Autonomia e aree interne, i vescovi: rischio isolamento

La due giorni a Benevento

Zuppi e Acrocca
Zuppi e Acrocca
di Claudio Coluzzi
Martedì 11 Luglio 2023, 09:22
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«L'autonomia differenziata può rischiare di separare ancora di più le zone interne, quelle aree più distanti geograficamente dai centri di servizi, di assistenza sanitaria e sociale. Per questo noi vescovi ci confrontiamo per una nuova Pastorale delle aree interne del Paese». A parlare è l'arcivescovo di Benevento, Felice Accrocca, e al suo fianco c'è il cardinale Matteo Zuppi, arvivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana. Ieri mattina, al «Centro Pace» di Benevento, il primo dei due giorni dedicati da 30 vescovi provenienti da tutt'Italia, alle zone più isolate del Paese. I vescovi si confrontano a porte chiuse. Poi, intorno alle 13, la conferenza stampa con l'illustrazione dei risultati e le indicazioni per una «Nuova Pastorale».

«Ringrazio monsignor Accrocca - dice Zuppi, appena rientrato dalla sua missione in Russia - è il terzo anno che ci ritroviamo su un problema di tutta l'Italia.

Non riguarda solo il Mezzogiorno. E devo dire che questo Forum ci aiuta a comprendere i punti più critici da risolvere e a cercare di indicare delle soluzioni». Il nodo è che ci sono vaste aree del Paese, anche nel Beneventano e in Campania, dove ancora il parroco rappresenta l'unico punto di aggregazione e di riferimento. «Queste realtà - aggiunge il presidente della Cei - diventano sempre più piccole e sempre più vecchie. Così non può esserci progresso, non può esserci futuro se non c'è un vero piano che metta insieme le aree urbane con quelle di periferia e interne». Anche se ieri Zuppi si limitava ad assentire al vescovo di Benevento che metteva in guardia dall'autonomia differenziata, la posizione contraria alla riforma è già stata espressa dalle Cei in maniera chiara in più occasioni. «L'isolamento geografico non fa bene a nessuno - ha rimarcato Zuppi - Le aree interne possono essere l'anello di congiunzione tra il nostro passato ed il nostro futuro, il tessuto più vero del nostro Paese».

I trenta vescovi provenienti da Sardegna, Piemonte, Liguria, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna e Toscana alla fine della giornata di oggi rilasceranno un comunicato che costituirà una voce forte all'interno della Cei. «Il confronto è appena iniziato - rimarca il vescovo Accrocca - è chiaro abbiamo fatto un quadro delle realtà presenti. Sono emerse delle situazioni, in continuità, dei problemi abnormi, alcuni vescovi hanno parlato delle loro realtà territoriali. Ci sono paesini che distano 3-4 chilometri tra loro, ma per passare dall'uno all'altro occorrono tre quarti d'ora. Queste sono situazioni molto critiche che anche alla Pastorale pongono problemi evidenti. Stiamo riflettendo, è emerso anche qualcosa sull'autonomia differenziata che può rischiare di separare ancora di più le situazioni esistenti».

Condividere alcune linee orientative ed elaborare proposte concrete per una pastorale delle Aree interne, che nel Sud e nel Nord Italia fanno i conti con lo spopolamento e con una crisi che sembra inesorabile. È questo l'obiettivo dei vescovi.

Ieri pomeriggio monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha dato avvio alla discussione con la relazione dal titolo «Voltare pagina? L'esercizio del ministero ordinato nelle zone interne: per una riflessione teologico-pastorale». La riflessione in gruppi ha aiutato a individuare criteri per una pastorale ad hoc per le «Aree interne», con un'attenzione specifica ad alcune questioni chiave come la gestione del patrimonio e la formazione dei futuri presbiteri. Questa mattina è previsto il dialogo assembleare e a conclusione l'intervento di monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei.

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