Caserta, avvocato a processo per diffamazione: difendeva l'ex moglie di un magistrato

Protagonista dell'episodio che sta facendo parlare in tutti i fori giudiziari italiani è l'avvocato Michele Di Francesco

Avvocato accusato di diffamazione da un magistrato a Caserta
Avvocato accusato di diffamazione da un magistrato a Caserta
di Biagio Salvati
Venerdì 22 Marzo 2024, 10:01 - Ultimo agg. 23 Marzo, 16:08
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La stesura di una memoria a difesa della propria assistita, con la contestazione di alcune prove presentate dalla controparte in una causa di separazione, fa finire sotto processo uno stimato avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere che dovrà rispondere di diffamazione semplice davanti al giudice di pace il 17 maggio. La sua “colpa” quella di avere «offeso e denigrato ripetutamente utilizzando espressione e toni palesemente aggressivi e ingiuriosi, l'onore e la reputazione professionale» dell'ex marito della sua assistita, un magistrato che oggi esercita in un distretto giudiziario fuori dalla Campania.

Protagonista dell'episodio che sta facendo parlare in tutti i fori giudiziari italiani è l'avvocato Michele Di Francesco il quale, il primo febbraio, in un articolato esposto - dove illustrava la cronologia degli eventi inviato per conoscenza ad altri vertici giudiziari - aveva chiesto la tutela al Consiglio dell'Ordine degli avvocati che non è mai arrivata nero su bianco. Il caso è scoppiato dopo la pubblicazione di una nota di solidarietà espressa dalla Camera Civile di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dall'avvocato Roberto Santoro il quale, non entrando nel merito della vicenda ha raccolto le doglianze del collega manifestando la sua vicinanza a Di Francesco, circostanza apprezzata da molti iscritti del foro. 

Interpellato dal Mattino, Di Francesco spiega: «Svolgo da oltre 40 anni la professione forense con assoluta dedizione e abnegazione e sempre nella totale osservanza delle leggi che regolano il processo, con il dovuto rispetto dei ruoli.

Non è ovviamente una questione personale. L'Ordine forense prosegue - mi ha espresso solidarietà a voce riservandosi di attendere l'esito del giudizio penale. Avevo chiesto all'organismo di adoperarsi per la tutela, fondamentale ai fini dell'esercizio del diritto di difesa, riconosciuto dalla Carta Costituzionale. Aggiungo che le mie contestazioni sulle prove presentate sono state ritenute illegali da due tribunali».

Una questione che la Camera Civile di Santa Maria Capua Vetere si è limitata a esaminare sotto l'aspetto del diritto di difesa, precisando che i fatti «costituiscono sotto il profilo etico-professionale una profonda lesione della dignità dello stimato collega. Senza entrare nel merito della contestazione penale all'esame, le memorie e gli scritti difensivi prodotte dal collega nell'interesse della propria assistita, sono rientranti nell'alveo della continenza del diritto di difesa esercitato dall'avvocato prosegue la nota. Utilizzare l'ordinamento giuridico come deterrente è un evidente segno della mortificazione del diritto di difesa che si traduce nello sfregio al ruolo dell'avvocato. Appare indifferibile una riflessione concreta, e non astratta o di circostanza, sul rapporto fra tutte le parti del processo nel nostro foro. La migliore gestione della giustizia conclude la nota - non può che passare dal rispetto dei ruoli, senza abuso di alcun genere, ispirato pertanto alla collaborazione paritaria ed al rispetto di tutte le parti. Collaborazione che può e deve avere un unico presupposto, la riconosciuta e consapevole appartenenza ad un unico meccanismo: la giustizia». 

Nella serata di ieri, una nota dell'avvocato Bernardino Lombardi, che assistite il magistrato, ha voluto rimarcare che il rinvio a giudizio dell'avvocato Di Francesco è stato deciso «non per avere il legale esercitato il suo legittimo ufficio di difensore ma per alcune espressioni offensive utilizzate che si omettono volutamente di citare».

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