Estorsioni a ristoranti: chiuse le indagini per gli uomini vicini al clan

L'avviso firmato dalla Dda contro 21 persone

ll tribunale di Avellino
ll tribunale di Avellino
di Alessandra Montalbetti
Martedì 17 Ottobre 2023, 10:05 - Ultimo agg. 10:32
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«Salvatore Sepe è mio amico, deve lavorare». Parole proferite dall'indagato Roberto Santulli di Monteforte Irpino nei confronti di Andrea Canonico, titolare del ristorante "Quagliarella" al quale, nel giugno 2017, fu imposta una fornitura di mozzarelle del Caseificio San Giacomo Srl di Saviano, nonostante non fossero di buona qualità e furono cestinate dal titolare. Questo è uno degli episodi estorsivi contestati nell'avviso di chiusura indagini firmata dalla Dda di Napoli nei confronti di 21 persone, considerate vicine al clan Sangermano.

Nelle 21 pagine che contengono l'avviso di conclusione delle indagini e che riguardano un filone dell'inchiesta sul clan Sangermano (capeggiato dai presunti boss Nicola e Agostino Sangermano e per i quali il 24 ottobre è prevista la sentenza dopo la discussione dei riti abbreviati richiesti dai difensori a seguito del giudizio immediato disposto dal gip) emergono anche le due estorsioni a due ristoranti irpini.

A Roberto Santulli e a Salvatore Sepe (per il quale si procede separatamente in quanto è stato chiesto il giudizio immediato dalla procura partenopea e il pubblico ha chiesto 18 anni di reclusione al termine del rito abbreviato) gli inquirenti della Dda contestano l'estorsione aggravata dalla circostanza delle più persone riunite e dall'aver agevolato un' associazione a delinquere di stampo camorristico, per aver in più occasioni minacciato Canonico per imporgli l'acquisto delle mozzarelle evocando implicitamente l'appartenenza di entrambi alla criminalità organizzata.
Canonico fu trovato impiccato l'8 gennaio del 2022 e l'esame autoptico confermò l'ipotesi di suicidio con la propria cintura.

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Inoltre emerge anche l'episodio di estorsione nei confronti di un dipendente dell'attività ricettiva "O Pagliarone" di Monteforte Irpino al quale Angelo Grasso e Salvatore Sepe imposero l'acquisto di prova di tre chili di mozzarelle del caseificio San Giacomo srl di Saviano. Per questo singolo capo d'imputazione gli inquirenti inoltre contestano agli stessi, in concorso anche la tentata estorsione nei confronti del titolare dell'attività O' Pagliarone.
Evento che non si è verificato in quanto uno dei titolari del noto ristorante non ha ceduto alle pressioni avanzate dagli indagati sempre nei confronti del dipendente, nonché genero di uno dei soci dell'attività ricettiva.

Dunque con la chiusura delle indagini espletate dalla procura distrettuale antimafia di Napoli, sono stati notificati 21 avvisi di conclusioni delle indagini ai presunti componenti del clan Sangermano, operativo tra l'Irpinia e Nola. Hanno ricevuto l'avviso di chiusura delle indagini firmate dalla sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Antonio D'Alessio, gli indagati Vincenzo Albi, Gennaro Ariano, Manolo Cafarelli, Antonio Catapano, Enza D'Avino, Giuseppe Della Pietra, Salvatore Della Ratta, Vincenzo Mario Fusco, Angelo Grasso, Giuseppina Liuzzi, Giuseppe Manzi, Giovanni Marra, Luigi Mele, Francesco Mercogliano, Benedetto Napolitano, Raffaella Nappi, Nicola Maria Sangermano, Roberto Santulli, Anna Sepe, Mario Sepe, Antonio Sorrentino accusati a vario titolo di estorsione tentata e consumata, associazione a delinquere di stampo camorristico, favoreggiamento aggravato, violazione della legge speciale sulle armi, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio.
Il collegio difensivo dei ventuno indagati è composto dagli avvocati Raffaele Bizzarro, Isidoro Bizzarro, Sergio Cola, Umberto Nappi, Francesca Ferrara, Marianna Febbraio, Saverio Campana, Gaetano Aufiero, Calogero Montalto, Paolo Marandolo, Vittorio Corcione, Andrea Manzi, Giovanna Russo, Marino Capone.
 

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