Dogana a pezzi, altro che restyling:
chiesti i fondi per prevenire i crolli

Dogana a pezzi, altro che restyling: chiesti i fondi per prevenire i crolli
di Flavio Coppola
Venerdì 29 Ottobre 2021, 07:42 - Ultimo agg. 21:42
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Ancora due anni di prigionia per la Dogana di Avellino. I dirigenti al Patrimonio e ai Lavori pubblici del Comune, Gaetano D'Agostino e Luigi Cicalese, chiedono, infatti, al settore Finanze di stanziare in maniera «urgente e indifferibile» le risorse per proseguire, fino a tutto il 2023, il monitoraggio strutturale dell'antico monumento.

Se la riqualificazione sembra un miraggio, il pericolo crolli, invece, è sempre dietro l'angolo. La Dogana è ingabbiata da 7 anni. Da quando, cioè, la Procura ne ha fatto disporre il sequestro ordinando l'apposizione delle inferriate che ne sostengono la facciata. La previsione degli uffici di Piazza del Popolo è che questo triste stato di cose perduri ancora a lungo. «Il 28 gennaio 2014 - scrivono Cicalese e D'Agostino - la Procura ha emesso un decreto di sequestro preventivo dell'immobile Dogana, nominando il sindaco custode-amministratore dell'edificio storico per provvedere, nei limiti e con le forme previste dalle normative vigenti, agli interventi di messa in sicurezza d'emergenza».

Tra questi, il monitoraggio costante, con report periodici, che il Comune svolge da allora pagando un'impresa esterna. E che adesso necessita di nuovi fondi per andare avanti. I due dirigenti sono netti: «Risulta indispensabile il monitoraggio per la conservazione dell'immobile, comprensivo di rapporto di verifica, opportunamente relazionato, con i dati già custoditi e con l'obbligo di segnalazione urgente di qualsivoglia variazione di sicurezza statica che, eventualmente, si dovesse rilevare. Il monitoraggio in oggetto è urgente e indifferibile, per la pubblica e privata incolumità, onde evitare pregiudizi per l'ente».

Serviranno altre risorse, anche se non moltissime, mentre i 3,5 milioni di fondi europei per la riqualificazione del bene giacciono inutilizzati da oltre due anni perché il Comune non ha affidato l'incarico ed anzi la Regione li ha congelati in attesa che l'Anac si pronunci sul tentativo già fallito di affidarsi senza gara a Massimiliano Fuksas.
Ma il monitoraggio non può aspettare nemmeno un attimo. Così D'Agostino e Cicalese richiedono «lo stanziamento di 12.000 euro sul capitolo apposito». A stupire, però, è la tempistica indicata dai due funzionari apicali di Palazzo di Città. Il monitoraggio, infatti, dovrà essere previsto «per l'anno 2022 e per l'anno 2023». Mentre l'intero progetto di riqualificazione va realizzato e rendicontato entro il 2022. Quella dei dirigenti, ovviamente, è oggettiva e indispensabile prudenza. Perché la strada per la riqualificazione è ancora lunga e irta di ostacoli. Il Comune non ha fatto ancora nemmeno un concreto passo avanti. Allo stato, c'è solo un progetto preliminare, quello per il quale l'amministrazione Foti e poi il commissario Priolo avevano ottenuto l'ok ai fondi. Mancano il progetto definitivo, l'esecutivo, e la gara. Quindi il cantiere. Il tutto, mentre l'Autorità di gestione dei fondi europei in capo alla Regione ha anche ricordato esplicitamente al Comune che è «in ritardo sul programma».

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Intanto, l'antica Dogana versa in condizioni vergognose. Non solo per il triste spettacolo delle inferriate che la sostengono. Ma soprattutto perché, all'interno, si sta depositando di tutto. Dai balconi degli alloggi situati alle spalle del monumento di Piazza Amendola, sono ben visibili le erbacce che crescono indisturbate. In alcuni casi, si tratta di veri e propri arbusti. Uno di questi è pericolosamente vicino ad un balcone al terzo piano. E poi gli animali. La Dogana è diventata una specie di covo per gatti, uccelli, topi, lucertole e insetti. Animali che i residenti vedono fin troppo vicini alle loro abitazioni, e che fanno paura per ragioni di igiene anche ai proprietari dei locali del centro storico. Proprio la vegetazione secondo quanto aveva dichiarato Fuksas a Il Mattino nei mesi scorsi - rischia di determinare crolli parziali o totali delle pareti della Dogana. Di qui la necessità di continuare ad assicurare un monitoraggio capillare del bene. Cicalese e D'Agostino lo sanno e chiedono pure che il capitolo in questione, «di competenza dei Lavori pubblici, venga trasferito al settore gestione del Patrimonio». Stanziare le risorse è «urgente - chiosano - stante la necessità di consentire la prosecuzione del servizio di monitoraggio strutturale». Un modo formale per dire che non c'è più tempo da perdere.

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