Cosmopol, 5 euro l'ora a vigilantes e dipendenti: scatta l'indagine a Milano

Accusa di caporalato: amministrazione giudiziaria per l'azienda della famiglia Matarazzo

Un furgone Cosmopol
Un furgone Cosmopol
di Katiuscia Guarino
Giovedì 31 Agosto 2023, 08:55
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«Sono stata costretta a raddoppiare i turni, facendo 12 ore continuative, dai 10 ai 15 giorni di fila, senza mai fruire di un riposo». E ancora: «La paga è di appena cinque euro lordi all'ora». È anche in base a questi e ad altri racconti del genere che la Procura della Repubblica di Milano ha commissariato l'istituto di vigilanza privato Cosmopol Spa.

Decine le testimonianze di lavoratori contenute nel decreto d'urgenza, firmato dal sostituto procuratore Paolo Storari in seguito alle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, che ha portato al controllo giudiziario per caporalato della nota azienda, il cui quartier generale si trova ad Avellino. La Cosmopol Spa è considerata la seconda impresa del settore nel panorama italiano. Ha succursali sparse sull'intero territorio nazionale. È passata da 1.253 dipendenti nel 2016 ai 3.855 nel 2022.

Nell'inchiesta risulta indagato il rappresentante legale Francesco Perrotti. In considerazione del commissariamento, è stata decisa la nomina di un amministratore giudiziario, individuato in Giovanni Falconieri, al quale spetta il compito di controllo sulle norme e le condizioni lavorative e la regolarizzazione dei lavoratori privi di un regolare contratto.

Nelle 17 pagine del decreto che dovrà essere convalidato dal giudice per le indagini preliminari, oltre alle dichiarazioni a verbale di dipendenti che testimoniano le paghe sotto la soglia di povertà, sono contenute anche le «minacce» e le «intimidazioni» che avrebbero subito i lavoratori se si opponevano. Minacce che prevedevano, secondo le indagini, licenziamenti o cambi di postazione lavorativa. A tale situazione, si aggiungerebbe anche uno stipendio non commisurato all'attività.

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Secondo quanto viene fuori dalle indagini, i lavoratori sarebbero stati pagati dunque 5 euro l'ora per una retribuzione lorda mensile di 950 euro (circa 650 euro netti). Una somma «sicuramente non proporzionata né alla qualità né alla quantità del lavoro prestato al fine di garantire una esistenza libera e dignitosa», si legge nel decreto firmato dal sostituto procuratore, Paolo Storari. Nel fascicolo dell'attività d'indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano vengono riportate diverse testimonianze degli addetti in servizio. «Ho un contratto full time, tempo indeterminato a 40 ore settimanali ripartite su cinque giorni lavorativi da 8 ore. In realtà arrivo a coprire fino a 220/240 ore mensili - dice un dipendente - Questo avviene perché mi costringono a lavorare durante i turni di riposo, cioè nei weekend, coprire turni di 12 ore o più e lavorare anche per più giorni consecutivi senza riposo. La mia busta paga lorda è di 870 euro. L'importo netto si aggira tra gli 850 euro e i mille euro circa, importo che raggiungo soprattutto grazie alle 60/80 ore di straordinario e grazie al trattamento di cento euro che percepisco in base ad una legge dello Stato». Non solo questi aspetti.

Emergono dall'azione investigativa anche intimidazioni. «Ci impongono turni di 12 ore giustificandoli con esigenze di servizio e noi non possiamo rifiutarci di effettuarli - è la versione di un altro dipendente - Quando capita di rifiutare questi turni, nelle settimane successive non ci vengono concessi eventuali giorni di riposo richiesti oppure vengano concessi in giorni diversi rispetto alla richiesta, capita anche che ci raddoppino i turni da 12 ore». E ancora: «Alle mie colleghe capita spesso di subire pressioni o minacce. Ad esempio, la mia collega è molto arrabbiata per i giorni di lavoro consecutivi e per le postazioni disposte su tre sedi differenti. Una collega, mamma di due bambini, è stata costretta a licenziarsi per le pressioni ricevute, al limite del mobbing». Nelle testimonianze c'è chi viene minacciato di essere spostato in un posto di lavoro più lontano e chi vede a rischio le sue ferie. Un testimone parla anche di episodi di «body shaming».
 

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