Oggi più che mai c'è bisogno del loro essere contro in modo sfrontato, senza fronzoli, diretto, e magari anche in modo discutibile, rivendicando il diritto a provare un sentimento come l'odio. I 99 Posse porteranno a Taurasi la loro musica, le loro storie di lotta contro le sopraffazioni ed i poteri forti, ma soprattutto la loro carriera ultratrentennale.
Stasera (21.30) saranno in concerto in occasione dei festeggiamenti in onore del santo patrono San Marciano. Una scelta che potrebbe apparire ossimorica: il sacro ed il profano.
La foto mostra una processione dedicata a San Gennaro. Fedeli e carabinieri procedono all'unisono, mentre sullo sfondo campeggia la scritta di uno striscione contro sgomberi e repressione. È l'immagine di questo contrasto di cui si è abbeverata la poetica dei loro testi. Una foto di una realtà in cui si contrapponevano le istituzioni, le tradizioni e la realtà antagonista dei centri sociali. Luca Persico, alias 'o Zulù, voce del gruppo, Marco Messina e Massimo Jovine costituiscono il nucleo originario. I 99 Posse sono stati una band seminale e innovativa sin dalla nascita. Curre curre guaglió divenne un vero e proprio inno generazionale. Tra hip-hop e reggae era un grido contro la repressione dei poteri forti. Premiato con la Targa Tenco, fu inserito da Gabriele Salvatores nella colonna sonora del suo film Sud. Tra i brani storici non c'è solo Curre curre guagliò, ma anche Rafaniello, sui falsi uomini di sinistra, e Salario garantito: sono passati 30 anni ed oggi i due temi sono ancora da prima pagina. L'ultimo album di inediti della band, Il Tempo. Le Parole. Il Suono, è uscito nell'aprile 2016. Le Posse stanno lavorando ai nuovi brano: un progetto complessivo da concept album in un contesto mediatico che tende ad oscurarle. Intanto hanno dimostrato di saper ancora graffiare con gli ultimi due singoli: Comanda la gang e Nero su Bianco pubblicati nella primavera 2021.
Sulla copertina del primo sono caricaturati Draghi, Renzi, Salvini e Mattarella a torso nudo, coperti da tatuaggi in posa da bulli. Il razzismo ed un murales a tema di Jorit caratterizzano il secondo. L'essere contro della band oggi è più difficile: «È diventato inconcepibile. Ed è un tabù il sano odio di classe. Perché non si può odiare una persona che sfrutta altre persone? Quando c'era i lavoratori campavano meglio» spiega Marco Messina. «Perché non dovrei odiare il bar che sfrutta il ragazzo che viene pagato a nero. Oggi non veniamo proprio considerati. Il problema è stato risolto silenziando le voci del dissenso». Le Posse non sono solo palco. La band è stata coinvolta nello spettacolo teatrale Scritti sull'arte di Karl Marx per la regia di Davide Sacco che indaga sul rapporto tra politica ed arte. Si parla dei nuovi schiavi: «C'è l'affitto da pagare? Vai a lavorare. Lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare». Dei morti sul lavoro: «Tra lavoro e malasanità, dimmi tu se questa non è pulizia etnica». Del lavoro nero: «Il lavoro occasionale non qualificato che è stato pensato dal padronato in combutta con lo Stato per il quale la vita di un proletario non vale il costo di un'assunzione regolare».