Chiesa gremita e cielo grigio, l'ultimo saluto al poliziotto Nicola Barbato, medaglia d'oro al valor civile, morto a 61 anni a causa di una polmonite, ha visto ieri una commossa partecipazione. A Teverola, dov'è stato proclamato il lutto cittadino, sono arrivati in centinaia nella chiesa San Giovanni evangelista per onorare il vice sovrintendente della squadra mobile di Napoli che nel 2015 rimase gravemente ferito durante un'operazione antiracket a Fuorigrotta. Ad attendere il feretro, accolto da un lungo applauso, anche il capo della Polizia Vittorio Pisani.
Pisani, visibilmente commosso, ha abbracciato i familiari di Nicola Barbato: la vedova Angela e i due figli, Giovanna e Luigi, che hanno seguito le orme del papà in polizia.
«Non è mai semplice trovare nel lutto le parole adeguate, anche le più belle e affettuose possono essere difficili da comprendere e per noi ha detto Pisani dall'altare - non saranno adeguate per onorare il sacrificio di un collega che ha donato la sua vita per la legalità. È ancora più difficile in questo caso ha aggiunto - per aver avuto l'onore di lavorare insieme, ogni parola potrebbe apparire, dunque, retorica e addirittura di circostanza e credo che Nicola non meriti questo».
Il capo della Polizia ha voluto così ricordare Barbato attraverso delle immagini, due in particolare: «La prima riguarda il sorriso con il quale ha accettato la sofferenza provocata dal suo lavoro, ci ha dato un grande esempio e per questo resterà sempre vivo - ha sottolineato Pisani - la seconda, invece, riguarda i suoi figli che avrebbero potuto scegliere qualsiasi ufficio della pubblica amministrazione, ma hanno scelto la polizia, segno che Nicola ha portato nelle mura domestiche l'amore per il suo lavoro». Ricordo, ma anche impegno. Pisani ha rassicurato la moglie del poliziotto: «Accoglieremo i tuoi figli come i nostri figli, come solo la grande famiglia della polizia di Stato sa fare».
Pisani, ricordando un'intervista in cui Nicola diceva che «si può vivere anche senza le gambe», ha affermato: «Noi abbiamo il dovere di far girare sulle nostre gambe il suo esempio, se ognuno di noi nel quotidiano servizio riuscirà a far camminare la gioia e la dedizione di Nicola per il suo lavoro, onoreremo il suo sacrificio non solo oggi ma tutti i giorni della nostra vita». Giovanna e Luigi sono in servizio alla questura di Caserta e, ieri, il questore Andrea Grassi li ha sostenuti con amorevolezza. «Sai cosa devi fare - ha detto Grassi a Giovanna salutandola all'esterno della chiesa ogni volta che vorrai e che avrai bisogno, chiama». «Adesso dobbiamo avere la forza di sostituirci al padre ha aggiunto perché le idee e la forza del padre ora devono camminare su quelle dei figli». Nicola amava la sua divisa e sapeva quanto fosse difficile il suo lavoro: «Fare il poliziotto a Napoli - aveva detto una volta - non è come farlo in altre città, Napoli ti chiede un po' di più in tutto, di rinunciare a molte cose, ma tu lo fai per onorare la tua grande famiglia, quella a cui hai promesso di esserci anche fino all'estremo sacrificio e io ci sono andato vicino». E ieri quella famiglia, presente anche con il questore di Napoli Maurizio Agricola, non ha fatto mancare la sua presenza.
A ricordarlo anche i colleghi del suo corso: «Ci siamo conosciuti nel 1987 e da allora non ci siamo più lasciati e nel nome della tua sofferenza ci siamo trasformati nelle tue gambe». A portare il proprio omaggio anche il presidente della Federazione nazionale antiracket Luigi Ferrucci. «A Nicola, con cui abbiamo svolto tante iniziative a sostegno degli imprenditori vittime di racket, va espressa la nostra più profonda gratitudine ha affermato Ferrucci sono uomini come lui a fare la differenza nell'affermazione della giustizia». Tanti i messaggi di cordoglio istituzionale arrivati alla famiglia di Nicola dai vertici istituzionali, anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ne ha ricordato l'impegno con un post sui social.