Lotta hi-tech al Covid si studia
nel Sannio il kit per gli asintomatici

Lotta hi-tech al Covid si studia nel Sannio il kit per gli asintomatici
di Antonio Mastella
Sabato 4 Aprile 2020, 09:27 - Ultimo agg. 10:01
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Una concreta speranza per una sempre più efficace lotta al Covid19; viene dalla Sannio-Tech, un'azienda di ricerca tutta sannita, diretta da Piero Porcaro, che si avvale della professionalità e competenza di ben 40 ricercatori. Nei laboratori della struttura si sta mettendo a punto un kit, che, in quattro ore, consente di stabilire se il paziente sottoposto all'esame è positivo o meno. Il lavoro di ricerca è condotto in simbiosi con la Genus-biotec, una «spin-off» senza scopi di lucro di UniSannio, che è stata costituita ed è coordinata da Pasquale Vito, professore di genetica dell'ateneo sannita. La struttura si occupa prevalentemente di curare ricerche e studi sulla diagnostica molecolare. Si tratta, in sostanza, di un test di diagnosi sierologica per verificare la presenza o meno del micidiale covid. Vale subito obiettare che, di attrezzature simili, ve ne sono in circolazione. «È vero avverte Porcaro ma quello su cui il nostro team si sta impegnando presenta un carattere di assoluta novità, che segna la differenza rispetto ad ogni altro sussidio diagnostico analogo, perché servirà a individuare, senza possibilità di errore, gli asintomatici».

In che modo questo possa avvenire, è il docente a spiegarne gli aspetti fondamentali: «Lo strumento di analisi su cui stiamo lavorando e per il cui completamento e la sua validazione da parte delle autorità sanitarie competenti manca davvero poco, si distingue perché non comporta alcun margine di errore o di incertezza rispetto agli altri in uso. In parole più semplici, quelli che si adoperano oggi, in qualche misura non sono infallibili. Riconoscono, di certo, il virus in questione; se però il paziente è affetto da altre patologie prodotte da virus, che appartengono alla stessa famiglia del coronavirus, li segnala in ogni caso». La conseguenza, pertanto, è che si può ingenerare confusione sulla reale natura della malattia. «Non è in alcun modo continua il capo dell'équipe un tampone e non serve, pertanto, a scovare il virus in una fase acuta; stiamo realizzando un test cosiddetto a cassetta, che si conduce su di una piastra previo prelievo del sangue e serve a riconoscere gli asintomatici, con metodologia Elisa, che si utilizza, appunto, per scoprire infezioni da virus».
 


È, dunque, un'indagine selettiva, dal momento che, diversamente dagli altri esami effettuati con i tamponi attualmente in dotazione, attraverso le immunoglobine, stabilisce senza ombra di dubbio la reale natura dell'affezione, ignorando quella che, ad esempio, determina un banale raffreddore o una semplice influenza. Le indagini sono condotte su campioni di sangue di pazienti guariti, che provengono, in larga misura dall'area tra le più devastate dalla pandemia come quella bergamasca, dove l'azienda possiede una sede decentrata. «Abbiamo bisogno aggiunge Vito di altri campioni per raggiungere la assoluta certezza e porre la parola fine allo studio. I riscontri sinora ottenuti sono stati più che positivi. Se tutto va secondo le previsioni, dovremmo essere pronti fra un paio di settimane». Il test sta già suscitando interesse ed attenzione che va al di là dei confini. «Ci ha contattato, proprio l'altra sera una multinazionale russa per ottenere il nostro prodotto una volta pronto» conferma Porcaro. Ma come è nato questo progetto? «A gennaio svela subito dopo che si è insediato qui il gruppo di lavoro costituito dal professore Vito. Abbiamo avuto la fortuna di avere alla guida del team un ricercatore di assoluto valore internazionale. Il docente mi preme ricordarlo , tra le sue esperienze, annovera anche quella di essere stato direttore del laboratorio di ricerca dell'Università di Doa, la capitale del Quatar».

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