Primarie Pd, Paola De Micheli apre le danze in Irpinia: «Niente correnti»

In prima fila in platea l'ex senatore Enzo De Luca

Paola De Micheli
Paola De Micheli
di Luigi Basile
Mercoledì 14 Dicembre 2022, 13:00
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«La mia candidatura non è gradita alle correnti tradizionali e a chi ha una visone verticistica del partito. Ma andrò avanti. Saranno gli iscritti a decidere. Credo che alle primarie avremo una sorpresa». Ad affermarlo è Paola De Micheli, ex ministro, candidata alla segreteria nazionale del Pd, che ieri ha fatto tappa ad Avellino, per presentare il suo libro, dal titolo Concretamente. Prima le persone, aprendo la sfida congressuale in Irpinia.

Al suo fianco, a via Tagliamento, il segretario provinciale dei Democratici, Nello Pizza, il presidente, Gerardo Capodilupo, e il delegato alla Cultura dell'esecutivo provinciale del Pd, Luca Cipriano. In prima fila anche l'ex senatore, Enzo De Luca, il presidente del Gal Irpinia e segretario del circolo cittadino Laboratorio Democratico, Vanni Chieffo, la coordinatrice della segreteria provinciale, Enza Ambrosone, il segretario del circolo cittadino Il Coraggio di cambiare, Vincenzo Picariello, la consigliera comunale di Atripalda, Nancy Palladino «C'è chi pensa - ha proseguito poi De Micheli - che la mia sia una candidatura soltanto tattica.

Ma non è così. Non ho alcuna intenzione di ritirarmi. Non sono contraria per principio alle componenti. In un grande partito è abbastanza scontato che ci siano diverse aree di pensiero. È inaccettabile però che le scelte vengano compiute da un ristretto gruppo dirigente, nel chiuso di una stanza. Io voglio ribaltare il modello che è stato imposto fino ad oggi, rendendo protagonisti i militanti, chi si dedica volontariamente al Pd».

La parlamentare ha quindi prospettato la sua idea di partito: «Immagino il Pd degli iscritti, che fino ad oggi non hanno contato quasi niente. Tutte le decisioni andranno sottoposte alle primarie ponderate, alle quali potranno partecipare sia gli elettori che gli iscritti, ma il voto di questi ultimi varrà doppio. È necessario coinvolgere anche chi non fa vita di partito. Sottoporremo al loro vaglio le candidature, soprattutto quelle per il Parlamento, che non prevedono preferenze, ma anche le riforme che proponiamo per il Paese». 

Uno dei temi ai quali si intende dedicare maggiore attenzione è quello del lavoro: «Dobbiamo rappresentare realmente e concretamente lavoratrici e lavoratori. Il nostro sarà un partito che vive nei luoghi di lavoro, negli uffici e negli ospedali. Il primo passo è modificare e riscrivere lo Statuto dei lavoratori, per trasformarlo nello Statuto dei lavori, dove ci saranno diritti che oggi sono ancora oggetto di contrattazione o che non riguardano le partite Iva, come il diritto alla malattia o alla maternità». De Micheli ha quindi tracciato il profilo politico della sua proposta: «Sono per la costruzione di una forza di sinistra, progressista, moderno, che usa gli strumenti digitali, ma che non taglia fuori quelli che hanno paura del cambiamento, ma che accompagna le persone che vogliono stare dentro il cambiamento».

E sul delicato nodo dell'autonomia differenziata ha precisato: «Sono la più meridionalista dei candidati alla segreteria del Pd. Per quello che ho fatto: i più grandi investimenti infrastrutturali degli ultimi trent'anni li abbiamo decisi noi al governo. Qui ad Avellino e in generale nel Mezzogiorno sono stata spesso. Non a caso abbiamo sbloccato il cantiere della linea per l'Alta velocità Napoli-Bari. Abbiamo finanziato opere al Sud, con un criterio completamente nuovo. Non solo nel settore dei trasporti, ma anche sociale e sanitario». 

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Un punto sul quale l'ex ministro ha insistito: «Prima gli investimenti erano proporzionati al mercato che avevano sul territorio, non ai bisogni. Così Mezzogiorno ed aree interne rischiavano di avere sempre meno risorse. Nel 2020 abbiamo approvato un documento che ha cambiato radicalmente prospettiva. Solo così le infrastrutture diventano uno strumento contro le diseguaglianze».

E sempre sul tema dell'autonomia differenziata ha quindi lanciato un segnale netto e chiaro al partito e ai suoi competitori interni, in particolare Bonaccini: «Non sono soltanto contraria al modello di Calderoli e della Lega, ma in generale ad ogni ipotesi di autonomia. Se ne potrà parlare quando saranno superate le disuguaglianze tra Nord e Su, in tutti i servizi. Fino ad allora nell'agenda del Pd non potrà esserci l'autonomia». 

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