Pen drive per i concorsi, il viceprefetto:
«Non ero io a decidere le commissioni»

Pen drive per i concorsi, il viceprefetto: «Non ero io a decidere le commissioni»
di Enrico Marra
Mercoledì 17 Giugno 2020, 09:36
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Un susseguirsi di interrogatori per tutta la giornata per gli indagati dello scandalo relativo al concorso per entrare nelle forze dell'ordine. Un duplice fronte investigativo quello presso il Palazzo di Giustizia con il gip Vincenzo Landolfi alla prese con l'interrogatorio del vice prefetto dirigente del Ministero del Interno presso il dipartimento dei vigili del fuoco, Claudio Balletta, 65 anni, in carcere a Roma e indagato per associazione a delinquere, e la Guardia di Finanza impegnata con otto postazioni ad ascoltare gran parte dei 110 indagati che non sono stati finora raggiunti da ordinanze cautelari e nei cui confronti si ipotizzano i reati di corruzione e ricettazione. In totale ne sono stati ascoltati 90, gli altri lo saranno nei prossimi giorni. La gran parte ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Tra questi anche il consigliere comunale Angelo Feleppa, funzionario dei vigili del fuoco. A lui viene contestato il reato di peculato per l'uso di un'auto di servizio non per compiti istituzionali e per alcuni contatti avuti con due suoi colleghi Antonio De Matteo, 68 anni, e Giuseppe Sparaneo, 51 anni, circa le modalità da seguire per la riproduzione delle pen drive contenenti i test di un concorso che si sarebbe dovuto svolgere prossimamente per arruolare nuovi vigili del fuoco. Feleppa, difeso dagli avvocati Vincenzo Sguera e Luca Paglia, però, ha presentato una memoria difensiva in cui afferma che l'auto di servizio con cui si era recato a Napoli era stata richiesta da Sparaneo, tanto è vero che il collega si era posto alla guida, e raggiunsero Napoli per un compito di ufficio, un adempimento presso un deposito. Pertanto non ha mai saputo che in quella occasione il collega, come sostiene l'accusa, doveva recapitare due pen drive a futuri candidati al concorso. 

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Anche il vice prefetto Claudio Balletta si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha fatto qualche dichiarazione spontanea negando le contestazioni e aggiungendo di non avere un ruolo nella compilazione delle commissioni di esami e quindi del loro condizionamento. Il suo legale Bruno Naso ha già preannunziato un ricorso al Tribunale del Riesame. L'accusa, invece, ritiene che «il capo e il promotore» di questa organizzazione era proprio il vice prefetto «che reclutava uno o più pubblici ufficiali componenti delle commissioni di concorso e competenti per la decisione in ordine alle varie fasi dei concorsi, disposti ad accettare somme di denaro provenienti da candidati o dalle loro famiglie». Inoltre l'accusa ritiene che Balletta «poteva nominare o sostituire i commissari di esame dei concorsi nei vigili del fuoco (in passato nei concorsi presso la polizia di Stato perché era in servizio presso quella struttura), aveva contatti costanti con i dirigenti medici delle commissioni d'esame ed era in grado di conoscere prima della loro pubblicazione la banca dati contenente i quiz preselettivi del concorso di imminente pubblicazione».

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Questo interrogatorio si è svolto con la formula del «remoto» con Balletta, detenuto nel carcere di Roma, assistito dal suo legale, il Gip Vincenzo Landolfi presso il suo ufficio al Palazzo di Giustizia e il sostituto procuratore Francesco Sansobrino dalla sua stanza in Procura. Venerdì sarà invece la volta di altri tre indagati destinatari di misure che saranno interrogati dal Gip Landolfi: Eduardo Zolli, 66 anni, indicato come intermediario, ora all'obbligo di dimora ad Apollosa, Alessandro Filippo Lupo 56 anni, di Treviso, e Gianluca Galliano, 45 anni, nato a Benevento, ma residente ad Ardea, sospesi per 12 mesi dall'esercizio delle funzioni, rispettivamente, di vigile del fuoco e agente di polizia. Sono difesi da Sergio Rando, Gabriele Vescio e Stefano Travaglione. Tra gli elementi emersi in questa indagine, oltre alle irregolarità nell'ambito dei test al centro dei concorsi, finivano i partecipanti all'organizzazione. Attenzione rivolta anche alle prove selettive per ciò che riguarda le visite mediche e fisiche che si tenevano in varie caserme romane, secondo i vari corpi. Il gip Landolfi nella sua ordinanza ha voluto ribadire che quando emergeva delle intercettazioni è stato poi approfondito con pedinamenti, videoriprese e immagini registrate da sistemi di videosorveglianza.
 

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