Imprese irpine in ginocchio:
ammortizzatori sociali inevitabili

Imprese irpine in ginocchio: ammortizzatori sociali inevitabili
di Michele De Leo
Venerdì 18 Marzo 2022, 07:29 - Ultimo agg. 07:30
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«Senza interventi urgenti le imprese italiane vanno verso la paralisi». E anche quelle irpine. Nel giorno in cui il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi lancia - attraverso le pagine de Il Mattino - un appello al Governo, i vertici provinciali dell'associazione degli industriali annunciano il possibile incremento del ricorso agli ammortizzatori sociali, da parte delle aziende avellinesi, a causa della difficoltà di approvvigionamento delle materie prime per il conflitto russo-ucraino. Da via Palatucci arriva una comunicazione ufficiosa alle organizzazioni di categoria: le imprese irpine, già fortemente provate dai rincari che interessano soprattutto l'energia, potrebbero essere costrette ad un ricorso straordinario agli ammortizzatori sociali al fine di fronteggiare una difficoltà ulteriore di approvvigionamento dei materiali per le varie fase della lavorazione. Le nuove criticità sarebbero una diretta conseguenza della sanguinosa guerra che ha messo in ginocchio l'Ucraina ed il suo popolo e che tiene in apprensione l'intera Europa e l'Italia in primis.

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Le difficoltà di approvvigionamento dei materiali vanno, peraltro, ad aggiungersi a quelle derivanti dalla crisi dei semiconduttori che avevano già penalizzato, nel corso degli ultimi mesi, soprattutto la filiera dell'automotive.

Il comparto industriale irpino rischia, dunque, di vivere una nuova fase di pesante crisi, con un ulteriore ed inatteso ricorso agli ammortizzatori sociali che finirà inevitabilmente per pesare sulle retribuzioni dei lavoratori e, più in generale, sull'economia provinciale. Le notizie che provengono dalla sede di Confindustria evidenziano come siano già state presentate le prime richieste di cassa integrazione che porteranno, nel corso dei prossimi giorni, ad una serie di confronti con i rappresentanti sindacali per i rispettivi esami congiunti.


La prima azienda in ordine di tempo che è stata costretta a ricorrere agli ammortizzatori sociali è stata la Industria Italiana Autobus. L'intesa siglata prevede dodici settimane di cassa integrazione tra il 12 marzo ed il 5 giugno prossimo per 320 dipendenti sui 372 in organico presso lo stabilimento di valle Ufita. Nel corso delle prossime settimane dovrebbero essere chiamati al lavoro esclusivamente gli operai addetti al service l'assistenza sugli autobus che le municipalizzate e le società del settore hanno acquistato dalla Industria Italiana Autobus e che sono già in circolazione e, a rotazione, gli addetti che saranno impegnati al completamento dei mezzi in lavorazione. La richiesta di nuova cassa integrazione per i dipendenti dello stabilimento di valle Ufita è già una diretta conseguenza del conflitto russo-ucraino che avrebbe finito per acuire notevolmente le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e per rallentare la produzione dell'azienda impegnata nella realizzazione di autobus per il trasporto pubblico.

L'allarme lanciato dai vertici di Confindustria mette in apprensione i rappresentanti sindacali del comparto metalmeccanico. «È inevitabile evidenzia il segretario della Uilm Gaetano Altieri (che un conflitto di questa portata, che tiene in apprensione tutta l'Europa, possa avere delle conseguenze sull'approvvigionamento delle materie prime e sulla situazione del comparto industriale. Siamo molto preoccupati per la condizione del settore in provincia di Avellino, già fortemente provato da numerose difficoltà contingenti e da tutta un'altra serie di problematiche, in primis la crisi di approvvigionamento dei semiconduttori che ha avuto ripercussioni sulle aziende del comparto automotive, dallo stabilimento di Pratola Serra del gruppo Stellantis alle altre aziende dell'indotto. Dobbiamo fare quadrato per trovare soluzioni che possano aiutare i lavoratori a non pagare un prezzo molto salato».
 

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