Avellino, Negrone si ribella:
«Inquinamento non colpa del capoluogo»

Avellino, Negrone si ribella: «Inquinamento non colpa del capoluogo»
di Flavio Coppola
Mercoledì 18 Agosto 2021, 11:57
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«Fare i fuochi d'artificio è stato giusto e sono stati bellissimi. Lo smog non è nato da quello. Soprattutto, il Comune di Avellino non può far nulla se i paesi limitrofi non fanno la loro parte e le forze dell'ordine non controllano». L'assessore Negrone sbotta letteralmente rispetto alla girandola di accuse che stanno travolgendo l'amministrazione Festa per l'escalation delle polveri sottili e nell'incrocio infausto tra le temperature degli ultimi giorni, i giochi pirotecnici di Ferragosto e l'incendio divampato proprio per le scintille dei fuochi vicino al «PaladelMauro».

Come preannunciato dall'Osservatorio di Montevergine, il conto è arrivato ufficialmente ieri mattina, sotto la forma del trentottesimo superamento delle quote consentite. Siamo già tre sforamenti oltre la soglia massima concessa in un anno dalla legge e Avellino amministrazione compresa è in guai seri. Cosa farà l'amministrazione? L'assessore all'Ambiente non vuole sentir parlare di immobilismo, ma fa capire chiaramente che il Comune di Avellino si sente solo rispetto ad un problema che coinvolge oggettivamene tutte le istituzioni.
Lo spiega non prima di aver respinto le accuse rispetto all'inopportunità di tenere i fuochi di artificio, definiti «una bellissima tradizione che si rinnova».
Ed ecco lo sfogo: «Se parliamo in generale, il problema non riguarda solo Avellino, ma tutto il circondario. E non vedo come possa risolverlo la città. Se lo smog esiste anche quando il capoluogo è fermo, significa che da qualche altra parte arriverà». Ma il sindaco Festa ha deciso all'atto del suo insediamento di chiudere in un cassetto il protocollo Priolo, che legava tutti i comuni dell'hinterland, stabilendo misure condivise. E perché oggi il capoluogo non riprende la guida del processo? E' questa la critica di fondo mossa a Piazza del Popolo. Negrone non ci sta: «Abbiamo convocato i sindaci due volte, e abbiamo anche emanato un'ordinanza specifica che incideva sui roghi, sui fumi delle caldaie e sui forni. Potevamo fare di più attacca - se tutti collaboravano. Ma se negli altri comuni ci sono ancora ordinanze che prevedono gli abbruciamenti 2 volte a settimana, è mai possibile che sia colpa nostra?».
Per la verità, l'ordinanza a cui fa riferimento l'assessore, del febbraio 2020, è parzialmente scaduta per esempio per la parte che prevedeva l'utilizzo dell'opacimetro da parte dei vigili, rimasto fuori uso e non è stata rispettata, né sorvegliata.

E proprio sui controlli Negrone sferra il secondo attacco: «I controlli tuona - non li faccio io come assessore e nemmeno il sindaco, ma dovevano farli i vigili urbani e tutte le altre forze dell'ordine. Che c'entra la giunta? Dobbiamo andare a guardare le caldaie la mattina? L'attività politica di questa amministrazione ribadisce - si è conclusa con un'ordinanza. Non è scaduta ed è in vigore. Ma va fatta rispettare».

Legittima e vigorosa la difesa, con tanto di contrattacco dell'assessore, l'amministrazione è ancora sotto accusa. Giovanni De Feo, esperto in materia e docente presso l'Università di Salerno, affida il suo pensiero a un post chiarissimo: «In campo ambientale, e quindi anche per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, la migliore misura è la prevenzione. Una città che ha superato gli sforamenti da Pm10 deve intraprendere misure eccezionali e vietare tutte le attività inessenziali, come i fuochi d'artificio, che sono dannosi non solo per le polveri sottili. Occorre intensificare i controlli ed elevare sanzioni esemplari contro chi pratica abbruciamenti illegali. Ma occorre innanzitutto che le istituzioni diano il buon esempio». Il problema resta ed è gravissimo. E persino nella maggioranza c'è chi non esista a dire esplicitamente che c'è bisogno di un cambio di passo. Gerardo Melillo, capogruppo di «Vera» e già presidente della commissione Ambiente, rilancia: «So che ci sono somme in bilancio e penso che si debba fare di più. Nel primo anno, abbiamo studiato la situazione, credo che il sindaco voglia fare qualcosa. Se si perderà altro tempo, saremo noi a fare da pungolo».

Le parole dell'assessore consegnano anche un quadro politico frammentato. Intanto, sul problema indaga anche la Procura, sollecitata alla fine del 2020 da un esposto delle opposizioni. La questione ambientale si conferma il tallone d'Achille dell'amministrazione comunale.
 

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