Piazza Pacca, nuovi resti: pavimento in mosaico e un rifugio antiaereo

A rischio i fondi per lo stazionamento dei bus

I lavori in piazza Pacca
I lavori in piazza Pacca
di Paolo Bocchino
Venerdì 12 Maggio 2023, 08:58
4 Minuti di Lettura

Piazza Cardinal Pacca restituisce un'altra meraviglia. Gli scavi effettuati nelle scorse ore dalla Archeoservizi (guidati dall'archeologo Fabio Forte) hanno riportato alla luce due superfici mosaicate, una delle quali di notevole ampiezza, che formavano con ogni probabilità il pavimento di un antico edificio del quale bisognerà adesso stabilire le funzioni e l'inserimento nel contesto storico. Le superfici sono composte da tasselli in prevalenza di colore bianco e rosso, tenute insieme da leganti naturali. A brevissima distanza è stato rinvenuto un lastricato formato da grossi blocchi marmorei, posti caratteristicamente a imbuto per assolvere con ogni evidenza la funzione di canale di scolo. I reperti sono riemersi nel quadrante alto dello scavo, il più prossimo all'innesto di corso Dante su corso Garibaldi. In quale epoca collocare le testimonianze?

Nelle primissime battute si era pensato a reperti di età romana che potrebbero ben conciliarsi con la vicina presenza dei Bagni, una spa ante litteram la cui collocazione nell'area è già considerata acquisita dagli studiosi alla luce di ulteriori rinvenimenti che ne hanno fatto un toponimo. In serata però fonti autorevoli della Soprintendenza hanno indicato come «di epoca medievale» il pavimento mosaicato, mentre andrà fatta una valutazione più approfondita in merito al canale di scolo in blocchi di pietra. In ogni caso, l'ente ministeriale giudica «di grande interesse» quanto riemerso nelle scorse ore in Piazza Cardinal Pacca. Da segnalare inoltre nel quadrante centrale dello slargo la scoperta di una costruzione in cemento a pianta quadrata, circondato da piccoli vialetti e da un varco. Una conformazione particolare che ha fatto pensare a un bunker, un rifugio antibombardamenti compatibile con l'età dei manufatti.

Sviluppi accolti evidentemente come buone notizie dagli storici e dagli appassionati, ma che potrebbero compromettere ulteriormente le prospettive dell'infopoint e dello stazionamento per bus turistici che dovrebbero essere realizzati nell'area nell'ambito del Programma integrato città sostenibile (Pics) del Comune. Un cantiere che non è ancora partito proprio a causa dei ritrovamenti e che ha però una scadenza inderogabile, rendicontazione amministrativa compresa, al 31 dicembre. Sale dunque il livello d'incertezza dell'opera. Questa mattina Comune e Soprintendenza avranno un nuovo confronto sul punto dopo il sopralluogo condotto una settimana fa dal responsabile archeologico Simone Foresta e dallo staff comunale guidato dal responsabile del procedimento Luigi De Marco. Nella malaugurata ipotesi (per l'opera) che la storia dovesse prevalere sull'infopoint, per Palazzo Mosti si porrebbe un problema di copertura dei costi che non potrebbero essere addossati sul Pics. Ma si lavora per scongiurare tale evenienza, cercando di integrare i reperti nella realizzanda struttura turistica.
Video

Solo pochi giorni fa, come si ricorderà, la Soprintendenza aveva messo in chiaro il forte interesse per la prosecuzione della campagna di scavi. «L'area di piazza Cardinal Pacca, ubicata immediatamente a nord del Teatro antico di Benevento e ad ovest della Cattedrale metropolitana di Santa Maria de Episcopio, appare oggi completamente libera da edifici, in conseguenza dei bombardamenti che hanno segnato il centro storico della città nel 1943 - ha ricordato l'ufficio guidato da Gennaro Leva - Dall'età medievale, l'area era occupata dall'ecclesia S.

Jacobi a Foro, dall'ecclesia S. Stephani de monialibus de Foro, e dall'imponente monastero femminile benedettino di San Pietro delle Monache con l'adiacente chiesa monasteriale, impiantata in un'aula di un complesso termale di età imperiale romana. Le intitolazioni delle due chiese sopracitate hanno permesso di ipotizzare la presenza del Foro della città romana tra l'attuale piazza Cardinal Pacca e Piazza Orsini.

Pur non essendo confermata tale ipotesi, bisogna segnalare la presenza diffusa nell'area di strutture murarie in opera laterizia e resti di pavimenti, databili tra il I e il II secolo dopo Cristo, in parte ancora visibili in corrispondenza degli edifici moderni. Le indagini archeologiche in corso hanno permesso di mettere in luce i resti di edifici pubblici e privati presenti nell'area prima dei bombardamenti. A seguito di quanto emerso, per permettere un corretto inquadramento delle strutture - concludeva la Soprintendenza - si provvederà a proseguire lo scavo archeologico di tipo stratigrafico funzionale alla delimitazione delle evidenze archeologiche e al riconoscimento delle fasi più antiche di occupazione del sito».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA