Collettore ex Casmez la Regione nega i fondi

Cresce lo scetticismo delle vittime delle alluvioni fognarie

Collettore ex Casmez la Regione nega i fondi
di Giuseppe Miretto
Sabato 7 Gennaio 2023, 08:45
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L'emergenza è grave ma può attendere. La Regione non finanzia il raddoppio, l'adeguamento o la messa in sicurezza del collettore ex Casmez: resta irrisolto il problema delle esondazioni fognarie sull'ex-provinciale Nola-Caserta. Non è stato finanziato, nel bilancio appena approvato, il raddoppio del collettore sottodimensionato nonostante i ricorsi al Tar, che ha rimandato le decisioni per competenza alla giunta regionale (adeguamento delle opere idrauliche), le richieste di intervento dei sindaci e le indicazioni dell'Ente idrico campano (Eic) risalenti allo scorso luglio.

Peggio: per quella che è stata definita una «emergenza ambientale, seconda per gravità e ricadute socio-economiche, solo al quella del Sele», non è stata riconosciuta la necessità di «pianificare un intervento immediato emergenziale della protezione civile» e neppure un «piano immediato di mitigazione dei rischi idraulici».

La delusione e la indignazione è grande: convocato pertanto un consiglio comunale d'urgenza e monotematico, in seduta straordinaria e pubblica, sulle «criticità legate alle esondazioni».

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E su una storia che dura da oltre un quarto di secolo, indagano in parallelo anche i Carabinieri forestali: nel mirino le immissioni, l'impatto sulle aree residenziali, rischi e i danni causati dagli allagamenti fognari. L'emergenza ambientale non si può più ignorare: su pressione dei residenti, della Procura, dell'Asl e dei Carabinieri è stato, con regolare ordinanza sindacale, imposto il «divieto di coltivare (semina e raccolta) nonché commercializzare i prodotti agricoli nelle aree invase delle esondazioni fognarie dell'ex-Casmez». Allegato al severo provvedimento anche una cartina dei terreni che sono potenzialmente bersaglio delle onde di piena.

«Eppure tutto questo denuncia Angelo Tenneriello, uno dei consiglieri richiedenti la seduta straordinaria unitamente al gruppo di Fratelli d'Italia- non è bastato per smuovere la pigrizia istituzionale e avviare l'inserimento, nel documento di economia e finanza (Def), l'atto di indirizzo per reperire fondi per la progettazione e l'ipotesi di raddoppio delle condutture sottodimensionate».
Cresce la rabbia e pure la rassegnazione. È partita la mobilitazione contro 20 anni di denunce inutili, interrogazioni parlamentari e nel consiglio regionale senza esito, segnalazioni alla Procura della Repubblica. Ce n'è per tutti. «Al cospetto di un fallimento amministrativo globale conclude Tenneriello - è giunto il tempo delle responsabilità: è indegno di un Paese civile che le acque nere dei comuni (da Arpaia fino a Santa Maria a Vico) siano sversate sui terreni tra Maddaloni e Acerra». Si lavora ad un atto di denuncia ma anche un ordine del giorno del civico consesso che chiederà misure straordinarie certe e vincolanti. Per risolvere il problema serve un investimento di oltre 20 milioni di euro.

Ma cresce lo scetticismo delle vittime delle alluvioni fognarie. «In 25 anni Fabrizio Crisci, presidente del comitato Abc- ne abbiamo viste di tutti i colori: promesse, progetti, mobilitazioni di parlamentari. Nulla è cambiato. Anche questa azione istituzionali rischia di allungare la lunga lista delle iniziative prive di efficacia. Questa vicenda, che meriterebbe una ribalta nazionale, mette a nudo tutta la mancanza di credibilità delle istituzioni. Non ultimo, per riconoscere la sedimentazione di sabbie contaminate lasciate dalle ondate di piena, abbiamo combattuto dieci anni. Oggi, irrita di più il rifiuto della manutenzione delle condotte che potrebbe almeno mitigare i rischi».

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