La pandemia ha tolto un mese di vita ai cittadini sanniti. Più precisamente, 36 giorni per gli uomini e 23 per le donne. Un dato che può apparire confortante nel contesto della Campania, più preoccupante se rapportato a livello nazionale, visto che arriva il ventesimo peggiore risultato.
È lo scotto che si paga per aver rallentato diagnosi e terapie ma anche la prevenzione. Lo rivela uno studio condotto dal Centro studi Nebo, specializzato in studi e analisi nell’ambito sanitario, che ha sviluppato un apposito indice standardizzato, quello dei «giorni perduti pro capite», che misura in particolare la quota di mortalità evitabile con migliori stili di vita e prevenzione e con tempestive diagnosi e terapie. Aspetti sui quali il Covid-19 ha inciso fortemente: se da una parte il lockdown ha comportato una riduzione degli incidenti stradali con effetto immediato sulla relativa mortalità, dall’altra l’accresciuta pressione sulle strutture sanitarie e il timore del contagio hanno provocato pericolosi ritardi su diagnosi e trattamenti i cui riflessi continuano a ripercuotersi. Con differenze significative: la ricerca evidenzia come l’eterogeneità dei risultati già presente a livello regionale viene amplificata su base provinciale, così come la lettura per sesso sottolinea un’incidenza maschile sia quasi doppia rispetto a quella femminile. È vero, dunque, che in Campania (e nel Sud in genere) i decessi, specie entro i 74 anni, evitabili con migliori stili di vita e prevenzione e con tempestive diagnosi e terapie restano maggiori che nel resto d’Italia, ma fra le province vi sono sostanziali differenze.
I DATI
I giorni di vita statisticamente perduti, che in Italia sono 26, nel Sannio e nel Salernitano diventano quasi 30, soglia superata ad Avellino fino a diventare 32 a Caserta e 34 a Napoli. Nella graduatoria nazionale (guidata dalla provincia di Catanzaro con 35 «giorni perduti», seguita da Siracusa e Crotone) Napoli occupa la quarta posizione e Caserta la sesta, mentre Avellino si piazza alla casella 17, Benevento alla 20 e Salerno alla 23. I migliori risultati in Italia sono quelli registrati a Treviso e Monza Brianza, con 21 giorni: territori per niente risparmiati dal Covid, anzi, ma dove evidentemente l’approccio dei residenti con il mondo della sanità si è mantenuto più costante.
Significativa la differenza tra i sessi: in tutta Italia gli uomini hanno pagato e stanno pagando più delle donne l’avere rinviato analisi e accertamenti, ma in Campania questo accade ancora di più.
IL QUADRO
Lo studio Nebo è stato condotto sui dati relativi ai decessi recentemente diffusi dall’Istat ed è basato sulla definizione delle cause evitabili stilata da Oecd ed Eurostat. I risultati per provincia, sesso, età e causa sono consultabili su mortalitaevitabile.it, il portale dedicato al Progetto Mev(i) - «Mortalità evitabile (con intelligenza)». A partire dagli anni ‘70, la mortalità evitabile rappresenta uno dei principali strumenti per la valutazione delle politiche sanitarie adottate per ridurre i decessi dovuti a cause per le quali non si dovrebbe morire, risorsa che diventa ancor più determinante per le analisi epidemiologiche di questo recente e singolare contesto storico, peraltro condizionate da molteplici determinanti (demografici, sociali, economici).