Fondi Ue, va in tribunale lo scontro De Luca-Fitto

Nel mirino del presidente della Regione anche alcuni media

Vincenzo De Luca
Vincenzo De Luca
di Adolfo Pappalardo
Domenica 3 Marzo 2024, 07:56 - Ultimo agg. 14:23
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Ecco servito il nuovo capitolo dell'ormai eterno scontro tra il governatore De Luca e il ministro per la Coesione Fitto: il primo querela il secondo per diffamazione «per le affermazioni false e calunniose in merito alla vicenda dei Fondi Coesione». Come se già non bastasse la guerra a carte bollate, tuttora in corso, sul mancato riparto per la Campania che dovrebbe ricevere 5,9 miliardi di euro. Soldi su cui lo scontro, da mesi durissimo, è culminato con la manifestazione a Roma di metà febbraio e con la campagna di manifesti contro il governo organizzata dal governatore De Luca.

In mezzo le aule di tribunale dove ha fatto ricorso palazzo santa Lucia. Nell'ordine il Tar, che ha parzialmente accolto la tesi della Regione ed ha dato 45 giorni di tempo per risolvere la questione, pena la nomina di un commissario (ma il governo ha fatto appello), la Corte dei Conti e la giustizia ordinaria. Poi due giorni fa una lettera del ministro ai 550 sindaci campani in cui, sostanzialmente, faceva presente come a essere inadempienti non sono i suoi uffici ma la Regione Campania.

Missiva in cui si ribadiva «l'impegno del governo a fare tutto il necessario per venire incontro alle esigenze dei territori, ed a procedere, anche in Campania come sta avvenendo con tutte le altre Regioni, alla definizione degli Accordi per la Coesione». Stanziare i fondi, insomma. Ma lo stop è colpa di palazzo Santa Lucia, secondo il ministero. Perché l'erogazione delle risorse non può avvenire «senza la previa acquisizione della lista completa degli interventi da finanziare. Lo stesso 16 febbraio, ho inviato una nota alla Regione per sollecitare la trasmissione di tale documentazione. La Regione era chiaramente inadempiente, e non il governo». Progetti - scrive il ministro - inviati solo il 29 febbraio.

Ricostruzione diffamatoria per De Luca che ieri mattina decide di querelare, come se già i rapporti istituzionali tra ministero e Regione non fossero già compromessi. «Ho dato mandato agli uffici regionali di sporgere querela per diffamazione nei confronti del ministro Fitto e di alcuni organi di stampa (due quotidiani che hanno sostanzialmente dato del «bugiardo» al governatore, ndr)», fa sapere De Luca. E attacca: «Il ministro dopo un oltre un anno e mezzo di tempo perso fra verifiche, controverifiche, richieste di chiarimenti, richieste di integrazioni, richieste di precisazioni pretestuose, immotivate ed arbitrarie - non avendo più nessun argomento con cui giustificare la sua clamorosa inconcludenza ed il suo ostruzionismo, ha adottato la strategia della confusione, della falsificazione, dei pretesti infiniti». E, «non avendo il ministro mai avuto il coraggio di misurarsi in un confronto pubblico», quasi si giustifica De Luca, rimarca come non ci sia «altro da fare che rivolgersi alla magistratura, in attesa che il ministro stesso dia attuazione alla sentenza del Tar Campania, che gli ha assegnato 45 giorni di tempo per concludere l'accordo di coesione con la Regione. Tutto il resto è fumo».

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Ovviamente passano pochi minuti e si scatena il centrodestra mentre nessuna voce, come sempre, si leva dal centrosinistra. Non perché il tema non sia condiviso dalle forze di opposizione ma perché c'è ormai la consapevolezza di come lo scontro per i fondi sia stato portato irrimediabilmente fuori dai normali canali. Ed a farlo notare è proprio la Lega che evidenzia il diverso approccio sui fondi tra De Luca e il presidente campano dell'Anci Carlo Marino. «Emergono due dati di granitica certezza: la totale malafede del governatore De Luca, e l'acritica adesione alla sua sceneggiata romana da parte di Anci Campania. A Marino sarebbe bastata un po' di attenzione in più nella valutazione della corrispondenza in corso tra regione e ministero per evitare di farsi trascinare nella indegna gazzarra innescata da De Luca. Più cauto è stato Manfredi che, - fa notare il coordinamento regionale della Lega - puntando sul civile dialogo istituzionale, ha riconosciuto come il governo abbia assicurato alla città maggiori fondi e nessun taglio».

Il partito della Meloni e di Fitto, invece, con la notizia della querela si schiera a testuggine contro il governatore. «La vergognosa campagna di manifesti contro il governo, pagati con i soldi pubblici, orchestrata da De Luca, viene ora affiancata pure da denunce conto il ministro Raffaele Fitto. La maleducazione di questo soggetto cresce a dismisura, così come il suo disprezzo per le istituzioni», attacca infatti Michele Schiano Di Visconti, deputato e coordinatore napoletano di Fdi. «Non avendo più argomento alcuno per difendere la più ignobile delle posizioni istituzionali, ora finge di ricorrere ai giudici per lesa maestà», afferma il senatore di Fdi Sergio Rastrelli. E così i due parlamentari, sempre di Fdi, Imma Vietri e Antonio Iannone. «Ancora una volta De Luca non risponde nel merito e annuncia denunce contro tutti. È ormai alle battute finali», dice la prima. «Si sente in liquidazione politica e vuole fare gli ultimi giorni di Pompei», rincara il secondo. Preferisce ironizzare, invece, Edmondo Cirielli, vice ministro degli Esteri. «Ormai in preda alla disperazione, perché abbandonato dal suo partito, De Luca non trova di meglio che rivolgersi per la seconda volta alla magistratura penale per contestare un inesistente reato di diffamazione al ministro Fitto. Quasi - ironizza - sono un po' geloso delle morbose attenzioni giudiziarie sul ministro Fitto e non sul sottoscritto...».

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