«Finisce un calvario durato 4 anni e mezzo ma finalmente è stata ristabilita anche la verità giudiziaria, ad ulteriore riprova della rigorosa e trasparente azione amministrativa portata avanti nel mio quinquennio alla guida dell'ente di bonifica».
Così, in una nota, Pietro Andrea Cappella, ex presidente del Consorzio di bonifica del Sannio-Alifano, commenta l'archiviazione del procedimento giudiziario a suo carico decisa nei giorni scorsi dal gip Ivana Salvatore del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nell'ambito dell'inchiesta «Assopigliatutto», del 13 settembre 2016.
In qualità di presidente uscente e ricandidato alla guida del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, a Cappella venne notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di corruzione aggravata e turbativa d'asta.
«Finalmente giustizia è fatta - dice Cappella - dopo 4 anni e mezzo finisce il mio calvario.
L'indagine portò a 20 arresti, tra cui gli allora sindaci di Piedimonte Matese Enzo Cappello e di Alvignano Angelo Di Costanzo, che allora era presidente della Provincia di Caserta; entrambi stanno affrontando il dibattimento. Cappella fu arrestato e scarcerato due settimane dopo, ma non fu ovviamente rieletto alla guida del Consorzio. L'indagine riguardava gli appalti pubblici che la società Termotetti dell'imprenditore Luigi Imperadore (anch'egli sotto processo) aveva in giro per i comuni dell'Alto-Casertano; appalto che la Termotetti, secondo la Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, avrebbe ottenuto corrompendo gli amministratori comunali con soldi e regali vari.