Agricoltura, stagione nera il 50% del raccolto a rischio. E ora è allarme vendemmia

Le previsioni dopo le piogge primaverili

Agricoltura, stagione nera il 50% del raccolto a rischio. E ora è allarme vendemmia
di Antonio Mastella
Lunedì 21 Agosto 2023, 11:28
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«Purtroppo le nostre previsioni a luglio circa le drammatiche conseguenze sul raccolto prodotte dalle piogge eccezionali di maggio e giugno, si stano materializzando. Si va delineando un colpo all'agricoltura con cifre da capogiro». A dichiararlo è Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale nonché leader provinciale e regionale della Coldiretti. I danni per ora accertati senza via di scampo riguardano in primo luogo la cerealicoltura. «In questo consistente segmento dell'agroalimentare avverte - siamo di fronte ad una riduzione del raccolto di non meno del 50%». Grano duro e tenero; avena, mais, orzo: non c'è pianta che sia sfuggita al disastro. «È un colpo - chiarisce - che si aggira intorno ai 40 milioni di euro; metterà in enormi difficoltà tanti, troppi coltivatori». È una mannaia, infatti, abbattutasi soprattutto sulle piccole aziende, che sono la gran parte del mondo produttivo agricolo sannita. «In tanti - sottolinea Nicola De Leonardis, alla guida regionale di FedAgriPesca Confcooperative Campania - hanno preferito sfalciare i loro campi».

Che significa? «In altri termini, resisi conto che la spiga non avrebbe mai raggiunto la completa maturazione hanno proceduto comunque alla mietitura per svenderlo agli allevatori non potendo consegnarlo al destinatario naturale che sono le aziende di trasformazione. Una scelta dolorosa, pur di recuperare qualcosa in termini economici. La perdita subita è drammatica; mette in discussione la sopravvivenza di decine e decine di agricoltori». Anche la zootecnia si troverà di fronte a difficoltà economiche legate soprattutto all'approvvigionamento di fieno e quant'altro sia indispensabile per il nutrimento dei capi. È verosimile che le scorte saranno sufficienti a coprire il fabbisogno sino ai primi mesi dell'anno prossimo. Il futuro non è roseo neanche per un'altra delle voci fondamentali dell'agroalimentare come la vitivinicoltura con un contributo al Pil agricolo di circa 60milioni. «Siamo alla vigilia della vendemmia. Calcoli puntuali non è possibile formulare per ovvie ragioni. È certo però - riprende Masiello - che ci troveremo alle prese con una mazzata non irrilevante.

I problemi maggiori vengono dal rosso. I bianchi, di contro, hanno resistito di più. Dobbiamo, nel complesso, dimenticare i numeri delle passate stagioni».

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Un'ipotesi sull'entità del danno sufficientemente vicina alla realtà la formula, tuttavia, Libero Rillo, presidente del consorzio di tutela vini del Sannio. «A causa delle piogge, della grandine e della peronospora - è la sua ragionevole convinzione - ci ritroveremo con un crollo del 40% della produzione». Tradotta la previsione in soldoni, vuol dire che il minimo che si possa immaginare in termini di perdita «è afferma - intorno ai 10 milioni di euro». Ad accrescere le preoccupazioni ci si mettono anche le prospettive sui costi dell'uva. «Sento dire - denuncia Rillo - che, per l'aglianico, già è in atto la speculazione. Si chiedono cento euro per un quintale rispetto ai 60 dello scorso anno. Che il prezzo da riconoscere al coltivatore debba crescere è naturale perché possa ristorarlo delle spese: è un incremento, però, che va graduato nel tempo». E mancano ancora almeno una cinquantina di giorni perché inizi la vendemmia, che, tra l'altro «sarà in ritardo, quest'anno, di non meno di 10 giorni» puntualizza Domizio Pigna, presidente de «La Guardiense», colosso della vitivinicoltura con circa duemila soci conferenti, in grado di mettere sul mercato 5milioni di bottiglie. «Dovremo fare i conti - osserva - con una caduta che si avvicina alla metà della quantità che si mette nel paniere, mediamente, in tempi normali. Ora dobbiamo incrociare le dita perché il clima ci accompagni sino alla conclusione della raccolta».

 

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