Caserta, 35 arresti e sequestri per 50 milioni:
smantellato il sistema appalti dei Casalesi

Caserta, 35 arresti e sequestri per 50 milioni: smantellato il sistema appalti dei Casalesi
di Leandro Del Gaudio
Martedì 3 Maggio 2022, 10:03 - Ultimo agg. 4 Maggio, 08:04
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Imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone, compaesani e omonimi dei boss dei casalesi, finiscono in cella al termine delle indagini sui presunti appalti truccati all’ombra di Rfi. A distanza di pochi giorni dal blitz a carico dei Moccia, arriva una seconda ordinanza di custodia cautelare (gip Cervo), a carico di presunti prestanome e colletti bianchi ritenuti in odore di camorra. 

Indagine dei pm Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, attenzione rivolta sui fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone (entrambi residenti a Posillipo),  non nuovi alle indagini della Dda di Napoli. Partiamo da una premessa: rispettivamente coinvolti nel processo Spartacus (Nicola venne assolto, Vincenzo fu condannato a due anni), i fratelli Schiavone avrebbero negli anni creato una rete imprenditoriale capace di sostenere la famiglia di Francesco Sandokan Schiavone. In cella finiscono anche Dante Apicella, ritenuto a capo di una sorta di sistema imprenditoriale in grado di gestire proventi di commesse imprenditoriale che avrebbero foraggiato il sistema criminale dei casalesi. È in questa indagine che emerge la frase ricondotta ai vertici del clan «abbiamo arato la terra», a proposito dei presunti proventi illeciti assegnati a prestanome all’inizio della loro fenomenologia criminale. 

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In una seconda ordinanza di custodia cautelare, finiscono sotto inchiesta Francesco Chianese, dipendente di una banca vesuviana, ritenuto responsabile di aver dato notizie coperte da segreto istruttorio a uno degli indagati nel filone principale, dopo aver ricevuto un decreto di esibizione di atti da parte dei carabinieri. Il dipendente della banca avrebbe informato Crescenzo De Vito, imprenditore finito nell’inchiesta principale che, dopo aver acquisito informazioni riservate avrebbe messo in azione il ruolo di un penalista di Napoli nord e di un maresciallo dei carabinieri: parliamo di Matteo Casertano; e di un maresciallo dei carabinieri (che risulta indagato a piede libero), entrambi compulsati a trovare altre informazioni sul conto dell’imprenditore.

Per Chianese è scattato il divieto a esercitare attività bancaria; mentre per De Vito e Casertano scattano gli arresti domiciliari.

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