Tentato omicidio al Rione Libertà, cinque sotto torchio a Benevento

Gli inquirenti sono convinti di trovarsi di fronte ad un killer non esperto

Polizia
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di Enrico Marra
Mercoledì 7 Febbraio 2024, 11:09
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Non ha ancora un volto il misterioso killer che l'11 novembre dello scorso anno feriva con un colpo di pistola al capo Annarita Taddeo di 33 anni, ma le indagini proseguono a ritmo intenso tanto è vero che ieri mattina sono state effettuate dagli agenti della Squadra mobile altre cinque perquisizioni. Nel mirino degli agenti, diretti dal vicequestore Flavio Tranquillo, sono finite le abitazioni di un nucleo familiare composto da padre, figlio con moglie, nipote e fidanzata. Tutti risiedono in abitazioni del rione Libertà, come del resto la vittima del tentato omicidio.

I decreti di perquisizione portano la firma del sostituto procuratore della Repubblica Stefania Bianco, che unitamente al capo della procura Aldo Policastro coordina le indagini.

I nominativi dei destinatari delle perquisizioni, sono scaturiti probabilmente dal contenuto che i tecnici informatici nominati dalla Procura, hanno rilevato dai telefonini e dalle apparecchiature che gli agenti avevano sequestrato in occasione di un blitz avvenuto a dicembre e che ha portato all'incriminazione come mandante del tentato omicidio della donna, di Nicola Fallarino, 39 anni, beneventano già condannato all'ergastolo per omicidio ed in passato legato sentimentalmente alla Taddeo.

Le indagini subito dopo il tentato omicidio hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati di un giovane beneventano di 28 anni che è risultato negativo allo stube. Ma gli accertamenti per stabilire se avesse polvere da sparo sulla pelle e sugli abiti sono ancora in corso preso la polizia scientifica di Napoli e il risultato di questi test potrebbero dare una svolta alle indagini. Gli inquirenti in ogni caso sono convinti di trovarsi di fronte ad un killer non esperto per le modalità che hanno contraddistinto il ferimento della donna: l'uso di una pistola di piccolo calibro 6.35, l'esplosione di un solo colpo e anche le modalità della fuga, infatti lo sparatore si allontanato da via Ferrara dove è ubicata l'abitazione della Taddeo su un ciclomotore rubato a Napoli e poi adoperato nei giorni precedenti in città.

Fallarino sin dal momento in cui gli è stata notificata nel carcere di Agusta dove è detenuto l'ordinanza che lo accusa del tentato omicidio emessa dal Gip dal Tribunale di Benevento Roberto Nuzzo, nega di essere il mandante, ed il suo legale Domenico Dello Iacono ha in corso indagini difensive prima di rivolgersi al Tribunale del Riesame di Napoli, probabilmente alla fine di questo mese, per chiedere l'annullamento dell'ordinanza nei confronti del suo assistito. Fallarino si è limitato a sostenere che, interrotto il rapporto sentimentale con la donna, puntava solo ad riottenere il bar al rione Libertà che la donna gestiva, ma che è di sua proprietà e inoltre voleva tornare in possesso dell'appartamento utilizzato dalla Taddeo, anche questo tra i beni di cui è titolare. Appartamento che la donna, dopo il ferimento e dopo essere stata dimessa dall'ospedale «San Pio» dove era stata sottoposta ad intervento chirurgico, non occupa più avendo cambiato residenza. Inoltre non gestisce neppure più il bar che l'ex compagno sostiene essere di sua proprietà.

Fallarino inoltre nell' interrogatorio reso subito dopo la notifica con cui lo si accusa di tentato omicidio, e condotto per rogatoria dal Gip di Siracusa, ha sostenuto che le telefonate registrate a minacciose nei confronti della donna poi ferita, non sono partite da telefonini in sua dotazione e che anche se si fa riferimento ad un ergastolano si tratta di una persona diversa.
 

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