Bomba Day, operazione riuscita:
in sette ore neutralizzato l'ordigno

Bomba Day, operazione riuscita: in sette ore neutralizzato l'ordigno
di Gianni Colucci
Lunedì 26 Luglio 2021, 09:16 - Ultimo agg. 20:07
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Dieci minuti alle 16 e nella cava Bruschi di Atripalda i 25 chili di tritolo vengono estratti dalla bomba americana trovata nel Fenestrelle e fatti esplodere dagli artificieri del Genio Guastatori di Caserta. Si chiude così una pratica durata un paio di anni, pandemia compresa, e otto ore della giornata di eri. Dalle 9 del mattino alle 16, quando l'ordigno reso inoffensivo intorno alle 14 è stato trasferito nella cava di Atripalda, centinaia di persone hanno lavorato all'operazione Bomba day. Tremila avellinesi (e sedici famiglie atripaldesi nei pressi della cava) hanno trovato rifugio in casa di amici o semplicemente in una spiaggia del Salernitano, Pochi, pochissimi, nelle scuole messe a disposizione per la giornata dedicata alla messa in sicurezza del Fenestrelle. Se davvero questo servirà anche a riaprire il tunnel si tratta davvero di una giornata spesa bene.

Tutto era cominciato intorno alle 9 quando gli ultimi residenti nel raggio di 280 metri dal ponte della Ferriera hanno lasciato casa.

Scene senza precedenti, con gli altoparlanti che invitavano a lasciare le abitazioni e il deserto e il silenzio che avanzavano tra i palazzi. Pochi minuti e la corrente per centinaia di abitazioni, almeno duemila appartamenti, veniva staccata. I residenti hanno dovuto lasciare incustodite le case, gli antifurto avrebbero suonato con le batterie di emergenza. Tuttavia fino alle 18 sono state operative le pattuglie di polizia, carabinieri e finanza che hanno svolto l'attività antisciacallaggio.

«Tutto è andato secondo il programma e ciascuno ha fatto la sua parte - dice il prefetto Spena - dopo due anni ci siamo arrivati a questa operazione. Cittadini esemplari».

Il momento favorevole ha anche impattato poco sulla città, molti al mare o da amici: «I cittadini con senso di responsabilità e disciplina hanno risposto. Solo pochissimi sono stati dovuti far allontanare persuadendoli all'ultimo minuto. Se si tiene conto che le persone hanno lascito le case alle 9,30 e dalle 14,30 erano già in grado di poter tornare, vuol dire che l'abnegazione delle tante persone che hanno lavorato ha dato i suoi frutti», dice il rappresentante di Governo.

La concomitanza dell'evacuazione è stata colta dall'Asl per posizionare il proprio camper per i vaccini senza prenotazione: e ne hanno approfittato decine di persone provenienti anche dall'hinterland.

Spiega il comandante del Ventunesimo Reggimento genio guastatori, il colonnello Umberto Curzio: «Si trattava di sbloccare gli inneschi della bomba e l'abbiamo fatto con una pinza razzo, una sorta di chiave inglese spinta da due razzi appunto che hanno sbloccato la vite. Poi abbiamo proceduto con i nostri uomini, posizionati a settanta metri, che controllavano il sito circondato da un bunker di cemento con un robot con telecamera».

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La bomba era rimasta una 78 anni in acqua nel Fenestrelle. Era stata sganciata da un bombardiere americano nella tragica giornata del 14 settembre del 1943 quando ad Avellino morirono 3000 avellinesi sotto i bombardamenti.

Curzio ricostruisce la fase storica. «Gli americani avevano visto che la via dei Due Principati, consentiva ai tedeschi in fuga di organizzare la ritirata anche delle truppe provenienti dalla Basilicata. E hanno organizzato questo bombardamento a tappeto di notevoli dimensioni. Non riuscirono però a buttare già il ponte della Ferriera che era ritenuto un'infrastruttura strategica per fermare i tedeschi». Si tenga conto che le truppe alleate nello sbarco a Salerno avevano perso migliaia di vite per mano tedesca, dunque la fase cruenta della battaglia si svolgeva anche dopo l'armistizio. Ne pagarono le conseguenze le popolazioni civili. E le centinaia di bombe inesplose che ancora ci sono in questa parte del Mezzogiorno (se ne recuperano 300 l'anno complessivamente) danno l'idea di cosa fu il secondo conflitto mondiale. Perché non esplose la bomba fatta brillare ieri pomeriggio? «Perché il 20 per cento degli ordigni prodotti in tutta fretta era difettato», spiega Curzio.

Una giornata che ci fa fare i conti con la nostra storia, con le nefandezze e le contraddizioni della guerra. Ma mette anche alla prova il sistema di protezione civile della città e quello nazionale.

Mostra anche il volto migliore degli avellinesi, in grado di seguire compostamente le regole delle autorità in una giornata tanto complessa, nella quale specialisti come gli artificieri hanno rischiato la vita. 

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