«Caccia al cinghiale:
proroga o siamo finiti»

«Caccia al cinghiale: proroga o siamo finiti»
di Antonio Borrelli
Domenica 2 Gennaio 2022, 11:00
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Tuberi, mais, verdure, frutta, grano e le più svariate colture. Non c'è pace per gli agricoltori dell'alto Casertano e del Matese, da anni alle prese con l'emergenza dei cinghiali, che lungo tutto lo Stivale devastano i campi coltivati con danni irreparabili di centinaia di migliaia di euro.

Proprio ieri si è chiuso il periodo individuato dalla Regione Campania nel calendario venatorio per il prelievo del cinghiale, aperto il 2 ottobre scorso. Ma la pressione di questi animali selvatici sul territorio denuncia Coldiretti Campania aumenta pericolosamente, mettendo a rischio l'incolumità delle persone e il lavoro degli agricoltori. Secondo la confederazione degli agricoltori campani fioccano infatti segnalazioni da tutta la regione, alto Casertano compreso. «Pertanto Coldiretti Campania chiede all'assessorato regionale all'Agricoltura di rivedere la chiusura del periodo venatorio per il contenimento del cinghiale, prorogandola al 31 gennaio 2022». Una richiesta che era stata già inoltrata in estate, come conferma l'associazione di categoria: «E' ormai da mesi che Coldiretti sta tentando di portare all'attenzione del Parlamento e di tutte le Regioni l'impegno a trovare una soluzione adeguata al problema dei danni sopportati dalle imprese agricole, mentre aumenta il rischio di chiusura e di abbandono di attività anche da parte dei giovani, che svolgono un ruolo essenziale di custodi dell'ambiente contro i rischi del cambiamento climatico».

Sempre secondo Coldiretti, «nell'anno dell'emergenza Covid in Italia si è verificato un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti a causa dell'invasione di cinghiali e animali selvatici che non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la salute delle persone».

Nell'estate del 2020 il fenomeno ha coinvolto anche l'alto Casertano: a luglio a Pietramelara un agricoltore ha denunciato sui social i danni subiti da un branco di cinghiali, che durante la notte avevano praticamente distrutto il suo campo di nocciole. Nelle stesse settimane arrivavano segnalazioni anche da Pietravairano, dove gli agricoltori sono loro malgrado abituati alla presenza costante dei cinghiali. Durante la notte intere coltivazioni di granturco vennero distrutte. E poi ci sono stati gli incidenti stradali: tra Pietramelara e Vairano due ragazze per evitare un branco di cinghiali avevano perso il controllo dell'auto, ribaltandosi. Sulla Casilina, invece, nei pressi di Taverna Zarone un'auto centrò in pieno un cinghiale sulla carreggiata. Chi ha provato ad agire in autonomia per contrastare l'emergenza è il sindaco di Roccamonfina Carlo Montefusco, che già l'anno scorso ha presentato alla Regione un piano di controllo sui cinghiali per l'intero parco regionale «Roccamonfina-Foce del Garigliano» - particolarmente ricco degli animali selvatici. I boschi del vulcano di Roccamonfina costituiscono infatti un rifugio ideale per gli animali: oltre ai cinghiali, la volpe, il tasso, la faina, la lepre. Ma a differenza delle altre specie di piccoli mammiferi che vivono isolati e al sicuro, i cinghiali tendono ad avvicinarsi alle zone abitate dall'uomo e non raramente mettono in pericolo le popolazioni locali. «Di fronte all'emergenza senza precedenti che si è estesa dalle campagne alle città serve un impegno concreto e costruttivo a tutti i livelli istituzionali, senza pregiudizi ideologici, per garantire la tenuta del sistema a agricolo e la sicurezza della popolazione», conclude Coldiretti Campania. E gli agricoltori dell'alto Casertano, intanto, attendono.

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