Arancia meccanica a Benevento: la spedizione punitiva per vendicare il furto dell'orologio

La lite la sera del 15 dicembre all'esterno di un locale di Pietrelcina

La pattuglia dei carabinieri a San Leucio del Sannio
La pattuglia dei carabinieri a San Leucio del Sannio
di Valerio Esca
Domenica 10 Marzo 2024, 09:00 - Ultimo agg. 18:26
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Torturati e sequestrati in stile «arancia meccanica». Un racconto atroce di violenze inaudite. Dettagli scioccanti di una notte di terrore per tre giovani, due dei quali picchiati con manganelli, sedie, calci, pugni. Ieri l'epilogo con l'arresto dei quattro presunti aguzzini su ordine del Gip del Tribunale di Benevento, Vincenzo Landolfi. È finito in carcere il 48enne Antonio Barone, già noto alle forze dell'ordine, e ai domiciliari, con braccialetto elettronico, il figlio 25enne, Vincenzo Cinque (poi arrestato in flagranza per detenzione di diverse sostanze stupefacenti), Emanuele Ucci e Ludovico Lepore, rispettivamente di 23 e 53 anni. I quattro (difesi da Antonio Leone, Luca Russo e Mario Villani) sono indagati a vario titolo del delitto di tortura, sequestro di persona, rapina, tentata rapina.

Il fatto risale alla notte tra il 17 e il 18 dicembre, quando tre giovani di San Leucio del Sannio (due ventenni e un minore), si recano in un'abitazione di Benevento, al rione Libertà, per risolvere pacificamente una lite avvenuta tra alcuni ragazzi (tra questi Cinque), la sera del 15 dicembre all'esterno di un locale di Pietrelcina.

Secondo la ricostruzione della procura di Benevento, guidata da Aldo Policastro, è Barone a «programmare ed attuare», insieme agli altri indagati, «la spietata azione punitiva» ai danni dei due ventenni, colpevoli, a suo avviso, di aver mancato di rispetto a suo figlio. Ad uno dei giovani aggrediti è stato affidato da un conoscente l'incarico di recarsi presso l'abitazione nel rione Libertà e di portare con sé un orologio insieme ad un cestino con dei salumi. Sembra che Barone li ritenesse responsabili del furto dell'orologio di Cinque, ma secondo la ricostruzione degli investigatori l'orologio è andato perduto durante la rissa.

Li attira così in casa facendo credere loro che avrebbe accettato le scuse, ma dopo avere chiuso a chiave la porta dà inizio ad un'azione degna della pellicola-cult di Stanley Kubrik. Attraverso una lunga serie di violenze e «atti di sopraffazione fisica e psicologica», ai due giovani vengono procurate «sofferenze e traumi». Gli investigatori utilizzano termini molto forti: come «supplizio» e «torture». Uno dei due ragazzi malmenati viene più volte colpito al volto da uno degli aguzzini, che continua a ripetere: «Ti ricordi? Adesso non fai il guappo, l'altra sera eri il mastro di festa, ora non fai nulla». I quattro indagati continuano a colpire al volto uno dei giovani di San Leucio obbligandolo a non coprirsi il volto con le mani, minacciandolo di morte. Proseguono la violenza utilizzando sedie ed un manganello telescopico. I giovani picchiati sono costretti poi a pulire il sangue sul pavimento con uno straccio. Ad uno dei due ragazzi viene tenuta ferma la mano sul tavolo, mentre uno degli arrestati sferra colpi di mannaia a poca distanza dalle sue dita. Vanno avanti con schiaffi e pugni.

Una casa che si trasforma in un teatro degli orrori. Gli indagati poi invitano uno dei giovani a pulirsi il viso dal sangue nel bagno dell'appartamento prima di riprendere a picchiarlo e successivamente scaraventarlo più volte con la testa contro la vasca. L'altro ragazzo viene preso a calci con violenza inaudita nell'addome. Uno dei ventenni finisce per perdere conoscenza ma, appena si riprende, gli viene ordinato di muoversi carponi sul pavimento e di emettere i versi di un cane. Intanto continuano a colpirlo con calci. Oltre alle violenze, ai ragazzi sono sottratti anche i cellulari e l'auto con la quale si sono mossi. Non solo, sono costretti a prelevare soldi da sportelli bancomat. Per tutto questo il Gip, condividendo la richiesta della Procura, ha emesso le misure cautelari eseguite ieri, in considerazione della estrema gravità dei fatti e del pericolo di reiterazione di reati. Il terzo ragazzo attirato in casa, il minorenne, non è stato oggetto di torture da parte degli aguzzini. 

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L'inchiesta è partita dopo la denuncia di uno dei due ragazzi (assistito dall'avvocato Fabio Russo), sporta il giorno successivo alle violenze. I militari dell'Arma hanno ricostruito, grazie anche alle celle telefoniche e alle telecamere di videosorveglianza, il racconto dei giovani. Tra l'altro, la notte delle violenze, nel tragitto verso lo sportello bancomat, l'auto con a bordo due indagati - e nel retro dell'abitacolo il ventenne con il volto pieno di ferite - viene fermata dai carabinieri. Ai militari che chiedono ragione di quelle ferite la versione fornita era subito sembrata sospetta. Di qui la decisione di vederci chiaro e andare fino in fondo.

Sulla vicenda hanno espresso sconcerto sia il sindaco di Benevento Clemente Mastella che il primo cittadino di San Leucio del Sannio Nascenzio Iannace

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