Ristoranti, in Campania è crisi
senza fine: rincari e incubo guerra

Ristoranti, in Campania è crisi senza fine: rincari e incubo guerra
di Antonio Martone
Lunedì 14 Marzo 2022, 07:42 - Ultimo agg. 07:46
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«Sembra un paradosso ma il periodo pandemico che abbiamo vissuto, probabilmente era meglio di questo. Tra voci di guerra, aumenti pazzeschi del costo dell'energia e di tutte le materie prime oltre che di generi alimentari, la psicosi che coinvolge la gente, non ce la stiamo passando bene». È l'amaro sfogo di uno dei ristoratori più anziani del capoluogo, Paolo Moscovio: «Ogni giorno - dice - quando vado ad acquistare al mercato o dai grossisti trovo rincari. Anche nel giro di un solo giorno. È pazzesco. Anzi, è una vergogna perché non ci sono controlli e la nostra categoria come sempre paga i prezzi più alti. Io non ho aumentato il costo dei menu perché significherebbe scoraggiare ulteriormente i clienti che già sono frenati e impauriti. A fine mese, però, se continua così sarò costretto a rivedere tante cose».

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Non trova pace il settore della ristorazione. Ritornano i problemi proprio quando si pensava a una ripresa in concomitanza con l'allentamento del Covid e l'avvicinarsi della primavera con l'inizio anche del periodo delle cerimonie.

Molti gestori si trovano di fronte a un bivio. Emblematiche le parole di Mario Carfora, uno dei leader nazionali dell'associazione Mio Italia sorta circa due anni fa per rappresentare gli operatori della ristorazione nei rapporti con il governo. «Le cose non vanno bene - dice - il vero problema è l'aumento dei prezzi di pasta, olio, farina, frutta, ortaggi, energia elettrica, gas. Ci sono grandi speculazioni e noi che siamo l'anello più debole siamo come sempre le vere vittime. Stiamo cercando di contenere i prezzi, ma stavolta è davvero difficile per tanti. È il caso di dire che viviamo alla giornata». Angelo Francesca, gestore di «C'era una volta» a Pietrelcina, si dice preoccupato perché se non si risolve la questione guerra e del caro-benzina anche il nostro volume d'affari in questo periodo, che dovrebbe essere di ripresa dopo mesi difficili, sarà influenzato. Purtroppo siamo una categoria debole, che in questi due anni è martoriata dagli eventi». In sintonia Dario Borrelli di «Totò e Peppino» di Amorosi: «Soprattutto nei weekend facevamo il pienone con clienti provenienti da altre città della Campania. Da alcune settimane il flusso è rallentato. Inoltre i prezzi sono diventati proibitivi, così non si può andare avanti».

La giornata di ieri, comunque, anche grazie al bel tempo ha incentivato le famiglie all'uscita fuori casa, pertanto i ristoranti di maggiore riferimento sia del capoluogo che della provincia, sono riusciti a sbarcare il lunario anche se non hanno registrato il tutto esaurito. Questo il punto di vista di Liliana Guadagno, gestore di «Pepe Nero»: «Per il momento con grande sacrificio stiamo mantenendo i prezzi delle scorse settimane, ma se questa situazione dovesse persistere nei prossimi dieci giorni saremo costretti a rivedere i menu. Diversamente significherebbe lavorare in perdita e noi abbiamo spese e dipendenti da pagare. L'affluenza di clienti non sta mancando, stiamo lavorando discretamente, ma non è uno dei migliori momenti. Siamo tutti preoccupati per gli scenari futuri che ora rappresentano una incognita». Così Franco Fusco, altro operatore con esperienza quarantennale, contitolare de «La Rossella»: «Doveva essere la primavera della ripresa e invece stanno di nuovo arrivando disdette per cerimonie che tutti preferiscono rinviare o annullare. Covid, guerra, psicosi varie e prezzi assurdi stanno frenando ogni attività e il problema da quello che sento non è solo della nostra categoria, che come sempre è tartassata. La cosa assurda è che nessuno interviene. I nostri menu sono invariati, ma ogni mattina quando ordiniamo i prodotti ci arrivano fatture triplicate o quadruplicate rispetto a un mese fa. Così in tanti chiudono». D'accordo Ennio Ucci: «Da quando la psicosi della guerra si è impossessata delle persone stiamo registrando circa la metà in meno di clienti e in compenso i nostri guadagni si sono azzerati per i costi esosi di pasta, ortaggi, pesce, frutta e farina». Telegrafico ma incisivo Rosario Fragnito, titolare di Taverna Paradiso: «La parola d'ordine è resistere. La nottata è lunga, ma deve pur passare».

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