Scoperto il trust dei Casalesi:
sequestrati immobili per due milioni

Scoperto il trust dei Casalesi: sequestrati immobili per due milioni
Giovedì 28 Giugno 2018, 16:45 - Ultimo agg. 19:35
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Beni immobili per oltre due milioni di euro - 14 appartamenti e 13 terreni - sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Caserta, su ordine del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ai componenti delle famiglie di imprenditori Campomorto di Marcianise e Ferraiuolo di San Cipriano d'Aversa, attivi soprattutto nel settore edile. Indagate nove persone, tra cui i due imprenditori e sei familiari tra madri, mogli e figli, oltre al notaio casertano Giovannibattista Musto; i reati contestati sono la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e il trasferimento fraudolento di valori, realizzati dagli imprenditori ricorrendo allo strumento del Trust, istituto di origine anglossassone entrato ormai da anni nell'ordinamento giuridico italiano, attraverso il quale gli indagati avrebbero affidato solo apparentemente i propri beni alla gestione di un terzo, il cosiddetto trustee; in realtà, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere e i finanzieri della compagnia di Marcianise guidati dal capitano Davide Giangiorgi, sebbene la legge vieti al disponente di continuare a gestire o anche solo di beneficiare dei redditi prodotti dai beni ceduti, i Campomorto e i Ferraiuolo avrebbero continuato a gestire i beni, per cui il trust sarebbe servito solo ad occultare al Fisco il patrimonio, con la complicità del notaio casertano. Un'indagine complessa e all'avanguardia, la prima di questo tipo nel Casertano.

Di rilievo, dal punto di vista criminale, la figura di Alfonso Ferraiuolo, capostipite della famiglia, condannato al maxi-processo contro il clan dei Casalesi «Spartacus» per associazione mafiosa in quanto riconosciuto prestanome del capoclan Francesco Sandokan Schiavone, di cui protesse anche la latitanza; tra i beni sequestrati una grande villa a San Cipriano, del valore catastale di 300mila euro (doppio il valore di mercato), dove Sandokan passò parto della sua latitanza. L'indagine, denominata «Zante» dal nome del Trust della famiglia Campomorto, ha colpito i due nuclei, sebbene tra esse non vi siano legami, in quanto è partita da un'ispezione antiriciclaggio realizzata dai finanzieri presso l'ufficio del notaio Musto, cui si erano rivolti i due imprenditori per realizzare i Trust e sottrarre i beni al fisco; numerosi i trasferimenti immobiliari operati dai due imprenditori a favore di stretti parenti e perfezionati presso lo studio notarile. I beni, è emerso, venivano prima immessi nel Trust, e poi donati a mogli e figli, o viceversa. I Campomorto, hanno accertato gli inquirenti, avrebbero accumulato decine di cartelle esattoriali per oltre mezzo milione di euro, decidendo poi di ricorrere al trust per non pagare. I Ferraiuolo avrebbero invece investito in beni i soldi provento delle attività illecite del clan dei Casalesi.
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