Camionista molesta la figlia di 11 anni,
gli abusi rivelati in un tema a scuola

Camionista molesta la figlia di 11 anni, gli abusi rivelati in un tema a scuola
di Enrico Marra
Mercoledì 14 Luglio 2021, 09:09
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Un camionista di 54 anni della Valle telesina aveva molestato sessualmente la figlia di 11 anni. E con queste gravi accusi è stato processato con il rito abbreviato e condannato dal Gup Gelsomina Palmieri, a quattro anni. L'accusa aveva chiesto una condanna a sei anni e otto mesi. La vicenda è venuta alla luce solo quando la minorenne, all'età di 17 anni, frequentava un istituto superiore in un centro della valle Caudina. In alcuni temi, e in alcuni colloqui con delle compagne di scuola, si era lasciata andare e aveva ricostruito la sua triste esperienza familiare che era andata avanti nel periodo in cui frequentava la scuola media. Le insegnanti, venute a conoscenza di questo spaccato di vita familiare senza dubbio devastante per chi lo aveva subito, avevano fatto una prima segnalazione ai carabinieri che avevano così raccolto una prima denuncia. Poi il caso era passato al vaglio della Procura che aveva approfondito ciò che i carabinieri avevano ricostruito in un modo frammentario.

In particolare il caso era fino al vaglio dell'allora sostituto procuratore Marcella Pizzillo, che curava in particolare questi tipi di reato che già all'epoca iniziavano a venire alla ribalta sempre più numerosi. Il magistrato inquirente disponeva anche che fosse svolto nel 2018 un incidente probatorio con la minore che, in un'aula protetta e alla presenza di uno psicologo, ricostruiva ciò che era accaduto negli anni precedenti. Un accertamento effettuato alla presenza dei difensori dell'uomo, gli avvocati Salvatore Verrillo e Luisa Aceto. Venivano ricostruiti i fatti che sarebbero iniziati nel 2011. È da allora che lei, all'epoca undicenne, avrebbe subito le condotte del padre che l'avrebbe toccata al di sopra dei vestiti.

In particolare il sabato quando l'andava a prendere per riportarla a casa dopo l'uscita serale. L'uomo inoltre, mentre dormiva, si sarebbe infilato nel suo letto e le avrebbe toccato il seno e le parti intime.

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Comportamenti, quelli ipotizzati dagli inquirenti, che, dopo un periodo di pausa, avrebbe mantenuto, una volta al mese, fino al 2016. Confermando la ragazza sostanzialmente nell'udienza ciò che aveva anche scritto nel tema a scuola che aveva suscitato il primo allarme. Da qui una inchiesta sfociata nella perdita della patria potestà stabilita per il genitore dal Tribunale per i minori di Napoli. L'imputato, infatti, fu costretto a lasciare l'abitazione di famiglia. Poi la richiesta di rinvio a giudizio con la decisione di optare per il rito abbreviato che in ogni caso consente una riduzione della pena. L'uomo ha sempre sostenuto di essere vittima di una vendetta e di non aver mai fatto ciò che gli viene contestato nel procedimento. I suoi difensori hanno sostenuto questa tesi soffermandosi in alcune dichiarazioni contrastanti rese dalla giovanissima nei vari interrogatori che hanno caratterizzato questo procedimento.
 

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