Tari alle stelle nel Sannio,
i sindaci pronti a dimettersi

Tari alle stelle nel Sannio, i sindaci pronti a dimettersi
di Gianni De Blasio
Venerdì 12 Luglio 2019, 10:06
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Il Comune di Benevento dovrebbe reperire 657.679 euro da inserire nel riequilibrio finanziario da adottare entro il 31 luglio. Questo in base alla tariffa stabilita dal presidente della Provincia, Antonio Di Maria, che ha aumentato di 14,57 euro pro capite la tassa rifiuti, 10 euro + Iva per ogni abitante residente (secondo i dati Istat aggiornati al primo gennaio 2018). Tariffa pro capite di ogni cittadino del Sannio che, però, nessun sindaco intende porre a carico dei propri amministrati. «È una procedura illegale, non possiamo appostarla in bilancio perché illegittima. Oltre al fatto che una somma simile non sapremmo dove reperirla», ha rilevato il primo cittadino del capoluogo Clemente Mastella.

 

«In ogni caso ha proseguito Mastella, parlando ai colleghi riuniti in assemblea -, costituirebbe un omicidio finanziario, peraltro per un servizio non espletato». Non ce l'ha con Antonio Di Maria, ma occorre fare fronte comune, non badando alle casacche, ma tenendo in primo piano gli interessi dei cittadini «che non ce la farebbero a pagare una Tari già di per sé elevata, né intendo rendere ancor più gravosa la bolletta, meglio dimettersi».
I PRIMI CITTADINI
I sindaci si sentono vittime, obbligati come sono a spalmare sui contribuenti il costo complessivo della gestione rifiuti, ma dai loro amministrati sono scambiati per «carnefici». Meglio assumere un lavoratore per Comune, evitando che siano sacrificati quelli in cassa integrazione (scadenza dal 17 agosto), piuttosto che sopportare ulteriori costi. Il sindaco di Benevento evoca pure gesti clamorosi, magari recandosi con le fasce tricolori sotto Palazzo Chigi. Altra questione, la perequazione dovuta per la gestione delle otto discariche post mortem, balzello che rende più onerosa la tariffa dei contribuenti sanniti di ulteriori 50 euro per tonnellata di rifiuti conferiti. Mai applicata la legge regionale numero 26 del 2016, la Regione avrebbe dovuto predisporre il piano di riparto dei relativi costi in base al numero degli abitanti di ogni singolo Ente d'Ambito. Tutti d'accordo i sindaci: la Provincia dovrà avviare immediatamente un'azione giudiziaria nei confronti della Regione. In molti, a partire da Marino Corda, sindaco di Apollosa, hanno stigmatizzato la pessima gestione della Samte in questi anni. «Se la situazione non si sblocca ha chiosato è giusto rimettere il mandato». Una situazione ancor più drammatica ha prospettato il collega di Telese Pasquale Carofano: ai Comuni che sversano a Santa Maria Capua Vetere, la Gisec ha comunicato che il corrispettivo da pagare a tonnellata non è più 189 bensì schizza a 260 euro. «Piuttosto mi dimetto», ha chiuso Carofano. Quindi, Giovanni Mastrocinque di Foglianise, Pompilio Forgione di Solopaca, Stefano Zarro vice sindaco di Sant'Angelo, Nicola Grasso di Campoli, linea comune per dare battaglia, con tante perplessità sul futuro della Samte.
LA ROCCA
A loro, il presidente della Provincia Antonio Di Maria ha spiegato che il suo è stato un atto dovuto, ha ereditato una situazione di deficit spaventoso nella Samte, si è già in piena crisi dei rifiuti, soprattutto l'umido a giorni non sarà più ritirato, essendo saltato l'impianto di Padova 3, ma pure gli Stir avranno ben presto difficoltà con l'indifferenziata. Stamattina, altra assemblea, stavolta alla Rocca dei Rettori: da definire una mozione come atto politico oltre ad iniziative amministrative per bloccare le fatture dei 10 euro pro capite per l'anno in corso. Proprio ieri, la Regione ha comunicato alla Samte di aver ammesso a finanziamento l'impianto di compostaggio presso lo Stir di Casalduni per l'importo di 11.136.615,43 euro.
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