Camorra & rifiuti connection,
libero l'imprenditore Parente

Camorra & rifiuti connection libero l'imprenditore Parente
Camorra & rifiuti connection libero l'imprenditore Parente
di Marilù Musto
Mercoledì 10 Marzo 2021, 22:32 - Ultimo agg. 11 Marzo, 17:30
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Affiliato al potente clan camorristico di Michele Zagaria? Facile a dirlo, difficile dimostrarlo. Per il tribunale del riesame di di Napoli non bastano le confessioni di quattro pentiti per tenere in carcere Raffaele Parente, l'imprenditore del casertano arrestato dalla Procura antimafia di Napoli - pm Maurizio Giordano - il 23 febbraio scorso. L'ordinanza emessa dal gip di Napoli venti giorni fa è stata annullata totalmente dal tribunale del riesame di Napoli - presidente Russo - sulla base di alcuni elementi della difesa portati in udienza dal legale Ferdinando Letizia.

Parente, gestore di un'azienda di Casapesenna che si occupa di trasporti di rifiuti dagli Stir (sito di tritovagliatura dei rifiuti) al termovalorizzatore, era stato accusato dai collaboratori di giustizia, ex affiliati al clan dei Casalesi, di essere un componente organico al cartello criminale degli Zagaria.

Il suo nome spunta anche nel processo Spartacus I quando, sul finire degli anni '80, scampa a un agguato di camorra lungo la litoranea di Formia, dove viene ucciso Bartolomeo Piccolo. Parente si trovava lì, quel giorno. Restò vivo solo per una fortuita coincidenza.  Ma stando ai pentiti - fra loro spunta il nome di Nicola Schiavone, il figlio del boss Sandokan, ma anche Luigi Cassandra, prestanome di Trentola Ducenta di Zagaria - Raffale Parente avrebbe ricevuto dal boss Michele Zagaria "capastorta" un favore. In pratica, stando ai verbali dei pentiti, il «capo dei capi» di Casapesenna ripianò dei debiti di gioco che l'imprenditore aveva accumulato. Non solo: anche gli appalti successivi nel settore rifiuti vinti dalle aziende collegate a Parente, sarebbero stati opera di Zagaria. Tutto da dimostrare, per i giudici di Napoli. Di certo, nel 2002 Raffaele Parente si trovava a Modena dove si occupava di trasporto di argilla e non nel casertano, come spiegano alcuni ex camorristi. È pur vero che in passato intascò pure una interdittiva antimafia. Parente scomode: era il cognato di Antonio Salzillo (nipote del capostipite del clan, Antonio Bardellino), ma successivamente compare come imprenditore che denuncia il clan dei Casalesi. Insomma, per ora Parente resta libero in attesa delle decisioni della procura Antimafia. 

Sostanziale per la scarcerazione è stato l'errore di trascrizione di un perito consulente della Procura che in una intercettazione del 2006, sembra confondere Parente con il nome Peppe, pronunciato dalla persona intercettata. 

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