Casertavecchia, San Leucio, Vaccheria:
oltre la Reggia la delusione per i turisti

Casertavecchia, San Leucio, Vaccheria: oltre la Reggia la delusione per i turisti
di Lidia Luberto
Sabato 4 Giugno 2022, 08:26 - Ultimo agg. 09:22
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Un'invasione di turisti. Dovunque. Anche a Caserta che beneficia, però, soprattutto del pienone registrato in tutte le strutture ricettive di Napoli. Il capoluogo di regione è saturo e così in tanti «ripiegano» sulla vicina città della Reggia. Ma tant'è e ben venga questo impulso, per molti versi, forse addirittura inaspettato. Il problema, però, è che Caserta non riesce a presentarsi al meglio: la sciatteria di cui ancora soffre, spesso si traduce in inadeguatezza.
E ad esserne colpiti sono proprio i luoghi di maggiore attrazione turistica, San Leucio con il suo Belvedere, la Vaccheria e Casertavecchia. Una trascuratezza colpevole e ingiustificabile che fa il paio con l'uso «improprio» e irrispettoso del territorio di molti, cittadini e visitatori compresi. Così, mentre la Reggia fa la sua parte attirando pubblico (domani, prima domenica del mese, è già sold out per i ticket d'ingresso negli appartamenti, mentre ce ne sono ancora pochissimi per il parco), gli altri poli storico-turistici del territorio offrono un'immagine che continua ad essere tutt'altro che accattivante.

A San Leucio, per accedere al Belvedere, il percorso è quello che costringe i visitatori a passare per i «sottoscala del degrado», quelle che erano le scuderie reali e che sono diventate il monumento all'incuria.

Porte abbattute, finestre divelte, buchi sulle pareti che aprono varchi da un ambiente all'altro, rifiuti di ogni genere, erba cresciuta sui pavimenti sradicati e vegetazione spontanea che «incornicia» usci, fili e tubi scoperti: è questo ciò che vedono i visitatori del Belvedere. Inutile perciò, se ancora rimangono aperti questi varchi, preparare visite, allestire narrazioni, proporre nuove idee, se poi per partecipare bisogna passare attraverso tante brutture. Meglio sarebbe chiudere il piccolo cancello di accesso al Belvedere e indirizzare i turisti per la strada che costeggia i due corpi di fabbrica delle ex case degli operai della seta: il tragitto è più lungo, ma, almeno, l'impatto è meno deprimente.

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Pochi metri più su, la Vaccheria, altro quartiere storico della città, altro degrado. «Dopo i due anni di pandemia, pensavamo che l'abitudine di venire a bivaccare qui fosse stata scardinata. Invece, è ricominciato tutto come prima. Anzi, peggio», è la testimonianza di Giovanni Marino, abitante della Vaccheria, da sempre impegnato nella valorizzazione della zona anche attraverso la realizzazione del Presepe vivente settecentesco che fu una sua creatura. «La sera c'è chi ha ripreso a fare feste per la strada con musica a palla, a cenare sui muretti lasciando bottiglie, bicchieri e cartacce. Aspettavamo l'istituzione della ztl che sarebbe stato un provvedimento efficace per disincentivare questi episodi. Ce l'avevano data per certa, al punto da frenare il proposito di alcuni compaesani di andare a vivere altrove. Invece, a tutt'oggi siamo in attesa che qualcosa si faccia».

Poi c'è, come sempre Casertavecchia, la cenerentola, difficile da raggiungere (mezzi di comunicazione pubblici, praticamente inesistenti), e difficile da far apprezzare. I mali sono sempre gli stessi, denunciati continuamente. Ma inutilmente. Eppure le storture sono sotto gli occhi di tutti. La pineta è ridotta a quattro alberi rinsecchiti e pericolanti, la piazzetta- belvedere che si apre dopo l'erta salita che attraversa la stessa pineta, accoglie i visitatori con un'area rifiuti in bellavista: quattro bidoni disturbano il panorama sottostante e danno il primo benvenuto a chi sale nel centro storico attraverso quel sentiero. Come se non bastasse, lo stesso spiazzo- belvedere, è invaso da auto parcheggiate con, accanto, senza soluzione di continuità, tavolini e sedie sistemati lì dal locale-pizzeria adiacente. Insomma, ristorante con vista sul parcheggio e sulla spazzatura. Una proposta turistica da rabbrividire.
Sciatteria è il termine che torna ancora, guardando la sosta selvaggia nella storica piazza Duomo e lungo la stradina che costeggia la stessa cattedrale e la selva di antenne, e l'erba che cresce indisturbata. Offese al buon gusto, alla storia ma anche alle opportunità di sviluppo che Casertavecchia potrebbe avere.
 

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