Mercato nell'ex Isochimica di Avellino,
i dubbi degli esercenti: «Parliamone»

Mercato nell'ex Isochimica di Avellino, i dubbi degli esercenti: «Parliamone»
di Flavio Coppola
Domenica 8 Maggio 2022, 11:26 - Ultimo agg. 9 Maggio, 10:59
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Altolà dei commercianti sul mercato nell'ex Isochimica. Ad un anno esatto dal trasferimento a Campo Genova, tutti sono d'accordo sull'analisi drammatica di una fiera dimezzata e che è tutta da ricostruire. Anniversario amaro (l'anno scorso si partì l'11 maggio), ma i fari sono già puntati su Borgo Ferrovia. Il punto è che per dire sì al passaggio, dopo la bonifica, nell'ex fabbrica dei veleni di Elio Graziano, che il sindaco Gianluca Festa ha già discusso anche con l'Asi, è decisamente troppo presto. L'orientamento prevalente tra gli irpini, allora, è che non si può acconsentire a scatola chiusa. Ben venga, quindi, l'avvio del confronto con l'amministrazione, per scoprire le carte che ha in mano e l'idea che ha in mente. Mentre tra i vesuviani, che sono circa un terzo dei commercianti, per ora prevale un no abbastanza netto.

Peppino Innocente, che rappresenta la maggior parte dei mercatali sotto le insegne dell'Associazione degli imprenditori irpini, evidenzia diverse incognite, che andranno chiarite a tutti gli ambulanti. «Premesso che siamo completamente a digiuno del progetto e della morfologia dell'area, pensiamo che avere un sito al coperto potrebbe anche rappresentare un miglioramento generale, ma servirebbe, per cominciare, un servizio di collegamento molto comodo e continuativo». Siamo, dunque, al tema dell'allontanamento dal centro città e dei trasporti: «Un mercato - ricorda Innocente - è sempre un luogo di aggregazione, che attira persone di tutte le età, motorizzate e non. Ed anche se si parla di terminal, stazioni e Metro leggera, al momento, di tutto questo, non c'è nulla a Borgo Ferrovia.

E parliamo di un'area periferica». Sulle condizioni sanitarie e di sicurezza, ovviamente, serviranno garanzie rigorose. «Quindi noi diciamo parliamone, e siamo pronti a ragionarne con l'amministrazione. Ma ci mostrino i dettagli. Perché una cosa, intanto, è certa chiosa Innocente Questa potrebbe essere la ripartenza, ma anche la pietra tombale di un mercato che, al momento, già non c'è più. E che si caratterizza per un assenteismo devastante di commercianti e avventori».

Degli ambulanti che c'erano un anno fa, infatti, sono rimasti 120. Gli avventori sono letteralmente scomparsi. Franco Simonetti, referente dell'Assoapi, parte proprio da qui: «Il mercato non si è fatto per sette martedì consecutivi, a causa del vento. Si è verificato tutto ciò che avevamo detto al sindaco». Paradossalmente, proprio il disastro di Campo Genova è uno stimolo a guardare con interesse a qualsiasi altra soluzione: «Oggi è impossibile lavorare per l'esposizione a tutti i venti. Un'area coperta - riflette Simonetti - sarebbe sicuramente una soluzione migliorativa, che potrebbe essere accettata. Siamo disponibili a ragionare di tutto, purché di restare qui».

Anche Simonetti chiede quindi l'avvio del confronto. Ma già oggi, per non arrivare tardi. «L'amianto continua spaventa, in presenza di una bonifica fatta come si deve e di tutte le rassicurazioni, sarebbe diverso». Nessun pregiudizio, quindi, ma un approccio pragmatico. «Un problema ulteriore dice potrebbe essere l'eccessiva vicinanza a mercato di Atripalda. Ma se ci saranno i trasporti e i servizi, se ne potrà parlare». 

A dire chiaramente no, almeno per ora, sono gli ambulanti che vengono da fuori. Arcangelo Franzese, presidente «Cna ambulanti», rappresenta una quarantina di commercianti provenienti dall'area vesuviana. «Non siamo d'accordo dice perché non abbiamo certezze di tipo tecnico e ambientale. Al momento, sappiamo solo che il mercato di Campo Genova ha perso il 70 per cento dei clienti, e non è stato fatto nulla dall'amministrazione per farsene carico». Franzese, per il resto, sottolinea la necessità di varie verifiche incrociate sul tema dell'inquinamento da amianto. «Per ora, siamo agli annunci. Il Comune può dire tante cose, ma se si punta a partire entro un paio di anni, il monitoraggio deve cominciare subito. Fino ad allora chiosa così come non eravamo favorevoli a spostarci a Campo Genova, e lo dicemmo al sindaco, non ci fidiamo della soluzione individuata nell'ex Isochimica».

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