Dehors e nuovi arredi gli esercenti: «Scelta che peserà sui conti»

Categoria divisa sui costi da sostenere per tavolini e sedie

Dehors e nuovi arredi gli esercenti: «Scelta che peserà sui conti»
Dehors e nuovi arredi gli esercenti: «Scelta che peserà sui conti»
di Paolo Bocchino
Domenica 10 Marzo 2024, 11:11 - Ultimo agg. 11:26
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Fioriere perimetrali obbligatorie sul Corso e nei vicoli, beige e marrone unici colori consentiti, sedie in ferro nelle buffer zone di Santa Sofia e dell'Arco. Sono, in sintesi, le nuove regole sui dehors in centro storico, varate 7 giorni fa dal Consiglio comunale per mettere fine al far west degli allestimenti e ridare decoro all'area più pregiata della città. Una questione che da anni agita i sonni dei commercianti, finiti persino sul banco degli imputati nell'ambito di un surreale procedimento giudiziario logicamente conclusosi con l'assoluzione. Ma che aria tira tra gli esercenti di ristoranti, bar, gelaterie del centro? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati, scoprendo una gamma di opinioni che va dalla adesione già attuata al rigetto più assoluto.

Risalendo corso Garibaldi, si incontra quello che si può considerare il modello ideale dettato dal nuovo «Atto di indirizzo» licenziato lunedì dal Consiglio.

Il bar Caruso, poco oltre piazza Roma ha già da tempo i propri tavolini esterni recintati da fioriere di colore scuro, di altezza non superiore ai 120 centimetri (piantine comprese), come prescritto. Una scelta assunta in tempi non sospetti, ma che di fatto ha rappresentato il prototipo del riassetto «benedetto» dalla Soprintendenza: «Abbiamo installato le fioriere di nostra iniziativa un paio d'anni fa, non sapevamo delle regole che sarebbero state varate» spiegano i titolari.

Non è lontano dall'obiettivo il caffé Le Trou, a un passo dal Comunale: «Abbiamo ordinato le fioriere, le installeremo prossimamente - spiega la titolare -. Già ora abbiamo sedute e tavoli in metallo e arredi di colore scuro, come previsto. Certo, adeguarsi partendo da zero non è uno scherzo. Ogni fioriera costa almeno 150 euro. A noi ne occorrono 20, dovrò spendere 3.000 euro in un sol colpo». Si dice pronto a recepire le prescrizioni anche Giuseppe Muscetti del bar «Il Chiostro», Esercizio in piena buffer zone di Santa Sofia: «Se ci adegueremo alle nuove regole? Ma che dubbio c'é? Certo che lo faremo - assicura l'esercente -. Certo, non è semplice sostituire 15 tavoli e 60 sedie. Francamente non posso farlo immediatamente, occorrerà tempo».

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Sotto i riflettori anche la zona Arco di Traiano. Il Roni's pub in via Traiano è a metà del guado: «Ben vengano le fioriere, ma è paradossale che ora ci chiedano di installarle mentre pochi mesi fa ce le fecero rimuovere - commenta la titolare Paola Collarile -. Però vorrei sapere ora cosa devo fare della tenda che copre i tavoli, a mio avviso più consona di un ombrellone, e dei tavolini bianchi appena acquistati». Pronto al riassetto anche Gianraffaele Cotroneo, patron dell'accorsato ristorante Roseto all'Arco: «Ciò che si fa in nome del decoro e della crescita della città ci vedrà sempre disponibili, anche se rilevo che in zone di pregio mondiale come il Pantheon a Roma non si usa lo stesso rigore. Sostituiremo tavoli e sedie con arredi artistici in ferro battuto. L'importante è che ce li lascino tenere all'esterno, adeguatamente ordinati, perché riportarli dentro a fine serata è impossibile».

Ed è proprio da questa considerazione che parte il fronte del no. «Fioriere e sedie di metallo? Non se ne parla nemmeno - tuona Paolo Moscovio, storico numero uno della pizzeria Traiano -. È la terza volta in 5 anni che ci impongono di cambiare gli arredi. Ora basta. Non possiamo impazzire dietro chi scrive ogni giorno nuove regole. E i costi? Chi scrive certe disposizioni si è chiesto cosa vuol dire per noi acquistare decine di tavoli e sedie in metallo e le fioriere? E chi le sposterà ogni sera?». Diniego più assoluto alle nuove regole anche da Maria Maddalena De Blasio del caffé Sirena, a un passo dall'Arco di Traiano: «Non mi adeguerò per la semplice ragione che non ne ho la possibilità. Dopo un anno trascorso con le barriere del cantiere per l'opera pubblica, il Comune ci impone questo salasso? Beh, francamente non ho parole». Non si allineerà al disciplinare neanche Paolo Barricelli del bar degli Artisti, lungo il Corso: "E chi me li dà i soldi per le fioriere? Qui si fanno pochi caffè al giorno. Se il Comune ci tiene tanto, acquisti le fioriere e ce le dia».

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