Avellino, Zingaretti bacchetta il Pd:
«Basta con le divisioni interne»

Avellino, Zingaretti bacchetta il Pd: «Basta con le divisioni interne»
di Luigi Basile
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 08:51
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«Basta con le divisioni interne e con gli scontri permanenti. Il Pd, anche in Irpinia, deve ricostruire una comunità politica coesa, senza soffocare le differenze». È il messaggio lanciato da Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria nazionale dei Democratici e governatore del Lazio, che ieri pomeriggio ha fatto tappa ad Avellino, presso la sala Blu del Carcere borbonico, per presentare il progetto Piazza Grande.
In platea, l'ex senatore Enzo De Luca, l'ex assessore regionale, Teresa Armato, il segretario provinciale del Pd, Giuseppe Di Guglielmo, il responsabile del primo comitato locale pro Zingaretti, Franco Vittoria, e numerosi amministratori locali.
 
«La crisi che stiamo vivendo come forza politica ha proseguito il candidato alle primarie per la guida del Nazareno è anche colpa nostra. Negli ultimi tempi abbiamo espresso molta rabbia e poca passione. Una militanza più improntata alla fedeltà al capo di turno, che non alla partecipazione. È necessario, quindi, voltare pagina. Il congresso è un'opportunità per confrontarci sulle proposte e sulle prospettive».
Due gli interrogativi posti da Zingaretti per avviare una riflessione critica sulla sconfitta elettorale: «Siamo ancora un soggetto che rappresenta il cambiamento? E perché gli italiani hanno scelto i nostri avversari, nonostante il loro profilo demagogico e retrivo?».
Occorre quindi ragionare sul modello di partito a cui si intende dare vita: «Siamo stati a lungo subalterni alla concezione leaderistica. Serve, invece, un'azione collettiva. Diffido di chi dice di voler archiviare l'esperienza del Pd. Va piuttosto recuperata la tensione riformistica e costruita una nuova alleanza politica di centrosinistra, per mettere in campo una visione alternativa della società. Dobbiamo riconquistare la fiducia di chi si è allontanato ed è ormai completamente disilluso».
Per il presidente del Lazio, il punto politico centrale è la visione economica che si vuole proporre: «I governi Pd hanno gestito la peggiore crisi che l'Italia abbia vissuto dal dopoguerra, riuscendo anche a determinare una piccola crescita del Pil. Ma la ricchezza si è sempre più concentrata, mentre le disuguaglianze hanno raggiunto livelli mai visti. La scala sociale si è bloccata e fasce di popolazione, soprattutto giovanile, non hanno potuto fruire di servizi essenziali. Meno welfare significa meno garanzie per i cittadini. Non è questa la strada da seguire».

L'alternativa? «Promuovere una nuova cultura della solidarietà un'economia giusta, in grado di coniugare crescita e sviluppo con l'equità. Ma non basta far girare i soldi nel Paese, come qualcuno pensa, per uscire dallo stallo. C'è bisogno di rimettere in moto la capacità produttiva ed investire sul futuro, finanziando la ricerca, la scuola, l'università, l'innovazione tecnologica. Il contrario di ciò che fa l'attuale governo».
Di qui la critica alle politiche dei Cinque Stelle e della Lega: «Hanno tagliato i fondi all'istruzione, congelato l'aumento delle pensioni previsto dal precedente esecutivo, innalzato i pedaggi autostradali e le tariffe del gas ed addirittura bloccato le assunzioni di giovani vincitori di concorsi pubblici».
Nel mirino la strategia complessiva del governo Conte: «La buffonata dei festeggiamenti sul balcone di Palazzo Chigi ha sancito un gioco con l'Europa che ci è costato miliardi di euro soltanto di interessi. Risorse ingentissime sottratte al lavoro e allo sviluppo, che pagheranno i cittadini sulla propria pelle. Ma mentre noi continuiamo a dividerci, loro stanno facendo esattamente ciò che hanno criticato agli altri, a cominciare dal salvataggio della banca Carige».
 
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