Una donna di quarantacinque anni, di Avellino, madre di due figli, insegnante presso una scuola elementare del capoluogo, ha scelto di morire lanciandosi da un ponte dell’Ofantina. Ha parcheggiato l’auto in una piazzola di sosta, ha percorso qualche metro e si è lasciata cadere. Un volo senza scampo. Ha assistito alla drammatica scena una persona che stava transitando lungo la strada interna, sottostante al cavalcavia, che collega Montemarano a Volturara. Ed ha dato l’allarme.
Di fronte ad un suicidio ogni curiosità pare un’invadenza. Forse non si sapranno mai le ragioni che hanno spinto M.G, queste le sue iniziali, ad un gesto estremo, disperato. Ma c’era nel passato di questa donna una storia, un lutto, che probabilmente ha segnato per sempre, indelebilmente la sua vita.
Quindici anni fa stava sul balcone della sua casa ad Avellino, in via Piave, aveva tra le braccia il suo primogenito, un bimbo di 4 mesi, lei scivolò ed il piccolo cadde giù. Per il bimbo non ci fu niente da fare. La vicenda fu archiviata come un incidente, una tragica fatalità. Ma nel cuore di una madre, nel profondo del suo inconscio non ci sono cassetti che possono racchiudere un dolore così grande, ancor più se accompagnati dal senso di colpa.
Ofantina, maestra si uccide
lanciandosi da un viadotto

di Paola De Stasio
Martedì 9 Maggio 2017, 13:01
- Ultimo agg. 18:52
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