L'alluvione di Benevento sette anni dopo:
«Accelerare per mettere in sicurezza i fiumi»

L'alluvione di Benevento sette anni dopo: «Accelerare per mettere in sicurezza i fiumi»
di Giuseppe Di Martino
Domenica 16 Ottobre 2022, 12:00
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A sette anni di distanza, la città di Benevento ha ricordato l'alluvione che la sommerse e la ricoprì di fango. In quel tragico 15 ottobre 2015, i sanniti si risvegliarono con il fiume Calore esondato per via di una bomba d'acqua caduta nella notte con case, negozi, aziende e terreni agricoli sommersi. Tra le zone più colpite nel capoluogo Ponticelli, il rione Ferrovia, contrada Pantano e l'aria industriale di Ponte Valentino. Un evento tragico: tre le vittime (una donna di Pago Veiano, un uomo di Montesarchio e un tecnico dell'Enel morto folgorato in un'operazione di ripristino della linea elettrica), oltre 120 milioni i danni registrati.

«Non tutti i danni subiti nell'area industriale di Ponte Valentino sono stati indennizzati - dice il presidente del Consorzio Asi, Luigi Barone - aspettiamo ancora di completare adeguamenti sulla viabilità.

Stiamo lavorando, insieme all'Unisannio a un progetto di messa in sicurezza dei fiumi Calore e Tammaro, per tutelare le aziende del nostro agglomerato». Il pastificio Rummo e l'Agrisemi Minicozzi divennero il simbolo del disastro naturale ma a nche esempio di resilienza. Le aziende sono tornate ai fatturati pre alluvione. «D'altra parte - continua Barone - il nostro è un territorio molto fragile che necessita di grande attenzione e senso di responsabilità delle istituzioni. Bisogna puntare ad avere risorse finanziarie adeguate per la salvaguardia idrogeologica. Proprio di recente ho scritto alle istituzioni preposte affinché venga garantita la pulizia dei fiumi anno per anno». Un lavoro non semplice ma fondamentale per evitare tragedie come quella di sette anni fa. «Abbiamo lavorato a due progetti di messa in sicurezza dell'agglomerato di Ponte Valentino conclude uno da sei milioni di euro già pronto ma che ancora non ci viene finanziato. L'altro in via di definizione da trenta milioni di euro».

Con i fondi arrivati ai Comuni colpiti e alla Provincia si sta cercando ancora oggi di mettere in sicurezza il territorio. «La nostra amministrazione - assicura l'assessore comunale ai lavori Pubblici, Mario Pasquariello - ha sviluppato due progetti all'interno del Bando periferie. Uno è ancora in corso d'opera e sta riportando il letto del fiume Calore a quella che era la sua altezza naturale, in modo tale da evitare esondazioni, in particolar modo nel tratto che parte dal cimitero e arriva fino alla confluenza con il Sabato a Pantano. L'altro, già portato a termine, ha permesso di difendere gli argini del fiume all'altezza del Palaparente, dove ci fu un'esondazione. Cerchiamo di essere sempre attenti e in caso di allarme collaborare con la Protezione Civile». 

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Opere di messa in sicurezza da completare cercando di tranquillizzare chi ha investito in attività commerciali, come denuncia Francesco Masotti, comproprietario del vivaio Ciampi a contrada Pantano. «Non è stato fatto nulla - denuncia - in questi sette anni. È tutto come prima. La storia non insegna e non ci sono stati cambiamenti. Siamo cittadini e come tali vogliamo essere tutelati come avviene in altre zone di Benevento. Però si ignora il problema o si fa finta di non vederlo». Ma in città, come nel resto della provincia, si resta con il fiato sospeso. Come Rita Velardi, presidente dell'associazione «La voce delle donne» a Pantano. «L'arrivo delle piogge - dice - ci mette in uno stato di allerta in quanto nulla è stato fatto di concreto dall'alluvione del 2015. Si era iniziato un percorso e un dialogo con la Provincia per quanto di sua competenza, e c'erano tutti i presupposti per poter sperare in una messa in sicurezza a breve del fiume Calore a Pantano. Ma a oggi regnano silenzio e abbandono. Non solo. Qui mancano una via di fuga in sicurezza e una via di accesso per i mezzi straordinari di salvataggio. La zona ha ancora strade strette come mulattiere, che impediscono l'accesso ai mezzi di soccorso in caso di calamità naturali». Tra i paesi finiti sotto le colate di fango in quel drammatico 15 ottobre ci fu anche Paupisi, che subì enormi danni sia alle costruzioni sia al commercio e all'agricoltura. Ieri sera in largo Pagani nel settimo anniversario dell'alluvione è stato celebrato un momento toccante e di ringraziamento alla Madonna di Pagani per «aver dato alla comunità paupisana la forza per affrontare tale calamità». 

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