Movida, no dei gestori al trasloco
dai vicoli: «Il centro morirebbe»

Movida, no dei gestori al trasloco dai vicoli: «Il centro morirebbe»
di Antonio Martone
Giovedì 27 Ottobre 2022, 08:34 - Ultimo agg. 19:22
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Una netta opposizione all'ipotesi di delocalizzare la movida notturna, rilanciata dal comandante della polizia municipale Fioravante Bosco, e l'appello affinché venga implementata e migliorata la gestione dei controlli in particolare sugli orari, per combattere e cercare di debellare il fenomeno degli episodi di violenza. I titolari delle attività del centro storico che si trovano loro malgrado nuovamente nell'occhio dei ciclone, dopo l'ultima rissa, fanno sentire la loro voce attraverso proteste, appelli e suggerimenti.

«Non serve la delocalizzazione, è una proposta da bocciare in partenza perché non ha alcuna logica - dice il ristoratore Lorenzo Tufo - e considerato che i vicoletti teatro della movida costituiscono un grosso richiamo per tante comitive, anche delle province limitrofe, ci sarebbe anche un calo di presenze con involuzione degli affari per tutto l'indotto. Il problema per porre fine a episodi di teppismo, aggressioni e risse può essere risolto migliorando la gestione generale. Da tempo propongo la costituzione di un tavolo di lavoro permanente composto da forze dell'ordine, amministratori comunali e una rappresentanza degli operatori che conoscono la situazione e quindi potrebbero fornire consigli pratici ed efficaci». Gerardo Russo, co-gestore di una vineria, è preoccupato e in disaccordo sulla situazione che si è creata. «In merito alla voce di voler spostare il ritrovo notturno dei giovani, faccio io una domanda agli amministratori.

Nel caso di chiusura o spostamento, vi siete chiesti cosa ne sarà di via De Iuliis, via La Vipera, i vicoli del Trescene, piazza Piano di Corte. Torneranno ad essere desolatamente deserti e gli immobili abbandonati come una ventina di anni fa». 

Emblematica la testimonianza di Francesco Iannace, da alcuni mesi titolare del ristorante Maggese dopo che ha ceduto una nota vineria-birreria in via Verdi. «Da anni - dice - si parla di delocalizzazione, ma chiarisco che pure in questo caso il fenomeno del teppismo di gruppi di giovinastri esisterà sempre soprattutto a causa degli orari lunghi. In pratica dalle due di notte la gestione della sicurezza diventa impegnativa per non dire difficile. Per amore della verità va detto che i controlli fino a mezzanotte ci sono. Poi, i vicoli e le piazze diventano a rischio anche perché c'è una generazione di ragazzi che per la gran parte, dispiace dirlo, sono allo sbando. I gestori non c'entrano, non hanno colpe e sono i primi ad avere disagi da questi episodi. Io ho deciso di vendere il mio locale storico perché non si poteva più andare avanti. Dopo un certo orario si era alle prese con gruppi di giovani o singoli in balìa dell'alcol, difficili da controllare e così per evitare complicazioni scatta l'autochiusura».

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Peppe Mignone non usa mezze parole: «Il problema è che ci sono troppe attività che vendono quello che non dovrebbero dopo gli orari consentiti. Gli organi competenti dovrebbero intervenire dopo le due di notte sia per bloccare la musica dal vivo, sia per le chiusure. È l'unico deterrente efficace. È impensabile delocalizzare. Sarebbe la fine per chi ha attività di proprietà come me e tanti altri che hanno investito soldi e sudore. Nel vicolo dove opero, in via De Iuliis, i controlli non ci sono. È una zona tranquilla e chiudiamo al massimo a mezzanotte e mezzo. Nelle zone limitrofe c'è una caciara e si chiude quando si vuole». Così Vincenzo Vicinanza, titolare di un wine bar-cocktelleria: «Non riesco a capire il collegamento che si fa tra l'ultimo episodio d'aggressione e la movida. L'alterco è iniziato al corso Garibaldi dove non ci sono locali per giovani. La colpa non è dell'alcol, ma il problema è della città. Ho un'attività che confina con una pizzeria, quando invito ragazzi di 12 anni a non buttare la carta a terra ma negli appositi contenitori mi minacciano. Il problema è di natura sociale. Manca senso civico. Io come titolare di locale posso dare una linea, ma le famiglie e le scuole devono contribuire. Infine, un appello, ci sono diversi locali che stanno per chiudere perché ormai la città si è svuotata. fate i controlli, ma fateci anche lavorare evitando di creare casi che non esistono». 

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