Depuratori, la Provincia propone IrpiniAmbiente: «Così evitiamo lo stop»

L'intervento del presidente della Provincia di Avellino, Rizieri Buonopane, in Consiglio

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di Alessandro Calabrese
Mercoledì 30 Novembre 2022, 09:16 - Ultimo agg. 09:20
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«Se l'offerta che andremo a presentare dovesse essere scelta, IrpiniAmbiente è pronta ad acquisire la gestione temporanea della depurazione industriale evitando da un lato la sospensione del servizio e dall'altro che un asset strategico per il territorio vada in mano ad un privato». Ad affermarlo il presidente della Provincia di Avellino, Rizieri Buonopane, nel corso del Consiglio di Palazzo Caracciolo svolto ieri pomeriggio. Il parlamentino, al di là di una variazione al previsionale e all'approvazione di sei debiti fuori bilancio, si è riunito proprio per riprendere la discussione sospesa il 7 ottobre scorso con la richiesta della stessa fascia azzurra di poter verificare questa possibilità.

Operazione effettuata attraverso tre consulenti e l'amministratore unico della spa di via Cannaviello, Claudio Crivaro, presente nella Sala Foglia insieme ad uno dei tecnici incaricati, l'avvocato Donato Pennetta. «La fattibilità di questo percorso è stata accertata spiega Buonopane l'unico elemento di novità è che se dopo il confronto con la curatela fallimentare del Cgs si andava verso un affidamento diretto, adesso che l'organismo ha invitato anche 4 soggetti privati il subentro temporaneo all'Asidep nel fitto del ramo d'azienda avverrà attraverso una sorta di gara il 13 dicembre.

Non ho compreso questa mossa ma resta il nostro interesse per due motivi fondamentali: IrpiniAmbiente già spende 2 milioni all'anno per il trattamento dei suoi fanghi e credo sia importante che il servizio, ormai non più garantito da chi lo ha svolto finora, resti pubblico. Inoltre, oggi occorre dare dalle risposte al tessuto industriale irpino. Prima il Cgs e successivamente la stessa Asidep, infatti, non sono riuscite ad andare avanti. Del resto le richieste delle industrie sono tantissime così come quelle per conto terzi che con alcuni degli impianti possono essere soddisfatte. Dunque, l'attività può anche produrre utili».


Anche se in uno dei passaggi il vertice dell'amministrazione di piazza Libertà ha chiarito che l'operazione non preclude il percorso per la cessione delle quote aziendali della partecipata all'Ato, l'intreccio delle due questioni e il sovrapporsi delle procedure rispetto ad una tempistica molto stringente ha determinato l'intervento critico dell'ex presidente Domenico Biancardi: «La Provincia non ha più la delega sull'Ambiente afferma per cui la proposta andrebbe fatta dall'Ato, una volta compreso se la gestione dei rifiuti sia compatibile con quella della depurazione. Inoltre i poter in materia ce li ha il Consiglio e noi, invece, riceviamo informazioni spot o dai giornali. Certamente possono esserci incontri con l'ente d'ambito ma procedure e strategia restano in capo all'assemblea ormai privata di ogni funzione come i singoli consiglieri». L'ex sindaco di Avella ha poi insistito sui tempi e lanciato una provocazione: «Quale sarebbe il valore di IrpiniAmbiente se l'Ato, stanco di aspettare, procedesse su una strada diversa?».


Sul discorso societario il chiarimento è arrivato proprio dal consigliere provinciale e vertice di Collina Liguorini, Vittorio D'Alessio: «In ogni caso c'è da costituire una newco, siamo pronti ad avviare l'iter e sappiamo che si dovranno attendere 60 giorni per l'ok dalla Corte dei Conti. Intanto la trattativa sul prezzo non è solo una questione tra istituzioni, in quanto è ovvio che la somma richiesta per le quote di IrpiniAmbiente ricadrà sui cittadini».
Su alcuni passaggi di un'eventuale gestione momentanea della depurazione da parte della spa, anche le precisazioni dell'avvocato Pennetta: «Quella della Provincia deve essere considerata una competenza ponte vista l'urgenza di agire, parliamo di un contratto transitorio rispetto all'affidamento e a un approdo naturale che non può che essere l'Ato. Lo scenario attuale, vista l'assenza di qualsiasi prospettiva, però, impone di trovare soluzioni immediate per non fermare il servizio e problemi occupazionali a circa 60 dipendenti».

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