Benevento, vicina a una svolta
​l'inchiesta sull'abbattimento dei pini

Benevento, vicina a una svolta l'inchiesta sull'abbattimento dei pini
di Paolo Bocchino
Mercoledì 23 Settembre 2020, 08:59
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L'inchiesta sui pini accelera e potrebbe essere arrivata a un punto di svolta. Mentre in viale degli Atlantici sono in corso le verifiche tecniche di stabilità, in via De Caro procede a tappe serrate l'attività degli inquirenti che indagano su possibili reati connessi al taglio delle conifere. Iniziativa avviata dalla Procura nei mesi scorsi, sulla scorta dell'esposto presentato dall'ex amministratore comunale Ambner De Iapinis. E proprio De Iapinis è stato ricevuto lunedì in audizione dalla titolare dell'inchiesta, la sostituta procuratrice Assunta Tillo.

La convocazione dell'artefice della denuncia sull'abbattimento di 12 pini da parte del Comune nel marzo 2019 potrebbe rappresentare la chiusura di un primo cerchio, a conclusione del ciclo di audizioni svolte in collaborazione con i carabinieri forestali. Testimonianze che hanno visto sfilare in via Paga nelle scorse settimane l'esperto agronomo viterbese Rocco Sgherzi, autore di una perizia confluita nella denuncia di De Iapinis, l'ex assessore comunale all'Ambiente Luigi De Nigris, e l'architetto Maurizio Salomone Megna, componente della commissione istituita da Palazzo Mosti per la definizione del caso. Nel mese di luglio i militari hanno acquisito documentazione presso l'ufficio Verde pubblico del Comune in via del Pomerio. Snodo inevitabile del resto dal momento che al centro della denuncia ci sono i provvedimenti adottati dai funzionari municipali e segnatamente la relazione di servizio del 5 marzo 2019 che stabilì l'urgenza della rimozione di 12 essenze arboree per motivi di sicurezza.

Ragioni che non sono apparse evidenti invece dall'analisi delle ceppaie effettuata da Sgherzi su incarico di De Iapinis. Sul tavolo della Procura c'è anche un secondo esposto sul tema. Nei giorni scorsi è stato depositato il documento firmato da Carmine De Gennaro, professionista della città e componente del comitato «Giù le mani dai pini». Anche in questo caso si chiede di far luce sugli abbattimenti del 2019, ma l'obiettivo è centrato pure sui provvedimenti successivi adottati da Palazzo Mosti, non ultima la delibera 41 del 3 marzo che ha disposto la sostituzione integrale di oltre 300 pini della zona alta. Area della città che dovrebbe ospitare una importante realizzazione futura, la Cittadella degli uffici prevista nella ex scuola allievi carabinieri.
 


Insediamento che suscita perplessità proprio nel comitato «Giù le mani» alla luce di dichiarazioni rese dal sindaco Mastella: «Secondo quanto affermato dal sindaco - evidenziano Francesco Di Donato e Luca Coletta - nel giro di due anni crescerà l'afflusso di persone in zona, non possiamo rischiare. E le radici continuano a creare problemi. In buona sostanza, dovremmo abbattere i pini perché il Demanio deve risparmiare, concentrando sul viale degli Atlantici un numero abnorme di uffici. E alla città che cosa ne verrebbe in tasca? Quale guadagno deriverebbe dal riempire il viale di macchine e persone, condannandolo al caos e all'inquinamento? La Cittadella s'ha da fare e nulla deve intralciare il progetto. Non a caso le analisi si concentrano sugli alberi a ridosso dell'ex caserma. Eppure non mancano ragioni che ostano seriamente alla messa in pratica di questa follia. In primis il vincolo storico-ambientale: il complesso rientra nel centro storico ed è quindi protetto dal Piano urbanistico. C'è il tema della destinazione d'uso: l'edificio è in zona F5 ovvero spazi destinati ad attrezzature militari, servizi speciali, attrezzature universitarie. In pratica nessuno degli uffici dislocati è compatibile. Particolarmente significativa la questione legata alla vulnerabilità sismica. L'indagine tecnica condotta per conto del Demanio ha dato esito negativo. Le strutture valutate non sono idonee a ospitare attività strategiche. Non si capisce - concludono i referenti del comitato - come tutto ciò possa andare avanti ed essere sostenuto dal sindaco».
 

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