Raffaele Turco: «Basta violenza nel nome di mio figlio»

Il padre della vittima: "Chiedo scusa al sindaco ma non sono stati gli amici di mio figlio"

Raffaele Turco con la foto del figlio ucciso
Raffaele Turco con la foto del figlio ucciso
di Teresa Scalzone
Domenica 2 Luglio 2023, 10:01 - Ultimo agg. 3 Luglio, 15:54
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«Basta violenza! Condanno questi episodi perché non sono degni di mio figlio e nessuno deve permettersi di fare queste azioni in suo nome». A parlare è Raffaele Turco, padre di Giuseppe, il diciassettenne di Villa Literno ucciso con otto coltellate in piazza Villa a Casal di Principe. Il padre di Giuseppe prende le distanze dal raid dei ragazzi liternesi che hanno aggredito passanti e imbrattato le mura dello storico bar-caffetteria Morza a Casal di Principe. «Gli amici di mio figlio non sono violenti e non fanno queste cose ha ribadito Raffaele mio figlio amava la vita e non avrebbe condiviso un simile comportamento. Chiedo scusa alla comunità di Casal di Principe e al sindaco che la rappresenta».

La Prefettura, intanto, ha convocato il Comitato per l'Ordine pubblico per martedì e sono state già predisposte misure speciali per Casal di Principe e Villa Literno. A scendere in campo accanto a papà Raffaele è anche Marisa Diana, assessore alla Pubblica istruzione di Casal di Principe che fa appello direttamente al ministro dell'Istruzione e del merito, affinché intervenga alla radice e metta fine alle devianze giovanili diffuse ovunque. «Bisognerebbe iniziare a ripristinare le fondamenta del sistema educativo, familiare, scolastico e sociale afferma Diana - sui social continuano a invocare più controlli, carabinieri, polizia ed è giusto, ma queste persone non si rendono conto che questo crea uno stato di polizia, espressione del fallimento della società civile.

Quello che oggi possiamo registrare è la perdita di autorevolezza da parte delle agenzie educative, in primis, famiglia e scuola. Psichiatri e pedagogisti come Crepet e Galimberti continuano ad affermare che "i genitori, ormai, sono servi dei figli". Nella scuola invece i docenti sono spesso vittime di alunni e genitori. Senza il contenimento in età infantile e adolescenziale, ritroviamo ragazzi in balìa di se stessi e dei propri impulsi».

Dunque, nel mirino ci sono la scuola e la famiglia, ma soprattutto i social. «Altro fattore negativo aggiunge l'assessore Marisa Diana - riguarda il ruolo della rete e dei social. I ragazzi non distinguono più il reale dal virtuale. La morte in un video è considerata uguale a quella dal vivo, c'è una sorta di pericolosa assuefazione. Come docente chiederei la scomparsa dei cellulari dal mondo scolastico. A cosa servono se non a distrarre gli alunni e a non farli dialogare tra loro? È vero che il ministro ha fatto una circolare di divieto di utilizzo, ma bisognerebbe vedere se e come è stata applicata. La scuola dovrebbe diventare il luogo del contropotere al potere negativo dei social, il luogo dove si pensa, si riflette, si comunica faccia a faccia e si collabora con gli altri. Se non lo fa la scuola, chi lo farà? Chi insegnerà ai ragazzi a ragionare?».

Video

Attualmente, però, la situazione richiede interventi a breve termine. «Ho chiesto alla Prefettura di intervenire subito e mi hanno garantito che già da stasera si provvederà a inviare controlli adeguati», spiega il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale che ieri mattina è stato contattato dal sindaco di Villa Literno, Valerio Di Fraia. «Purtroppo, tragedie simili - continua Natale - rientrano in fenomeni che vanno ben oltre i limiti geografici casalesi. Solo pochi giorni fa due sedicenni hanno ucciso a calci un senza tetto a Pomigliano d'Arco, mentre a Roma due ragazzi hanno ucciso un bambino per fare gli sbruffoni andando ad alta velocità con un'auto. Qui abbiamo numerose organizzazioni che vedono molti giovani protagonisti di attività di solidarietà. Questo non significa trascurare il lato oscuro, i gruppi marginali, i tanti ragazzi senza un orientamento etico. Per questo motivo continuo a portare avanti tantissime iniziative».

La paura di un ritorno al passato è sulla bocca e nel pensiero di tutti, ma nessuno lo vuole e ancor di più chi per anni ha combattuto in prima linea contro la criminalità organizzata. «Da quello che abbiamo capito continua il primo cittadino - la motivazione di quanto accaduto la sera del 30 giugno sarebbe stata una sorte di vendetta per la morte del giovane ucciso il giorno precedente. Io ritengo che sia solo un modo per giustificare azioni dettate dal proprio istinto bestiale o peggio ancora, per affermare un dominio. Si vuole ritornare ad una sorte di guerra fra bande? È qualcosa di un passato che non vogliamo più vivere. Non lo consentiremo. La stragrande maggioranza di Casalesi e liternesi dicono "no, no, no", non vi consentiremo di riportare paura e insicurezza nelle nostre strade. E non è consentito neanche strumentalizzare un evento tragico come la morte di un ragazzo, a giustifica delle proprie azioni incivili. Lasciamo alla giustizia il compito di punire i colpevoli».
 

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