Cosentino e i suoi fratelli: la cantina
di vini richiama Carolina Bonaparte

Cosentino e i suoi fratelli: la cantina di vini richiama Carolina Bonaparte
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 12 Aprile 2022, 09:21 - Ultimo agg. 09:42
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Ricomincia dal vino. Lontano dalla politica, più vicino alla terra, quella dei suoi nonni, del vino Asprinio. È Nicola Cosentino. Questa è la storia sua e dei suoi fratelli che producono vino nella cantina con il nome che richiama quello di Carolina Bonaparte, ultima sorella di Napoleone e moglie di Gioacchino Murat, reggente nei primi anni dell'Ottocento del trono di Napoli. Inutile chiedere dove: a Casal di Principe, terra di riscatto capace di scrollarsi di dosso gli ultimi pregiudizi con la forza venuta dal basso. Dalla terra, appunto. «Sì, ma è soprattutto un'opera dei miei fratelli, non mia in via esclusiva. Anzi, preferirei non si parlasse di me», spiega.

Sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi, quattro volte eletto alla Camera, sotto processo in attesa della Cassazione, l'ex politico Cosentino dimentica le corse nel parco della Reggia di Caserta e si reinventa ripartendo dalla sua campagna. Qui a Casale lo conoscono i contadini e gli imprenditori, lavorano con lui, lo affiancano quando zappa. Tutto è normale. Qui lavorano anche i fratelli, usciti vincitori da una sentenza di assoluzione «partorita» dopo un'inchiesta che ha portato, però, allo sfacelo della loro precedente attività: l'Aversana petroli. Commercio di carburanti che la procura Antimafia aveva adocchiato.

Ma l'inchiesta si è sgonfiata in corte di Appello e si è risolta con una bolla di sapone. La storia giudiziaria italiana ha pochi episodi così paradossali e atroci nei confronti degli imputati: l'accusatore che diede il via all'inchiesta ora è sotto processo per aver raccontato presunte falsità ai magistrati. I fantasmi del passato da fugare sono tanti.

E così, si ricomincia da zero. Ma anche no. Si allaccia il filo delle generazioni. Non c'è stato nemmeno bisogno che partisse un ordine; i fratelli Cosentino si sono riuniti attorno a un tavolo e si sono detti: facciamo rivivere la campagna. E i frutti, le viti, si vedono. La vita? Pure. «Il nostro vigneto ha più di un secolo - dicono Nicola Cosentino e il fratello Antonio di Cantine Bonaparte - abbiamo ripreso una tradizione che va avanti dall'età del nostro bisnonno e ancora oggi la raccolta avviene a mano, secondo i metodi tradizionali. I vendemmiatori si arrampicano in altezza su scale larghe 18 centimetri e lunghe fino a 18 metri».

E così, l'Asprinio ad Alberata Doc dei Cosentino si presenta oggi, insieme a un libro, al Vinitaly di Verona. Il libro si chiama proprio «Asprinio d'Aversa. Racconto di un matrimonio felix di 3000 anni fa» di Michele Scognamiglio con prefazioni di Peppe Vessicchio e Antonio Medici, edito da Cuzzolin. Sarà presentato nel salone internazionale dei vini e dei distillati.

«Grazie a un coltivato desiderio di conoscenza sostenuto da una solida formazione scientifica scrive Vessicchio l'autore del libro ha riunito in questo volume citazioni documentali sagacemente storicizzate, interessanti riflessioni antropologiche e raffinati concetti di interazione biologica. Una visione rapida, utilmente schematica e intelligentemente ramificata, proprio come i tralci dell'Asprinio nel loro funzionale e secolare abbraccio matrimoniale al pioppo. Per chi vuole orientarsi nel mitico mondo dell'alberata aversana questa sorta di mappa impostata su più linguaggi plurivocamente intrecciati può essere di estremo aiuto».

E l'alberata di Asprinio di Casal di Principe di Nicola Cosentino e fratelli è un vitigno intrecciato agli altri tronchi: quelli dei pioppi principalmente, olmi pure e arriva anche a venti metri di altezza. Ciò che viene fuori è un vino bianco molto apprezzato da chi ne capisce. Ma la raccolta non è facile, ecco perchè per anni, senza le lunghissime scale, ma con i muletti, molti contadini hanno desistito. «Ne sono morti di contadini», spiega un anziano del posto. La vendemmia dell'Asprinio è infatti per gli eroi perché prevede arrampicate pericolose su scale lunghe e strette. Il futuro è della campagna, altro che stravaganze in Parlamento.
 

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