Vino, l'anno più difficile: dopo la peronospora arriva anche la grandine

Danni ingenti per il maltempo di sabato, i viticoltori: "Siamo in ginocchio"

Vino, l'anno più difficile: dopo la peronospora arriva anche la grandine
Vino, l'anno più difficile: dopo la peronospora arriva anche la grandine
di Alberto Nigro
Lunedì 25 Settembre 2023, 10:02
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Che l'annata 2023 non sarebbe passata alla storia come una delle più semplici per i vignaioli irpini era cosa nota. Pioggia incessante tra maggio e giugno, sviluppo della peronospora, caldo torrido e le piratesche incursioni dei cinghiali, infatti, avevano già provveduto a causare danni enormi tra i filari, producendo perdite che, in certe aree, hanno raggiunto picchi dell'80%.

La poca uva rimasta, tuttavia, lasciava presagire un raccolto, benché esiguo, mediamente di buona qualità.

Sabato scorso e anche ieri, però, una violenta grandinata ha messo fine ai sogni di diverse aziende, soprattutto nella media Valle del Calore. È il caso, ad esempio, della Cantina di Enza, realtà di Montemarano, gestita da Enza Saldutti. «La situazione - dice - era già pesante, perché su 5 ettari eravamo riusciti a salvarne un paio dalla peronospora. La grandinata, però, è stata devastante. Ancora non ho un stima dei danni - afferma -, attendo che si asciughi un po' il terreno per controllare, ma considerando che i grappoli erano già pochi, mi preparo al peggio».

Preoccupato si dice il presidente dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Avellino, Francesco Castelluccio. «I vigneti già provati dal forte attacco della peronospora - afferma - hanno dovuto subire la grandine che ha portato danni già visibili alla vegetazione verde, foglie e tralci, e che tra qualche giorno mostrerà i danni sugli acini». Auspicando che le aziende colpite siano coperte da assicurazione e che la Regione interceda presso il Masaf per lo stanziamento di fondi, aggiunge, «resta il dramma delle mancate produzioni che ormai negli anni si avvicendano e complicano i progetti di miglioramento ulteriore della qualità e soprattutto della quantità per la penetrazione dei mercati dei nostri vini di eccellenza». Forse, incalza Castelluccio, «è giunto il momento che l'Italia si doti di una legge per il clima, che fissi un quadro di riferimento certo a medio e lungo termine per le imprese e per i cittadini». Tale quadro, chiarisce, deve essere «coerente con gli obiettivi europei vincolanti al 2030 e per la neutralità climatica entro il 2050, stabilendo misure di mitigazione e di adattamento per i diversi settori economici, con obiettivi che coinvolgano attivamente le Regioni e i Comuni, al fine di limitare il più possibile il perdurare di questi fenomeni calamitosi avversi».

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Preoccupato si dice anche il presidente della Cia di Avellino, Stefano Di Marzo, in quanto «la situazione è estremamente complicata e molte realtà si ritrovano a fare i conti con un raccolto ormai compromesso». Purtroppo, sottolinea, «la vite era già stata ampiamente stressata per cui una grandinata così violenta, in grado di spaccare gli acini e mettere in moto processi ossidativi, a pochi giorni dalla vendemmia proprio non ci voleva». Adesso, perciò, è necessario intervenire in maniera energica. «Bisogna attivare il fondo di solidarietà nazionale e per farlo serve la dichiarazione dello stato di emergenza». Tutti gli amministratori locali, dunque, «devono fare pressione sulla Regione affinché si muova in questa direzione» perché «solo così potremo ottenere i fondi per ristorare le aziende che hanno subito i danni maggiori». Di misure straordinarie parla anche Gianni Fiorentino, dell'azienda Fiorentino di Paternopoli. «È un vero dispiacere - sottolinea - anche perché molti, al costo di enormi sacrifici, erano riusciti in qualche modo a combattere la peronospora e a salvare il raccolto. Perderlo poco prima della vendemmia è ancora più sconfortante».
 

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