Coronavirus, retromarcia sul Melorio:
stop al reparto speciale a Santa Maria

Coronavirus, retromarcia sul Melorio: stop al reparto speciale a Santa Maria
di Ornella Mincione
Domenica 5 Aprile 2020, 13:00
3 Minuti di Lettura
Revocata la possibilità di convertire l'ospedale di Santa Maria Capua Vetere, o meglio il suo reparto di Medicina, in ospedale Covid. La notizia, immediatamente successiva a quella di due giorni fa, secondo la quale il Melorio poteva rientrare nella rete Covid, è confermata dal direttore generale dell'Asl di Caserta Ferdinando Russo che dichiara: «Visto l'andamento dei casi nella nostra provincia abbiamo ritenuto necessario rivalutare la nostra organizzazione per l'assistenza Covid, con la speranza di non dover attivare altre strutture. Lunedì (domani, ndr) incontrerò l'unità di crisi aziendale e faremo le dovute valutazioni».

Costante, infatti, il trend dei casi positivi emersi dai nuovi tamponi: in tutta la provincia 15 in più, che fanno salire il numero dei contagiati a 279. Fermo quello dei decessi, vale a dire 24 su tutto il territorio, mentre sembrano aumentare quelli dei guariti, perché oltre ai 32 registrati, ieri nel pomeriggio erano in dimissione dall'ospedale Covid di Maddaloni altre quattro persone. Gli altri numeri sono quelli dei pazienti in quarantena obbligatoria, 390, e quelli in autoisolamento, 2.486 (un dato che raccoglie tutti quelli delle ultime due settimane). Ad oggi, il totale dei tamponi processati è di 3.239 in tutta la provincia dall'inizio dell'emergenza.

Mentre verrà vagliata l'ipotesi della reale conversione dell'ospedale Melorio a ospedale Covid per il reparto di Medicina, domani verrà aperto il secondo reparto dell'ospedale Covid di Maddaloni con quei medici reclutati nel giro di poche ore dalla direzione strategica, in modo da garantire l'assistenza anche per quei 22 letti in più messi a disposizione dei pazienti con il Coronavirus.
 

In tema di ospedali, però, si torna a parlare dalla possibile riapertura di ospedali non attivi come quello di Roccaromana. Già alcuni politici nelle settimane scorse parlarono dell'ospedale di Capua, come il consigliere regionale Gianpiero Zinzi. Ora a scrivere a tutte le istituzioni nazionali e al governatore De Luca è il primo cittadino di Roccaromana Nicola Pelosi in una lettera stilata a quattro mani con gli altri sindaci dell'area circostante, in cui chiede la riattivazione di quell'ospedale della piccola cittadina. Sono anni che quel nosocomio non è più operativo a causa dei diversi piani di dimensionamento approvati e deliberati dei diversi atti aziendali dell'Asl.

Ovviamente la proposta del sindaco Pelosi e dei sindaci vicini si muove a partire dal fatto che quella fascia di territorio potrebbe essere servita meglio come assistenza sanitaria stando un presidio sul posto, oltre al fatto che i posti letto potrebbero sopperire una possibile carenza in tutta la provincia. Intanto, si attende ancora l'avvio dei lavori dell'ospedale modulare annunciato dal governatore De Luca e che dovrebbe essere allestito nell'area adiacente all'ospedale provinciale Sant'Anna e San Sebastiano. Sembrerebbe che domani potrebbero conciare i lavori di costruzione.

Dal canto suo, il rappresentante sindacale degli interinali dell'azienda ospedaliera ha inviato una lettera al ministro Speranza e al presidente del Consiglio dei ministri Conte. Nella missiva la rappresentante aziendale Cisl Rosa Della Ventura denuncia la situazione dei 200 operatori, misti tra infermieri e Oss, che si trovano con un servizio alle spalle di diversi anni (anche oltre i dieci) ma a un passo dalla sospensione del contratto, sebbene abbiano chiesto da quasi un anno a questa parte l'attivazione di concorsi o iter per la stabilizzazione.

«Il mio appello - scrive la sindacalista - va a lei e al ministro Speranza affinché questa emergenza possa essere anche l'occasione tra tanto dolore per valorizzare professionalità dimenticate, fornendo indicazioni diverse alle Regioni e far sì che i nostri anni di lavoro siano riconosciuti. Abbiamo diritto anche noi, dopo decenni, di avere una sicurezza lavorativa. Credo ancora nello Stato e voglio credere farete il bene di tutti noi, lavoratori invisibili, ma che ogni giorno nel rispetto del ruolo e in silenzio sono lì nelle corsie».

Questi operatori lavorano ancora presso l'azienda e continuano a farlo grazie ad alcune proroghe del proprio contratto richieste dalla direzione aziendale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA