Santi Quaranta, nodo eternit: il Comune di Benevento agisce «in danno»

Lo scandalo dei due serbatoi di acqua eternit abbandonati da un anno all'ingresso dell'area archeologica

Nodo eternit a Santi Quaranta
Nodo eternit a Santi Quaranta
di Antonio Martone
Mercoledì 3 Gennaio 2024, 12:00
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I due serbatoi di acqua eternit abbandonati da circa un anno all'ingresso della prestigiosa area archeologica Santi Quaranta, in via Ursus nei pressi della Basilica della Madonna delle Grazie, sono diventati un caso. Nonostante sopralluoghi, voluminosi dossier, verbali, proteste, raccomandate ar, comunicazioni via pec inviate dagli uffici competenti del Comune ed appelli, nulla è stato fatto. Le vasche sono sempre lì e continuano ad essere il poco edificante biglietto da visita per i turisti che anche in questo periodo di vacanze natalizie vanno a visitare il sito, dove, tra l'altro, sono aumentate erbacce e rifiuti. L'ultimo tentativo per risolvere la questione c'è stato lo scorso 23 ottobre, quando il responsabile della U.O. Ambiente Luigi Giordano e il dirigente del III Settore del Comune Maurizio Perlingieri inviarono una pec di invito a rimuovere le due vasche, al nuovo proprietario della particella catastale dove sono stati abbandonati gli oggetti di amianto. Destinatario era l'Amco spa, società con sede legale in via Santa Brigida a Napoli che è detenuta per la quota del 99% dal MEF che ha acquisito una parte di terreni di via Ursus da Intesa Sanpaolo Provis.

«Il paradosso è che ad essere inadempiente - dice l'assessore all'ambiente Alessandro Rosa - è una società dello Stato, facente capo appunto al Ministero dell'Economia.

Si tratta, dunque, di un problema datato, rispetto al quale il Comune purtroppo non ha carta bianca per programmare e progettare, visto che si tratta di rifiuti speciali e pericolosi il cui trattamento coinvolgerebbe Asl ed Arpac. Un vero e proprio caso per un'area che, al di là dell'appezzamento di terreno dove sono state abbandonate le vasche, anche nella restante parte è caratterizzata da un incredibile frazionamento di particelle. In pratica l'intero perimetro che comprende il criptoportico romano e le vestigia della chiesa medievale dei Santi Quaranta, ha una lunga sfilza di proprietari, tutti privati, che naturalmente hanno scarso interesse alla manutenzione, visto che si tratta di suoli inutilizzabili per qualsiasi motivazione essendo vincolati dalla Soprintendenza alle Belle Arti ed al Paesaggio e di fatto, quindi, abbandonati».

Dopo aver atteso inutilmente due mesi, dunque, il Comune a gennaio si organizzerà per la rimozione, agendo in danno, anche se si tratta di una procedura complessa che richiederà una serie di autorizzazioni visto che la controparte è un ente pubblico. Lo stesso Rosa aveva già preannunciato nelle scorse settimane la necessità di procedere con questa linea anche per fare in modo che in vista della primavera, quando le visite aumenteranno, ci sia una situazione più accettabile. «Noi ci siamo sempre attivati per questo posto suggestivo e di grande rilevanza storica - continua Rosa - e tuttora stiamo cercando nell'ambito delle possibilità di gestire nel miglior modo possibile l'intricata questione di Santi Quaranta. Periodicamente inviamo personale dell'Asia a rimuovere rifiuti ingombranti e chiarisco che su questa vicenda abbiamo fatto intervenire anche la stessa polizia municipale a più riprese per sollecitare la pulizia dei vari fondi ai singoli proprietari». Associazioni e appassionati, dal loro canto, oltre a sollecitare la rimozione delle due vasche che costituiscono una sorta di scandalo, chiedono maggiore vigilanza.

«La telecamera c'è, ma non è funzionante e dopo i serbatoi eternit - dice Felice Presta presidente dell'associazione Sannio Report - ci potrebbero essere altri sversatori abusivi e se vogliamo darci una immagine di città attrattiva e turistica bisogna attivarsi. E' indubbio che per Santi Quaranta ci sono problemi legati al fatto che la proprietà è di privati». 

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