda - «la normativa nei comuni prevede che le caldaie, tutte a muro siano distanti almeno due metri dal piano di calpestio. E questo non accade praticamente da nessuna parte per circa 18.000 caldaie». Ecco allora un velenoso quesito: «Mi risulta che i versamenti degli anni scorsi per la campagna sulle caldaie ammontino a 120.000 euro. Perché quei soldi non sono stati utilizzati per le sostituzioni?». Mentre le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con un aumento senza precedenti del costo del gas e della corrente, tutti dovranno comunque versare, al di là della situazione reddituale.

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Nel metodo, il capogruppo di «La Svolta», raccoglie un altro input sollevato finora in maniera trasversale: «Il pagamento online previsto dal Comune, attraverso il «PagoPa», aumenterà solo la confusione. lamenta - Non tutti hanno internet o il pc. Soprattutto gli anziani potrebbero avere problemi. spiega E non può essere l'unica e sola modalità di versamento». Per un ente che ormai ha un numero di dipendenti assolutamente inferiore alle proprie esigenze, Preziosi pone quindi il tema dei controlli a carico del Comune. «Il cinque per cento delle attività su chi ha presentato la certificazione sarà a carico dell'ente: dove prenderà il personale? Anche qui incalza siamo alla fuffa. Il Comune non ha alcuna figura specializzata». Per questo, se gli impiantisti chiedono all'ente che si torni al vecchio sistema «Caldaia sicura», in cui l'incombenza era svolta da collaboratori dell'Arpac, Preziosi sposa questa idea. Altra obiezione rispetto alle medesime certificazioni richieste per gli impianti a biomassa, per i quali «l'associazione nazionale fumisti e spazzacamini, Anfus, ha spiegato chiaramente che l' abbattimento può avvenire solo su scala industriale». Di qui la richiesta di un solerte intervento dell'amministrazione e la conclusione politica netta: «Così com'è, l'ordinanza del settore Ambiente serve solo a parare il dirigente e il sindaco da possibili ipotesi di reato rispetto allo smog. Una lavata di faccia - chiosa Dino Preziosi - che nulla ha a che fare con quell'operazione strutturale di cui ci sarebbe bisogno per ridurre le emissioni derivanti dagli impianti di riscaldamento».
 

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