Caserta, deposito nella chiesa diventa dimora per clochard

Don Antonello: si gelava e così ho deciso di aprire

Don Antonello
Don Antonello
di Nadia Verdile
Martedì 16 Gennaio 2024, 08:11
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Si chiama Casa di prima accoglienza "Nostra Signora di Lourdes" ed è l'ultimo "miracolo" targato don Antonello (in foto). «Avevamo in parrocchia spiega il parroco Giannotti un piccolo deposito abbandonato. Lo abbiamo svuotato, ripulito, tinteggiato. Abbiamo messo l'impianto di aria calda e aria fredda, due letti. Abbiamo reso, insomma, quello spazio inutilizzato un piccolo approdo per chi non ha casa, per chi non ha un letto, per chi necessita di aiuto». Da quando si è insediato alla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes, nel quartiere Acquaviva, don Antonello ha tenuto i cancelli della chiesa aperti ventiquattro ore su ventiquattro. «La chiesa è la casa di Dio e Dio non chiude le porte a nessuno continua don Antonello ; chi ha bisogno di un approdo deve sapere che qui non sarà mai reietto».

Sabato sera faceva freddissimo, forse una delle sere più fredde di questo inverno. C'era vento, pioggia, aria gelida. In due avevano trovato riparo davanti alla porta del Signore. «Mi sono detto ha aggiunto : la stanza è pronta, apriamo, non c'è bisogno di aspettare oltre. E così abbiamo fatto e quella notte è stata una notte calda, di ristoro per quei due uomini che soffrivano e dignitosamente tacevano». Già per anni direttore della Caritas diocesana, don Antonello è un fiume in piena, non si risparmia, non risparmia energie e risorse per accogliere l'altro. I due clochard che hanno trovato accoglienza sono stranieri, un sudamericano e un africano. Degli ultimi, di qualsiasi sesso, religione, etnia siano, don Giannotti si è sempre preso cura. «Accogliere la sorella, il fratello, accogliere chi è nel bisogno è il compito del cristiano.

Perché, come dice Matteo nel suo Vangelo: io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Sono le parole di Gesù, quelle a cui dobbiamo ispirarci, quelle che dobbiamo mettere in pratica».

Non è solo accoglienza momentanea quella che la parrocchia di Nostra Signora di Lourdes realizza. Chi non può si rivolge a don Antonello e una macchina della solidarietà e della bontà se ne prende cura: visite mediche, docce, cibo e poi l'inserimento, attraverso percorsi e canali della solidarietà, in un circuito lavorativo perché sono la dignità e l'autonomia che vanno salvaguardate prima di tutto. Si cura il corpo, si cura l'anima, si cura lo spirito. Intanto continuano a spron battuto i lavori per ultimare la mensa. Si chiamerà "Mensa dell'amicizia" e aprirà entro un mese. Sarà aperta tutti i giorni a pranzo, sette giorni su sette, per quaranta persone.

«Sentivo spiega don Antonello che è l'anima anche di questa nuova iniziativa che c'era un'esigenza. In città i luoghi dove le persone più in difficoltà possono mangiare offrono il pasto serale. Era necessario creare un approdo per il pranzo». Arrivata anche la cucina, sistemati i locali, si stanno completando le ultime procedure mentre fervono i preparativi per l'accoglienza. «A chi non ha da mangiare avremmo potuto dare un pranzo a sacco con tutto il necessario sottolinea don Antonello ma non basta un panino per vivere. La mensa si chiamerà dell'amicizia perché quello che intendiamo fare è creare relazioni, dare un luogo di incontro, di approdo, di tenerezza. È nell'abbraccio che siamo donne e uomini, nell'ascolto della parola altrui come si ascolta la parola del Signore. Stiamo lavorando per offrire anche un punto di consulenza medica. Fare, fare per loro, fare con loro. Sarà intitolata a Marco Dongu, prematuramente scomparso che della solidarietà aveva fatto una scelta di vita».

Il quartiere Acquaviva è il più popoloso della città e, dove manca lo Stato, la solidarietà supporta e si sostituisce: se è vero che la Chiesa non si può sostituire alle politiche di welfare sicuramente senza la Chiesa il dramma della povertà esploderebbe.

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