Sannio, l’effetto pandemia ha «tagliato» un mese di vita

Mortalità evitabile: in provincia sono stati persi in media 30 giorni di vita. Gli uomini pagano lo scotto maggiore

Il macchinario utile per eseguire le Tac
Il macchinario utile per eseguire le Tac
di Domenico Zampelli
Martedì 16 Aprile 2024, 00:00
4 Minuti di Lettura

La pandemia ha tolto un mese di vita ai cittadini sanniti. Più precisamente, 36 giorni per gli uomini e 23 per le donne. Un dato che può apparire confortante nel contesto della Campania, più preoccupante se rapportato a livello nazionale, visto che arriva il ventesimo peggiore risultato.

È lo scotto che si paga per aver rallentato diagnosi e terapie ma anche la prevenzione. Lo rivela uno studio condotto dal Centro studi Nebo, specializzato in studi e analisi nell’ambito sanitario, che ha sviluppato un apposito indice standardizzato, quello dei «giorni perduti pro capite», che misura in particolare la quota di mortalità evitabile con migliori stili di vita e prevenzione e con tempestive diagnosi e terapie. Aspetti sui quali il Covid-19 ha inciso fortemente: se da una parte il lockdown ha comportato una riduzione degli incidenti stradali con effetto immediato sulla relativa mortalità, dall’altra l’accresciuta pressione sulle strutture sanitarie e il timore del contagio hanno provocato pericolosi ritardi su diagnosi e trattamenti i cui riflessi continuano a ripercuotersi. Con differenze significative: la ricerca evidenzia come l’eterogeneità dei risultati già presente a livello regionale viene amplificata su base provinciale, così come la lettura per sesso sottolinea un’incidenza maschile sia quasi doppia rispetto a quella femminile. È vero, dunque, che in Campania (e nel Sud in genere) i decessi, specie entro i 74 anni, evitabili con migliori stili di vita e prevenzione e con tempestive diagnosi e terapie restano maggiori che nel resto d’Italia, ma fra le province vi sono sostanziali differenze.

I DATI

I giorni di vita statisticamente perduti, che in Italia sono 26, nel Sannio e nel Salernitano diventano quasi 30, soglia superata ad Avellino fino a diventare 32 a Caserta e 34 a Napoli. Nella graduatoria nazionale (guidata dalla provincia di Catanzaro con 35 «giorni perduti», seguita da Siracusa e Crotone) Napoli occupa la quarta posizione e Caserta la sesta, mentre Avellino si piazza alla casella 17, Benevento alla 20 e Salerno alla 23. I migliori risultati in Italia sono quelli registrati a Treviso e Monza Brianza, con 21 giorni: territori per niente risparmiati dal Covid, anzi, ma dove evidentemente l’approccio dei residenti con il mondo della sanità si è mantenuto più costante.

Significativa la differenza tra i sessi: in tutta Italia gli uomini hanno pagato e stanno pagando più delle donne l’avere rinviato analisi e accertamenti, ma in Campania questo accade ancora di più.

Se così a livello nazionale la forbice tra i giorni perduti dice 32 per gli uomini e 20 per le donne, a Benevento diventano 36 per gli uomini e 22 per le donne, ad Avellino rispettivamente 37 e 23, a Caserta 40 e 24, a Napoli 40 e 27, a Salerno 35 e 23. Un trend che si estende anche alle statistiche sulla mortalità: l’età media in provincia di Benevento sfiora gli 82 anni, la più alta in Campania, in linea con il dato nazionale. Anche in questo caso con una significativa differenza tra i sessi: 79 anni per gli uomini e 84 per le donne.

IL QUADRO

Lo studio Nebo è stato condotto sui dati relativi ai decessi recentemente diffusi dall’Istat ed è basato sulla definizione delle cause evitabili stilata da Oecd ed Eurostat. I risultati per provincia, sesso, età e causa sono consultabili su mortalitaevitabile.it, il portale dedicato al Progetto Mev(i) - «Mortalità evitabile (con intelligenza)». A partire dagli anni ‘70, la mortalità evitabile rappresenta uno dei principali strumenti per la valutazione delle politiche sanitarie adottate per ridurre i decessi dovuti a cause per le quali non si dovrebbe morire, risorsa che diventa ancor più determinante per le analisi epidemiologiche di questo recente e singolare contesto storico, peraltro condizionate da molteplici determinanti (demografici, sociali, economici).

© RIPRODUZIONE RISERVATA