Strangola la madre in casa poi chiama il 113, era in cura

Francesco, 29 anni, ha colto Patrizia Vella Lombardi alle spalle: non si parlavano da due giorni

Il palazzo della tragedia in via Santa Maria degli Angeli
Il palazzo della tragedia in via Santa Maria degli Angeli
di Claudio Lombardi
Mercoledì 15 Novembre 2023, 07:56 - Ultimo agg. 16 Novembre, 07:31
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Si sarebbe consumata in un contesto familiare difficile la vicenda di Patrizia Vella Lombardi, 54 anni, di Capodrise, strangolata dal figlio, reo confesso, ieri mattina, nella sua abitazione al civico 12 di via Santa Maria Degli Angeli. Nello stesso palazzo abita il fratello della vittima, Gianni Vella, parroco della chiesa di San Giovanni Paolo II, nel quartiere di San Giuliano, a Marcianise, nonché vicario generale della Diocesi di Caserta. Patrizia, che nel quartiere tutti chiamavano Rosa, era una casalinga; da tempo separata dal marito, viveva con il figlio, Francesco Plumitallo, 29 anni, un ragazzo problematico seguito dall'Unità di salute mentale del Distretto 16 dell'Asl di Caserta e da uno psichiatra di Casagiove. Per lui, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha formulato l'ipotesi di reato di omicidio volontario pluriaggravato.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Plumitallo, intorno alle 8, sarebbe uscito a fare colazione in un bar nelle vicinanze; mezz'ora più tardi, sarebbe rientrato e avrebbe aggredito, alle spalle, la madre, con la quale non si parlava da due giorni. La donna era in cucina. Le avrebbe stretto le mani al collo, lasciandola senza respiro. Patrizia avrebbe provato a difendersi e a divincolarsi, ma la furia del figlio sarebbe stata incontenibile. Alla base del litigio, a quanto pare, i farmaci che il ragazzo non assumeva con regolarità; il che gli provocava frequenti scatti d'ira e i rimproveri della madre.

Sarebbe stato lo stesso Plumitallo a chiamare il 113 e ad avvertire alcuni parenti, confessando il delitto: «Correte, l'ho strangolata!».

In via Santa Maria Degli Angeli, intorno alle 9, sono giunti i poliziotti del commissariato di Marcianise, coordinati dal vicequestore aggiunto Valerio Consoli, gli agenti della polizia municipale, con il comandante Clemente Piccolo, e un'ambulanza del 118. I medici hanno pure provato a rianimarla, ma, alla fine, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna; a quel punto, è stato richiesto l'intervento del Nucleo di polizia scientifica per i rilievi dattiloscopici.

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Sul posto, è accorso anche don Gianni Vella, visibilmente sconvolto. Il sacerdote ha voluto vedere la sorella priva di vita, poi ha parlato con gli inquirenti e, senza rilasciare dichiarazioni, si è allontanato. Quando è arrivata la polizia, Plumitallo era vicino al corpo della madre, in uno stato di agitazione. Senza opporre resistenza, è stato portato in commissariato e interrogato dal pm Giacomo Urbano. Al magistrato, in lacrime, avrebbe ricostruito la dinamica del delitto e si sarebbe detto pentito del gesto, compiuto, così avrebbe riferito, in preda a uno stato di confusione mentale. Difeso dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, è stato portato al carcere di Santa Maria Capua Vetere; ora, è in attesa che il gip si esprima sulla convalida. Ad agosto, Patrizia aveva denunciato l'incendio della sua auto e, pare, avesse indicato alla polizia proprio il figlio come il possibile autore.

Tuttavia, nonostante tra madre e figlio ci fosse una quotidianità così complessa e fatta di continue liti, la donna era riuscita a contenere il suo dramma tra le mura domestiche, forse afflitta dalla vergogna o dal senso di colpa. Lo condivideva solo con il fratello Gianni e con pochi intimi: «Sono senza parole racconta Alessandro, un vicino ero sceso a fare la spesa e, quando sono tornato, la strada era chiusa da un'auto dei vigili urbani. Poi, ho visto la polizia, sembrava di essere in un film. Rosa era una donna discreta e riservata, chissà quanto ne ha dovuto subire». Chi, invece, sapeva, sebbene non nasconda l'incredulità per come è finita, è don Giuseppe Di Bernardo, il parroco di Capodrise. «Sono sconvolto dice , tutta la comunità lo è. Mi stringo al dolore della famiglia e a quello di don Gianni, che stava gestendo questa vicenda con sacrificio ed eroismo cristiano. Conosco Francesco, abbiamo pure parlato: mi ha detto che da bambino era negli scout. Da Pasqua frequentava la parrocchia, lo vedevo a messa, seguiva le nostre attività, sembrava stesse recuperando. Un gesto così violento, così estremo resta per me incomprensibile. Pregherò per lui e per la povera Rosa, che ce l'ha messa tutta».
 

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