Tuberi, mais, verdure, frutta, grano e le più svariate colture. Non c'è pace per gli agricoltori dell'alto Casertano e del Matese, da anni alle prese con l'emergenza dei cinghiali, che lungo tutto lo Stivale devastano i campi coltivati con danni irreparabili di centinaia di migliaia di euro.
Proprio ieri si è chiuso il periodo individuato dalla Regione Campania nel calendario venatorio per il prelievo del cinghiale, aperto il 2 ottobre scorso. Ma la pressione di questi animali selvatici sul territorio denuncia Coldiretti Campania aumenta pericolosamente, mettendo a rischio l'incolumità delle persone e il lavoro degli agricoltori. Secondo la confederazione degli agricoltori campani fioccano infatti segnalazioni da tutta la regione, alto Casertano compreso. «Pertanto Coldiretti Campania chiede all'assessorato regionale all'Agricoltura di rivedere la chiusura del periodo venatorio per il contenimento del cinghiale, prorogandola al 31 gennaio 2022». Una richiesta che era stata già inoltrata in estate, come conferma l'associazione di categoria: «E' ormai da mesi che Coldiretti sta tentando di portare all'attenzione del Parlamento e di tutte le Regioni l'impegno a trovare una soluzione adeguata al problema dei danni sopportati dalle imprese agricole, mentre aumenta il rischio di chiusura e di abbandono di attività anche da parte dei giovani, che svolgono un ruolo essenziale di custodi dell'ambiente contro i rischi del cambiamento climatico».
Sempre secondo Coldiretti, «nell'anno dell'emergenza Covid in Italia si è verificato un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti a causa dell'invasione di cinghiali e animali selvatici che non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la salute delle persone».