Il business delle mascherine cinesi con marchio falso, scatta il maxisequestro

Il business delle mascherine cinesi con marchio falso, scatta il maxisequestro
Lunedì 25 Maggio 2020, 11:07 - Ultimo agg. 11:42
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Continua l’attività di contrasto alla commercializzazione illecita di dispositivi di protezione individuali importati prevalentemente dalla Cina, privi di idonee certificazioni circa la sicurezza e affidabilità del prodotto e riportanti falsamente il marchio Ce. Partendo dai controlli nei confronti di alcuni punti vendita al dettaglio, i militari delle Compagnie di Caserta e Marcianise sono passati ad ispezionare i grossisti che avevano rifornito quei negozi per poi presentarsi, risalendo nella filiera distributiva, agli importatori che hanno avuto i contatti diretti con i produttori/intermediari cinesi.

Numerosi imprenditori operanti nei più disparati settori commerciali, soprattutto nell’area napoletana hanno fiutato l’affare e si sono cimentati nell’importazione di questi articoli, senza preoccuparsi della qualità e della certificazione di sicurezza che accompagna la merce, con il solo fine di lucrare il più possibile nel momento di maggiore domanda del mercato, dovuta anche alla riapertura degli esercizi commerciali e delle imprese produttive che devono approvvigionarsi di questa specifica categoria di dispositivi di sicurezza per proteggere i propri dipendenti e rispettare gli accordi stipulati a livello centrale per la sicurezza nei luoghi di lavoro durante l’emergenza sanitaria.


In 8 accessi ispettivi, infatti, le Fiamme Gialle hanno sequestrato complessivamente più di 1,2 milioni di mascherine per la quasi totalità classificate FFP2 / KN95, ma anche 64.000 mascherine FFP3, tutte risultate prive di idonea certificazione e con marchio Ce contraffatto in quanto accompagnate da certificati qualitativi rilasciati da enti non accreditati, ovvero relativi ad altri prodotti o, ancora, completamente falsificati.

In particolare la Compagnia di Marcianise ha individuato e sottoposto a sequestro quasi 900mila mascherine facciali con marchio Ce falso partendo dallo sviluppo delle risultanze di un primo controllo eseguito nei confronti di una società per azioni operante come grossista di articoli da ferramenta con sede operativa in San Marco Evangelista. Presso il magazzino della società sono stati, infatti, rinvenuti numerosi pacchi contenenti complessivamente oltre 132.500 mascherine facciali di provenienza cinese con il marchio certificativo “CE”, che dovrebbe rappresentare il lasciapassare di sicurezza per la vendita di prodotti fabbricati fuori dall’Unione Europea, apposto sulla base di un “Certificate of Compliance” rilasciato da un soggetto non abilitato alla certificazione comunitaria. La documentazione esibita era del tutto similare a quella già presente sui siti dell’ente ufficiale nazionale di accreditamento in un apposito “warning” per prevenire la diffusione di tali sistemi di frode e dopo pochi giorni oggetto anche di uno specifico servizio giornalistico di una notissima trasmissione televisiva.

La falsa marcatura CE ingenerava nei clienti l’ingannevole convinzione di utilizzare presidi capaci di filtrare con efficacia eventuali agenti patogeni e di garantire, di conseguenza, una maggiore protezione dal rischio di contagio rispetto alle ordinarie mascherine non certificate, giustificando così anche il prezzo maggiorato di questi prodotti.  Il commerciante non si era preoccupato neanche di verificare se la merce fosse stata importata con la procedura “in deroga” prevista dalla normativa emergenziale, che prevede la possibilità di importare o produrre tali dispositivi di protezione in assenza della ordinaria certificazione comunitaria (marchio CE), ma solo se si ottiene l’autorizzazione dell’Istituto Superiore di Sanità (per le mascherine chirurgiche) o dell’INAIL (per i dispositivi di protezione individuale che vengono destinati ad uso professionale per la protezione dei lavoratori).



In realtà il grossista ispezionato, peraltro operante nello specifico settore dei dispositivi di sicurezza per i lavoratori e quindi sicuramente a conoscenza degli obblighi normativi che vincolano la produzione e la distribuzione di questa tipologia di prodotti, ha volontariamente acquistato tali prodotti su un mercato parallelo e incontrollato per eludere le limitazioni normative vigenti e assicurarsi una ingente fornitura di merce da collocare subito sul mercato. Ulteriore conferma della spregiudicata politica di accaparramento delle mascherine si ricavava dal fatto che pur essendo un operatore professionale del settore con unità locali anche in altre regioni d’Italia, il grossista aveva acquistato la partita di merce da un importatore improvvisato che opera nel campo dei bed and breakfast e nella produzione di abbigliamento con magazzino a Palma Campania.
 

L’immediata estensione dei controlli presso l’importatore, ha quindi permesso di rinvenire oltre 556.000 mascherine acquistate per lo più da una società con sede in Ungheria, ma provenienti direttamente dalla Cina, tutte aventi le medesime caratteristiche di quelle già sequestrate nell’ingrosso di ferramenta, ovvero accompagnate da un certificato di qualità con l’apposizione di un marchio “CE” contraffatto.
Sono state, dunque, eseguite diverse perquisizioni nelle province di Napoli, Roma e Modena presso diversi acquirenti finali delle mascherine già distribuite al dettaglio. Sono state, inoltre, intercettate presso un corriere espresso di Arzano (NA) altre due spedizioni di mascherine analoghe provenienti direttamente dalla Cina e destinate al mercato nazionale.
 
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