Foto e filmati pedoporno: condanna confermata per don De Blasio

Il direttore della Caritas deve scontare 3 anni e 6 mesi di carcere

Don De Blasio dopo l'interrogatorio in tribunale
Don De Blasio dopo l'interrogatorio in tribunale
Giovedì 10 Novembre 2022, 07:24 - Ultimo agg. 13:18
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La Corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione, con il beneficio dei domiciliari, per don Nicola De Blasio, 56 anni, beneventano, già parroco di San Modesto e direttore della Caritas diocesana.

La Corte di Appello ha confermato il verdetto del gup del Tribunale di Napoli, Emilia Di Palma, al termine di un processo con il rito abbreviato che ha portato alla riduzione della pena di un terzo. Don Nicola è accusato di detenzione e condivisione di materiale pedopornografico, e sta espiando la pena in una struttura di Faicchio dopo essere stato detenuto nel carcere di Carinola, nel Casertano. In primo grado il pm Barbara Aprea aveva chiesto una condanna a 5 anni. Anche in appello il sacerdote è stato difeso dagli avvocati Massimiliano Cornacchione e Vincenzo Sguera che hanno sottolineato che si tratta di una persona incensurata e che da sacerdote aveva svolto per anni un'intensa attività a favore dei bisognosi. Del resto, il parroco, nel suo interrogatorio, aveva chiesto «scusa alla chiesa». Appresa la conferma della sentenza l'avvocato Cornacchione ha annunciato che «conosciuta la motivazione della Corte di Appello presenteremo ricorso in Cassazione».

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Intanto, circa la posizione di don Nicola nella Curia beneventana, sono state concluse le indagini in sede locale, e tutto il dossier è stato inviato a Roma presso la «Congregazione della dottrina e della fede», che provvederà a istruire un processo che potrebbe concludersi con la riduzione allo stato laicale. Processo che potrebbe anche non esservi qualora il sacerdote dovesse dimettersi. Da tener presente che nei confronti di De Blasio è in corso un'ulteriore indagine della Procura di Benevento e della Guardia di finanza sul denaro trovato in casa al momento della perquisizione. I magistrati del Riesame di Benevento hanno restituito la somma di 170mila euro, trovata dagli agenti della polizia postale. Per questo denaro il sacerdote aveva fornito delle spiegazioni, sottolineando che si trattava del provento di offerte dei fedeli per eseguire lavori di ristrutturazione della chiesa di San Modesto per un ammontare di 80mila euro. La restante parte era frutto di un'eredità avuta al momento della morte dei genitori. Don Nicola ha una duplice contestazione: nella prima è accusato di detenzione di materiale pedopornografico (950 file immagini e 95 filmati video), raffiguranti minori.

Nella seconda, gli viene addebitata la condivisione, sulla piattaforma Telegram, di almeno 6 video, sempre con immagini di minori che compivano atti sessuali.


Il via alla vicenda processuale c'era stato quando, su delega della Procura di Torino, che aveva svolto un'indagine sulla pedofilia con indagati in varie località italiane, si soffermava sul sacerdote beneventano. Quindi la polizia postale aveva effettuato una perquisizione nella casa di Santa Clementina che aveva portato al ritrovamento di file e video pedopornografici nel suo pc. Era, quindi, scattato l'arresto del sacerdote e con la decisione del sostituto procuratore Marilia Capitanio, di inviarlo ai domiciliari. Il sacerdote aveva sostenuto di aver scaricato foto e video tra il 2015 e il 2016 perché intendeva condurre un'indagine sul fenomeno della pedopornografia. Un'attività interrotta, aveva sottolineato, quando si era reso conto che l'attività posta in essere fosse illegale e, per questo, da allora quelle immagini non erano più state visualizzate o scambiate. Gli atti erano stati trasmessi per competenza al tribunale di Napoli.
 

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