Sant'Arcangelo, nuovo stop alla discarica: «Ora la situazione è critica»

Lombardi esclude il sito dal progetto per il ripristino del ciclo dei rifiuti

La discarica di Sant'Arcangelo
La discarica di Sant'Arcangelo
di Paolo Bocchino
Domenica 25 Giugno 2023, 10:34
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La discarica di Sant'Arcangelo Trimonte non riaprirà. Dopo mesi di schermaglie istituzionali per la gestione dell'impianto, arriva il dietrofront: lo sversatoio resterà chiuso. Lo ha detto a chiare lettere il presidente della Provincia Nino Lombardi nel corso dell'ultima seduta di Consiglio: «Di riapertura non se ne parla. Effettueremo interventi di messa in sicurezza». Un epilogo che giunge per certi versi a sorpresa dopo la pax faticosamente raggiunta tra Provincia e Ato, e malgrado le pressanti sollecitazioni della Regione perché il sito torni in funzione. Salta dunque un tassello del ripristino del ciclo impiantistico del Sannio, azzerato dal 2018. Solo qualche settimana fa, la Rocca confidava di poter affidare il lotto 2 dell'invaso a un concessionario per i prossimi 3 anni, ma lo stesso Ente d'Ambito ne rivendicava la titolarità con tanto di ricorso al Tar. Gara vanificata dalla mancanza di candidature, così come le velleità gestionali dell'Ato attraverso Seam sono naufragate sul nascere.

Ma la ragione più solida della virata potrebbe essere scritta nelle 22 cartelle della perizia eseguita dai consulenti tecnici della Procura Claudio Massimo Colombo e Fabio Cafiero. Un accertamento ultimato a ottobre 2020 ma riproposto integralmente nei giorni scorsi con nota del sostituto procuratore Giulio Barbato al vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola, ai responsabili locali dell'Arpac e ai vertici di Provincia e Ato rifiuti «per le valutazioni di competenza». Iniziativa che appare un monito a tutti gli attori della vicenda, finalizzato a rammentare le tante criticità del sito ancora irrisolte. Promemoria rafforzato nel passaggio conclusivo della comunicazione: «Si resta in attesa di conoscere eventuali determinazioni delle signorie loro in ordine alla gestione dell'impianto di discarica, e al rinnovo della relativa autorizzazione integrata ambientale».

Numerose e gravi le criticità riscontrate dai due consulenti. Colombo, ordinario di Pedologia all'Università del Molise, e l'ingegnere Cafiero hanno accertato la mancata conclusione dei lavori di messa in sicurezza concordati nel 2018 all'atto del dissequestro dell'impianto concesso dal tribunale con prescrizioni. «In assenza dei lavori necessari per la sistemazione e la messa in sicurezza della frana presente nei corpi 3 e 4 della discarica - attestano i due periti - resta alto il rischio di tracimazioni del percolato. Sono stati osservati elementi di contaminazione direttamente riconducibili a perdite di percolato». Quanto alla esistenza di movimenti franosi, i consulenti della Procura definiscono senza mezzi termini «alquanto sconcertante la situazione emersa».

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«Se per il lotto 1 le opere di sostegno realizzate appaiono efficienti, per i lotti 2, 3 e 4 la situazione appare estremamente critica. L'intervento di bonifica della frana a valle dei tre lotti è stato mal progettato, parzialmente eseguito e abbandonato». I ctu indirizzano bacchettate pesanti anche a Regione e Arpac: «Non è possibile verificare la corretta attuazione del piano di caratterizzazione e dei valori di fondo delle sostanze inquinanti (arsenico, boro, alluminio, ferro, manganese, mercurio, nichel, piombo, rame, selenio, fluoruri, solfati) perché la Regione con decreto dell'ottobre 2018 ha cambiato i valori stessi alzando i nuovi limiti di concentrazione soglia, su proposta dell'Arpac che risulta incomprensibile, dando la netta impressione che si volesse alzare i limiti per permettere la riapertura dei lotti 1 e 2». Una sconfessione senza appello che non fa altro che avvalorare le denunce avanzate a gran voce negli anni da cittadini e comitati, puntualmente inascoltati.
Alla luce delle molteplici e gravi criticità, i consulenti concludono: «Appare evidente che nessuno dei lotti della discarica, sia perché saturi, sia perché interessati dal dissesto idrogeologico, è allo stato utilizzabile per lo stoccaggio di ulteriori rifiuti di qualsivoglia genere, anche di peso ridotto, come le ceneri derivanti dalla combustione».

Una fattispecie, quest'ultima, che era quella prevista con il trasferimento dei combusti da Casalduni. Ma Lombardi nell'ultima seduta di Consiglio ha garantito: «Saranno trasferiti fuori provincia».

Va detto che dopo la perizia dei ctu della Procura, la Provincia attraverso la Samte ha eseguito lavori di manutenzione della viabilità, drenaggio e regimentazione delle acque piovane, opere provvisorie di copertura e per la rete di captazione del biogas, principalmente sul lotto 2, terminati a luglio 2022. Interventi che comunque andranno ulteriormente integrati: «Porteremo a termine la messa in sicurezza della discarica - annuncia Lombardi - anche riattivando i finanziamenti stanziati per il consolidamento del versante».
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